Capitolo quarantatré: troppo in fretta

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"Isn't it lovely, all alone?
Heart made of glass, my mind of stone
Tear me to pieces, skin to bone
Hello, welcome home"
- canzone: Lovely di Billie Eilish e Khalid

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Stava succedendo tutto troppo in fretta.
Un minuto prima tutto andava bene, gli invitati ballavano felici, mentre il minuto dopo il caos più totale, urla e panico mentre i Mangiamorte distruggevano il tendone.

Ophelia si separò dai gemelli per schivare un incantesimo. Aveva il respiro affannato e non riusciva a smettere di tremare.
Si guardò disperatamente intorno, sperando di trovare qualcuno con cui andarsene, qualcuno che potesse aiutarla.
Ma non aveva nessuno.
Perché suo padre non era venuto con lei, Fred e George erano spariti, Luna se n'era andata con suo padre e aveva appena visto il Golden Trio smaterializzarsi, chissà dove.
Ophelia era sola.
Certo, sarebbe potuta andare dai signori Weasley, ma non li conosceva abbastanza bene. O forse avrebbe potuto cercare Tonks. Smise di farsi troppi pensieri e cominciò a sorpassare tutta la confusione, cercando di arrivare a Nymphadora, finchè non sentì una mano toccarle la schiena ed emise un grido: la sua vista si fece annebbiata, sentiva il suo corpo cominciare a contorcersi. Poi diventò tutto nero. Si sentiva come se venisse trascinata in tutte le direzioni, aveva il cuore nelle orecchie. Cercò di urlare ma non ci riuscì.
Poi si fermò tutto improvvisamente.

Le orecchie di Ophelia fischiarono mentre cercava di riprendere fiato. La sua testa iniziò a vorticare in tutte le direzioni, cercando di capire dove fosse.
Si trovava in una stanza grande e buia, persone che non aveva mai visto la colmavano, anche se controllando meglio vide una persona stranamente familiare, Garrick Ollivander.
L'uomo che le aveva venduto una bacchetta sei anni prima era accasciato lì affianco a lei, ma era diverso, più vecchio, ferito e spento. Era sorvegliato da qualcuno che indossava un mantello scuro... 'aspetta'.
Una mano fredda e ruvida le premette la nuca. Spalancò gli occhi sentendo il crepitio estremamente forte di una risata agghiacciante.
"È ancora più bella di come l'avevi descritta, Draco".
Bellatrix entrò nel suo campo visivo, avvicinandosi un po' troppo a lei.
Ophelia si sentì il cuore fuori dal petto. Cercò di guardarsi intorno, ma chiunque la stesse trattenendo lo impedì.
Spostò gli occhi di lato e tutto ciò che vide fu solo una ciocca bionda. Era tutto ciò di cui aveva bisogno. Sapeva dove si trovava.
"Riporta Ollivander nelle segrete, lascia qui la Mezzosangue" Bellatrix fece cenno all'uomo che teneva in pugno il vecchio, prima di riportare la sua attenzione su Ophelia.
"Perché sono qui?" cercò di apparire coraggiosa, come se non fosse terrorizzata. La mano del Mangiamorte che la teneva le fece più pressione sul collo.
Bellatrix le fece un ghigno perverso: "Sei un'amica di Potter, vero?"
"Io..."
"Rispondi, sì o no" Bellatrix si fermò proprio di fronte a lei.
"Sì" borbottò sottovoce.
"Adorabile" Bellatrix crepitò. "Avery, lasciala andare".
Ophelia sgranò gli occhi: 'Avery?'
Sentì la mano fredda mollare la presa. Poco prima che Bellatrix la prendesse, incrociò lo sguardo con Draco, che però lo distolse immediatamente. Come se si vergognasse. Come se volesse gridare ai Mangiamorte di fermarsi, ma non poteva. Aveva paura.
"Ora, non essere timida" Bellatrix la spinse aggressivamente al centro della stanza. "Penso che le presentazioni siano appropriate, non credi?"
"Io..."
"Questa" iniziò Bellatrix, guardandosi intorno alla stanza e stringendo forte il suo braccio, "è Ophelia Woodlock". Fragorose risate riempirono la stanza. "Questa sporca Mezzosangue ha inviato una lettera a questo indirizzo poche settimane fa".
Rivolse la sua attenzione a Ophelia: "So che sei amica di Potter. Dimmi dove sono lui e i suoi piccoli amici".
Ophelia deglutì: "Io non lo so".
Stava succedendo tutto troppo in fretta.
Venne spinta contro il pavimento duro, Bellatrix sopra di lei. Le venivano formulate domande di cui non conosceva la risposta, così veniva torturata.

Draco era in piedi accanto a sua madre. Guardava altrove, non riusciva sopportarlo. La sua ragazza, il suo tutto, veniva torturata davanti a lui. E gli sembrava fosse colpa sua.
Bellatrix continuava a torturarla, domanda dopo domanda. Ophelia si sentiva senza speranza, riusciva a malapena a sentire ciò che Bellatrix le chiedeva a causa delle sue stesse grida di dolore e paura.
Sentì delle lacrime roventi rigarle le guance: "Non so nulla, mi dispiace" piagnucolò mentre fissava Bellatrix.
"Debole" le sputò addosso. "Avery portala nei sotterranei con gli altri. Scenderò più tardi" ordinò con tono annoiato.

Il respiro di Ophelia si bloccò mentre l'uomo alto le si avvicinava. Le afferrò aggressivamente il braccio, tirandola con forza su dal pavimento. Emise un singhiozzo secco mentre Avery cominciò a trascinarla fuori dalla stanza.

-

Il pavimento era umido e freddo. La schiena di Ophelia era premuta contro il muro in pietra, le ginocchia strette al petto. Il suo vestito rosso, una volta pulito e ordinato, era sporco e coperto di polvere; la lente destra degli occhiali aveva una crepa al centro, probabilmente per colpa di Bellatrix, così come i lividi e le ferite che aveva nello stomaco. Non avrebbe mai pensato di dirlo, ma voleva tornare a casa.
I sotterranei non erano una vera e propria prigione. Era uno spazio aperto con una scarsa illuminazione, il pavimento era in pietra grigia e l'unica via di fuga era l'ingresso che conduceva a delle scale che portavano ai corridoi principali. Purtroppo era chiusa a chiave e anche sorvegliata da qualcuno.
Erano passate almeno 2 ore da quando era stata catturata. Stava morendo di fame e aveva un forte mal di testa.
Chiuse delicatamente gli occhi, facendo respiri profondi. Inspira ed espira, inspira ed espira...

Sussultò al suono dello stridere della porta che si apriva.
"Ophelia?" Una voce sommessa chiamò il suo nome, facendole aprire gli occhi. "Ophelia?" ripeté la voce. Improvvisamente apparve una testa bionda.
Inclinò leggermente la testa, un debole sorriso le apparve sul viso.
Draco si inginocchiò davanti a lei: "Ehi" sussurrò, mettendole le mani sulle ginocchia, "credevo di averti detto di non scrivermi?" La sua voce era appena sopra un bisbiglio.
"Lo so ma mi sei mancato così tanto..." le si formò un nodo in gola vedendo i suoi occhi arrossati. "Ma hai pianto?" La sua voce era rauca.
Draco si schiarì la gola: "No" mentì. "Ti tirerò fuori di qui" le mise una mano sulla guancia. "Troverò il modo".

Lei annuì, sciogliendosi nel suo tocco. "Come sei arrivato quaggiù?" gli chiese dolcemente.

"Ho mentito alla guardia dicendo che Bellatrix voleva che controllassi tutti i prigionieri".
Rise leggermente, anche se i suoi occhi diventarono lucidi: "Je t'aime".
Draco sorrise: "Je t'aime". Osservò il suo vestito strappato: "Stai molto bene... Non pensavo che saresti andata al matrimonio del Weasley".
Strinse le spalle: "Avevo bisogno di uscire di casa... Ma non avrei chiaramente dovuto".
"Direi di no" Draco sorrise mantenendo lo sguardo sul suo viso.
"Ma adesso sanno di noi?"
"Ho mentito e gli ho detto che eri ossessionata da me e che mi scrivevi sempre delle lettere". Uno sguardo compiaciuto gli apparve sul viso.
Lo schernì e gli diede un colpo sul petto: "Un po' rude".
"Era l'opzione più sicura".
Rimasero in silenzio per un momento, guardandosi negli occhi: "Mi dispiace" sussurrò Ophelia, "non c'ero con la testa".
Draco scosse la testa: "Ormai quel che è fatto è fatto. Ciò che conta ora è farti uscire di qui".
Lei annuì mentre lui le sistemava una ciocca dietro l'orecchio.
"Devo tornare di sopra" borbottò seccato. La guardò per un momento prima di schioccarle un bacio sulle labbra. "Merlino, quanto mi è mancato tutto questo" borbottò contro le sue labbra prima di allontanarsi. Sorrise dolcemente e Draco si alzò.
"Ti amo" sussurrò allontanandosi.
Lasciò di nuovo Ophelia con i suoi pensieri, mentre richiudeva gli occhi.

Stava succedendo tutto troppo in fretta. 

yellow - D.M - 𝒕𝒓𝒂𝒅𝒖𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora