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Hazzie: scrivimi quando sei sveglio, piccolo

Zay: ti giuro, Lou. Mi dispiace tantissimo, non sapevo neanche che venisse
Zay: giuro che lo ammazzo quel coglione

Louis si stropicciò gli occhi e fece cadere il telefono sul materasso. Aveva completamente rimosso l'accaduto del giorno prima.
Sbuffò spostandosi la frangia scompigliata da innanzi gli occhi.
Sentì bussare la porta e istanti dopo sua madre fece capolino. «Come stai, Boo?» chiese con tono preoccupato.
Il ragazzo annuì assonnato. Johannah si addentrò nella stanza. Si mise seduta sul letto vicino al figlio e gli porse una tazza di tè.
«Grazie.» sussurrò.
«Harry ti ha portato a casa, mi ha spiegato la situazione.» lo informò. Louis non alzò gli occhi dalla tazza, quindi la donna «Mi dispiace per quello che è successo, Lou. E voglio che tu sabbia che se vuoi parlare puoi farlo con me, o con Harry.» continuò.
«Lo so. Grazie, mamma.» Johannah allungò le braccia verso il figlio accogliendolo in un dolce abbraccio. «Sai, Harry era davvero preoccupato ieri sera. Quasi voleva dormire sul divano per assicurarsi che tu stessi bene. Dovresti chiamarlo.»
Louis annuì nuovamente guardando il telefono, prima o poi gli avrebbe scritto per ringraziarlo.
Sua madre lo strinse più forte per un secondo e gli lasciò un delicato bacio sulla testa prima di andare chiamata dalle gemelline.
Il ragazzo allora prese il cellulare e rispose prima a Zayn, poi decise di chiamare Harry.
«Buongiorno, Lou.» il riccio non ci mise più di uno squillo per rispondere, aveva la voce roca e assonnata
«Buongiorno, Hazzie. Ti ho svegliato?» domandò.
«Vorrei svegliarmi e sentire come prima cosa la tua voce tutti i giorni.» confessò Harry, io che fece arrossire un po' il più piccolo.
«Come stai, tutto bene? Ero tanto preoccupato per te ieri.»
«Si, Harry. Scusami per averti fatto preoccupare.» disse con voce sottile.
Sentì un fruscio di coperte e Harry che si alzava, «Lou, non ti devi scusare per quello che ti è successo ieri. La colpa è tutta di quel cazzone.» respirò forte, «Quando ti ho portato a casa ti sei ammutolito, non riuscivo neanche a immaginare cosa ti stesse passando per la testa. Forse sarei io a doverti chiedere scusa, non ti ho protetto come avrei voluto.»
«È ok, Haz. Non sono un bambino, puoi lasciarmi solo.» Louis ridacchiò. «Sono preoccupato per il rientro di domani, tutti sicuramente mi guarderanno.»
«Tutti ti guardano sempre, sei bellissimo.»
Louis arrossì, per fortuna Harry non lo poteva vedere. Ancora non era abituato a ricevere complimenti, soprattutto da un ragazzo così bello. Certe volte si sentiva davvero una ragazzina di dodici anni a che fare con la prima cotta.
«Lou? Ci sei?» non si era accorto che era rimasto in silenzio per qualche secondo.
«Haz, vieni da me?» domandò timidamente.
Harry sorrise come un bambino, «Arrivo.»

Anthos // l.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora