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I tre ragazzi erano stati portati in infermeria e poi direttamente dal preside. Il principale Dixon non era un uomo che tollerava certi comportamenti, non nella sua scuola.
In ogni caso, Louis non era per niente coinvolto, solo che lui era stato il motivo della piccola rissa degli altri due ragazzi.
Erano stati convocati i genitori- tranne quelli del più piccolo- e Harry si era beccato una bella strigliata sia da Anne, sua madre, sia da Robin, il suo patrigno, sia da Desmond, suo padre che lo aveva sgridato per telefono.  Dixon aveva punito entrambi i ragazzi con due ore di detenzione a scuola per una settimana intera.
Louis si alzò di scatto quando li vide uscire dall'ufficio del preside.
«E ricordate, ragazzi, tutto si può risolvere senza usare le mani.» li biasimò ancora una volta l'uomo.
«Quello stronzo si vuole scopare il mio ragazzo, ho tutto il diritto di fargli imparare la lezione!» protestò Harry- ma aspettate, aveva appena definì Louis come il suo ragazzo? Era il ragazzo di Harry?
Arrossì e vide un sorriso tenue sulle labbra della madre del suo ragazzo. Era così bello dirlo.
«Quello non è il tuo ragazzo, è solo un'altra troia che ti vuoi scopare, sai che quando avrai giocato un po' con lui lo lascerai a tutti gli altri ragazzi che vogliono farselo. Puttana quale è, non mi stupirei se fosse già andato con mezza Londra.» ribatté a tono il ragazzo che avevano scoperto chiamarsi Tyler Adams.
«Non ti bastano tutti i pugni che ti ho dato? Ne vuoi ancora?» Harry si sporse per iniziare a picchiarlo ancora, ma fu fermato dalle braccia robuste di Robin.
«Signori, mi costringete ad allungare la vostra punizione. Ancora una parola e le settimane diventeranno due.» richiamò l'attenzione Dixon prima di andarsene. Gli Adams scortarono via il figlio, ma questo tenne lo sguardo puntato in quello del riccio fino a quando svoltarono l'angolo.
Il capitano era furente, voleva spaccare la faccia a quel tipo ed era quasi tentato a raggiungerlo per tirargli ancora qualche pugno se non fosse stato per le braccia di Robin che lo tenevano fermo.
«Harold Edward Styles,» lo chiamò la madre, «questi comportamenti non son ben accetti nella nostra famiglia. Non so cosa ti sia saltato in mente e non lo voglio nemmeno sapere, ma non lo devi fare mai più. Mi hai capito bene?»
«Sì, mamma, scusami.» disse non così pentito il figlio.
«Comunque non uscirai per tre settimane e dirò al tuo allenatore che salterai qualche allenamento.» continuò la madre.
«Mamma, abbiamo la fine della stagione sarà fra qualche mese, non posso permettermi di saltare allenamenti inutilmente!» la scongiurò Harry.
«Dovevi pensarci prima, signorino. Ora è troppo tardi.» rispose Anne irremovibile.
«Tesoro, è la prima volta che fa un casino, è sempre stato un bravo ragazzo. Non c'è bisogno di essere così severi, lascialo andare ad allenamento.» gli consigliò Robin guardandola negli occhi.
«Ha sbagliato e la deve pagare.»
«È la prima volta, non uscire di casa per un paio di settimane sarà abbastanza, ricorda che ha anche una detenzione qui a scuola...»
Anne guardò il marito e sospirò, «E va bene, avete vinto. Ma le tre settimane senza uscire rimangono.»
Il riccio la guardò riconoscente scusandosi ancora una volta per il suo comportamento scorretto, anche se non aveva rimpianti.
Si rivolse poi a Louis, «Piccolo, tu stai bene?» chiese al ragazzo, il quale aveva assistito a tutta la scena senza dire una parola. Pensò che Anne era proprio come sua madre, uguale identica.
«Ehm... si, grazie...» disse arrossendo.
«Oh, non mi sono presentata, sono Anne, la mamma di questo teppistello.» stinse la mano del più piccolo.
«Io sono Louis...» mormorò il ragazzo.
«Louis? Quel Louis?» chiese ad Harry, il quale annuì sorridendo.
«Oh, sei anche più tenero e bello di quanto Harry dica, lui continua a parlare di te, quando attacca non smette più. Abbracciami, tesoro.»
E così un Louis rosso in viso fu risucchiato in un abbraccio materno da Anne.
«Mi dispiace di averti conosciuto in queste circostanze, vieni a cena da noi qualche volta!»

Anthos // l.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora