•25•

632 21 1
                                    

Era il lunedì mattina dopo il primo bacio che si erano scambiati. Dico primo perché dopo di quello ce ne furono molti altri. Quel giovedì sera lo avevano passato a baciarsi, tanto che quasi le loro labbra dolevano. Ad un certo punto Louis, però, dovette fare ritorno a casa, inutile dire che rimasero sul ciglio della porta stretti in un caldo abbraccio muovendo le labbra su quelle dell'altro. Harry non riusciva a smettere di sorridere, Louis non riusciva a smettere di arrossire.
Purtroppo per loro, si dovettero assolutamente lasciare andare quando Jay chiamò il figlio per la settima volta.
Quando il più piccolo entrò in casa non si prese neanche una sgridata dalla madre, Johannah non aveva neanche fatto in tempo ad aprire bocca che vide suo figlio con un sguardo più luminoso degli altri giorni, quasi innamorato, e allora aveva capito.
Lo aveva abbracciato stretto prima che Louis avesse potuto mettersi a saltellare in giro per casa- anche lei avrebbe voluto farlo.
Venerdì si erano comportati in un modo strano, per i gusti di Zayn e Liam- Niall li trovava semplicemente carini, ed era felice che scopassero-,  ma nessuno disse niente. Sabato iniziarono già a voler dire ai propri amici che ora stavano insieme, problema: loro non stavano ancora insieme. Domenica era passata fra messaggini dolci e schifosamente diabetici, a detta di Lottie, quali "mi mancano le tue labbra", "in questo momento desidero solo abbracciarti", "orsacchiotto, ci vediamo domani", "buonanotte, piccolo".
Ma eccoci a lunedì mattina.

Harry aveva una voglia matta di baciare Louis, non riusciva più a respirare. Doveva assolutamente baciarlo. Purtroppo il liscio declinò la sua richiesta di passarlo a prendere per andare a scuola, quindi ora si ritrovava a tamburellare le dita sul volante aspettando che il semaforo diventasse verde.
Passò un minuto che sembro non finire più, sgommò verso la sua scuola ed entrò nel parcheggio scrutando ogni volto. Louis non era ancora arrivato e la campanella stava per suonare segnando l'inizio delle lezioni. Si avvicinò ai tre amici e non li salutò nemmeno prima di mettersi seduto sul muretto davanti a loro.
«Louis?» chiese ai ragazzi.
Zayn lo guardò male, sebbene fossero passate due settimane era ancora infastidito dalla presenza di Harry vicino a Louis. Quel ragazzo si meritava molto di più di Harry, ne era sicuro. Nonostante ciò, «Oggi arriva in ritardo.» lo informò con freddezza. Il riccio si accorse del restio che il suo amico provava sei suoi confronti da ormai un paio di settimane, quindi «Amico, che succede?» diede voce alle sue perplessità.
«Niente, amico.» Zayn rispose con un tono duro e antipatico.
«Zay, lo sai che con noi puoi parlare di tutto.» intervenì allora Liam.
«C'è che Harry sta sempre a cercare Louis solo quando gli fa comodo, andata via Taylor usi Louis? Vuoi scoparlo, è questo che vuoi fare? Trovati un altro, Styles.» sputò fuori.
«Cosa ti fa pensare questo?» chiese ferito il riccio, sembrava ritornato quel ragazzino sedicenne tutto riccioli e fossette che aveva una gran paura del giudizio della gente, con il tempo aveva imparato a non far caso a quello che la gente pensasse di lui, ma il pensiero dei suoi amici contava ancora tanto.
«Il fatto che per il suo compleanno ti voleva lo stesso anche se tu eri incazzato inutilmente, e mi piacerebbe molto sapere perché ti sei comportato in quel modo quando lui non ti ha fatto niente. Il fatto che il ventiquattro non gli hai fatto gli auguri e lui non ha aperto bocca. Il fatto che a capodanno stava piangendo abbracciato a me mentre tu ti scopavi Taylor. Questo me lo fa pensare.» si sfogò.
La campanella suonò, la massa di studenti si spostò all'interno della scuola mentre Zayn e Harry combattevano con gli occhi. Vinse il moro, il riccio aveva un cuore troppo debole per non abbassare lo sguardo sentendo il peso del giudizio.
Aveva fatto piangere la dolce creatura quale era Louis, si meritava quello che stava sentendo.
Anche Zayn se ne andò lasciando Harry solo.

Hazzie: dobbiamo parlare
Hazzie: vieni in bagno
Hazzie: quello del secondo piano

Era quasi ricreazione quando arrivarono quei messaggi a Louis. Pensò subito che il riccio volesse rompere con lui, ma neanche stavano insieme, come avrebbe potuto lasciarlo? Allora era quello che voleva dirgli, "scusa, ma non voglio andare avanti". Doveva prepararsi a questo, doveva cercare di non piangere in classe, o davanti a Harry.
Appena la campanella suonò, Louis scattò fuori dalla classe e corse su per le scale. Il bagno era in fondo al corridoio, un corridoio pieno di persone che scherzavano e ridevano fra loro mentre lui stava andando in contro la depressione. Camminò velocemente provando a non dare troppo nell'occhio e raggiunse la porta del bagno maschile. Mise una mano sulla maniglia e la abbassò quando un ragazzo lo prese per i fianchi e lo sbattette contro alla superficie fredda e liscia del muro.
«Hey bellezza.» sorrise il ragazzo. Era alto, qualche centimetro più basso di Harry, aveva i capelli rossi e gli occhi azzurri.
«Che fai stasera? Io pensavo di passarti a prendere, Louis.» gli sussurrò all'orecchio.
«C-come fai a sapere il mio nome? Chi sei?» chiese Louis sull'orlo delle lacrime. Harry, dov'era Harry?
«Ti conoscono tutti, piccolo. Da quando esci con Styles e la sua combriccola, sei il fiore da cui tutti sono attratti, piccolo. Tutti sanno il tuo nome, tutti vogliono scoparti. E io sarò il primo di tutti.» spiegò il ragazzo.
«No, no. Dov'è Harry? Harry!» chiamò il ragazzo sentendo la prima lacrima scendere sulla sua guancia.
«Il tuo principe azzurro non ti salverà, piccolo. Ma se vuoi puoi salire sul mio cavallo bianco.»
Si era sbagliato, il ragazzo innominato si era sbagliato alla grande. Non lo capì neanche quando un pugno ben assestato gli colpì la mascella.
«Vaffanculo, Styles. Tu e la tua puttanella. Sai che sarà mia.» sputò il ragazzo.
Harry non disse niente, una serie di pugni si susseguì contro al corpo del ragazzo accompagnato dai singhiozzi ininterrotti di Louis.

Anthos // l.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora