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Il giorno dopo, i sei ragazzi erano all'aeroporto a fare il check-in per il volo Londra-Parigi.
Dire che Louis era spaventato è un eufemismo, era la prima volta che prendeva un aereo. Una volta andò a Nizza con la sua famiglia quando ancora c'era Mark, ma allora era molto piccolo e non riusciva a ricordarne niente, quindi considerò questa come la sua prima volta da persona consenziente.
Le gambe gli tremavano, ormai aveva visto così tanti film con disastri aerei che credette proprio che potesse succedere qualcosa anche a loro.
Per fortuna Harry era a suo agio, grazie a suo padre aveva già viaggiato tante volte in aereo, così come Liam e Niall. Zayn era letteralmente terrorizzato, anche più di Louis. Temeva che l'aereo facesse strane acrobazie decollando e il suo stomaco non era abbastanza forte per quelle cose. Quella mattina si presentò ai suoi amici pallido e con le mani tramanti che lasciavano cadere il trolley in continuazione, tanto che fu Liam a prendere anche il suo.

L'aeroporto era immenso, le persone camminavano da tutte le parti trascinandosi dietro grandi e piccoli bagagli. Turisti, uomini d'affari e dipendenti dell'aeroporto non facevano neanche caso a loro, erano tutti presi a parlare al telefono o a puntare il naso all'insù verso i tabelloni delle partenze e degli arrivi.
Louis teneva stretta la mano del suo ragazzo, la mano destra era appoggiata all'avambraccio del riccio e si mordicchiava il labbro nervoso.
Harry ogni tanto si preoccupava di baciare la tempia ad OcchiBlu e stringergli la mano ad ogni passo che facevano.

Anche una volta saliti sull'aereo i due non si erano lasciati per un secondo, fortunatamente Louis non era dalla parte del finestrino e gli bastava chiudere di occhi per non vedere il cielo. Intorno a sé. Ogni tanto buttava un occhio e gli sembrava di essere fermo in cielo, che l'aereo stesse per cadere. Qualche volta l'ala traballava e questo lo preoccupava non poco. In tutto il viaggio attraversarono quattro turbolenze e Louis si agitava ogni volta di più, la quarta volta, proprio due minuti prima dell'atterraggio, era quasi alle lacrime.

Ma fortunatamente era andato tutto per il meglio e ora si stava scambiando innocenti baci a stampo con il suo riccio preferito.
«Piccolo..» lo appellò il più grande. L'interpellato aprì gli occhi e lo guardò con quei due pozzi azzurri.
«Ti voglio. Ora.» il più alto si chinò ad approfondire un bacio e portò una mano a palpeggiare il fantastico sedere del suo fidanzato.
«Hey, voi due! Stesso concetto di ieri: non procreate dinnanzi i miei innocenti occhi!» gli urlò Zayn.
La gente li guardò schifata, come se nell'aeroporto principale della città dell'amore non vi fossero altre coppie sessualmente affiatate. Il liscio arrossì, il capitano ridacchiò e si abbassò a baciarlo sulla punta del naso.

«Va bene, Louis parla.» parló ancora Zayn.
«Solo perché ha il nome francese non vuol dire che sappia parlare francese..» gli disse Harry.
«Oh, ma io so parlare francese!» rispose esaltato Louis, «È la mia lingua preferita! Mia mamma mi ha insegnato tutto quello che sa, anche a lei piace molto il francese, infatti noi figli più grandi abbiamo tutti nomi francesi. Io Louis, mia sorella Charlotte che è la seconda e Fèlicitè è la terza. Invece le mie due sorelline hanno nomi inglesi, Phoebe e Daisy.» a Louis si illuminavano sempre gli occhi quando parlava della Francia in generale, la prima volta che ci andò fu all'età di quattro anni, con Mark, quando la situazione finanziaria era buona. Non che ora morissero di fame, ma anche con gli assegni mandati da Mark per il mantenimento era molto dura rinunciare ad alcune cose, come la danza per Lottie, i giochi per Daisy e Phoebe, un telefono pratico per Fizzy e libri per Louis -anche se lui se la cavava andando in biblioteca, però non era lo stesso.
E proprio su quei libri, e grazie alla madre, si era innamorato della Francia.
Amava tutto, dalla storia antica alla storia più moderna, dalla lingua così sciolta e romantica alla parola più decisa.

«Lou! Amore!» lo chiamò per l'ennesima volta il suo ragazzo.
«Mh..» cadette dalle nuvole più morbide della Francia.
«Andiamo in Hotel, è la quarta volta che te lo ripeto, ma tu guardi il vuoto e non ti muovi... è tutto okay?» si preoccupò il riccio.
Il più piccolo alzò le spalle e sospirò, «Sono solo innamorato.»
«Spero di me»
«Anche...»
Si baciarono.

Anthos // l.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora