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Era mezzanotte passata del tredici gennaio, si stava ancora festeggiando il compleanno di Zayn e Louis stava parlando con tre ragazzi che aveva appena conosciuto grazie a Harry, il quale si era allontanato due minuti prima per andare a salutare una sua amica che non vedeva da tempo.

«Allora, Louis, da dove vieni?» gli chiese James, il ragazzo con i capelli biondi tenuti indietro con del gel- ew, era stato il primo pensiero di Louis appena lo aveva visto.
«Io ho sempre abitato qui...» lo informò abbastanza confuso.
«Ah... sai, non ti avevo mai visto. Magari perché sei più piccolo di me di quattro anni.» rise il biondo seguito dagli altri due.
Louis pensò che erano davvero degli idioti, soprattutto il rosso che continuava a farlo sentire in imbarazzo tenendogli gli occhi addosso per tutto il tempo e sembrava anche abbastanza ubriaco. Due si allontanarono, ma Harrison, il tipo rosso, rimase con lui. Louis provò ad allontanarsi con la scusa di andare a cercare Harry, in realtà voleva solo scappare da quel maniaco. Harrison lo bloccò, «Piccolo, sono qui. Perché dovresti cercarmi?» chiese sorridendo sghembo. «Harry Styles...» si spiegò allora il più piccolo.
«Dolcezza, non abbiamo bisogno di quello per divertirci, andiamo a ballare, ti va?»  in realtà  non era una domanda visto che il ragazzo lo aveva trascinato in mezzo alla sala fra la gente che ballava. Incominciò a muovere i fianchi e strusciarsi e Louis poteva sentire l'erezione del ragazzo crescere contro il proprio sedere. Un senso di disgusto gli pervase lo stomaco e la bocca, avrebbe anche potuto vomitare.  Non gli piacque affatto quella sensazione e quindi disse all'altro che non aveva molta voglia di ballare. Allora Harrison lo tirò nuovamente dal polso e incanalarono un corridoio buio, Louis non capiva dove stessero andando o cosa avrebbero fatto. Il rosso aprì una porta, Louis riconobbe la stanza di Zayn, dove qualche settimana prima era vicino a baciare Harry. «Cosa ci facciamo in camera di Zayn?»
«Oh, dolcezza...»
«Mi chiamo Louis.»
«Eh con questo?»
«Smettila di chiamarmi con soprannomi.» Solo Harry poteva, pensò.
«Taci, dolcezza.» il più grande marcò l'ultima parola e incominciò a baciare il collo di Louis.
«Che cosa stai facendo?-» lo spintonò poco lontano data la sua poca forza belle braccia, «Cosa vuoi fare?» chiese sull'orlo di una crisi di pianto quando il più alto riprese a lasciare calde lappate al suo collo e mise le mani sotto al maglione del piccolo.
«No, no! Staccati, non voglio, non voglio!» ora stava definitivamente piangendo. Voleva davvero vomitare.
«Harry! Harry!» chiamò il riccio invano, «Harry!» urlò a squarcia gola, ma chissà il riccio dov'era.
«Sì, baby, inizia a urlare il mio nome.»

Dopo aver salutato Cara, Harry stava cercando Louis in mezzo alla folla. Pensò che forse stava ancora parlando con Harrison, James e Andrew, quindi andò nel punto in cui lo aveva lasciato, ma nessuno dei quattro ragazzi c'era. Si guardò in giro e vide James baciare una tipa, Andrew stava chiacchierando con un ragazzo che non era Louis.
Si guardò in giro alla ricerca di Harrison, ma non lo vide. Magari erano in giardino... sarebbe andato a controllare dopo essere andato in bagno. Nel momento in cui mise una mano sulla maniglia per abbassarla, sentì qualcuno gridare il suo nome da una stanza vicina. Probabilmente qualcuno con il suo stesso nome aveva rimorchiato.
Abbassò la maniglia e sentì ancora una volta il suo nome, stava urlando. Caspita, quel tale si sta dando molto da fare, pensò. «Sì, baby, inizia a urlare il mio nome.» sentì sopra musica. Stava aprendo la porta quando dei «No! No! Harr- Edward, Edward! No! Lasciami stare. Non voglio!» catturarono nuovamente la sua attenzione, una serie di «Anthos, Anthos, Anthos...» si susseguì proveniente dalla stanza di Zayn. Una lampadina di accese sotto a quell'ammasso di ricci.
Louis.
Louis era in pericolo.
Il suo Louis stava urlando in cerca di aiuto.
Tirò una spallata alla porta, anche se questa si aprì senza problemi rivelandosi non chiusa a chiave. Guardò Harrison e poi il suo bambino, nessuno dei due si era accorto della sua presenza. Il rosso aveva le mani nei pantaloni del più piccolo e Louis stava singhiozzando. Era steso sul materasso senza il maglione, sovrastato dal peso dell'altro. Stava piangendo e sussurrando il nomignolo che lui era solito a dare al piccolo.
La rabbia gli annebbiò la mente.
Placcò Harrison facendolo cadere a terra in un tonfo pensante (d'altronde non era capitano della squadra di football per niente), «Stronzo, stai lontano da lui.» gli sussurrò vicino al viso e sentì un forte odore di alcol, gli sferrò un pugno ricevendone un altro in cambio. Allora cominciò la lotta: si rotolarono sul pavimento scazzottandosi a vicenda, ma Harrison era troppo ubriaco per resistere ancora. Harry lo accasciò per terra e corse dal suo piccolo che si era rannicchiato su se stesso.
«Amore, piccolo... Anthos, sono io» gli sussurrò spostargli la frangia ormai lunga dagli occhi. Lo abbracciò stretto per due minuti e lentamente iniziò a slegarlo dalla sua posizione a riccio, «Piccolo, ci mettiamo il maglione e andiamo a casa. Va bene, amore?» gli sussurrò dolcemente all'orecchio. Gli infilò l'indumento e lo prese in braccio facendogli avvolgere le gambe intorno il suoi fianchi e le braccia intorno al suo collo.
Decise di uscire il più in fretta possibile da quella casa, avrebbe mandato un messaggio a Zayn in un secondo momento.

Quando arrivò a casa del liscio, con suddetto dormiente sulla sua spalla, chiamò Jay con il telefono di Louis e gli chiese di scendere e aprirgli.
La donna si presentò davanti alla porta con un accappatoio rosa e un'espressione preoccupata. «Le spiego dopo, può dirmi dove si trova la camera di Louis?» chiese gentilmente e dopo trenta secondi si trovò su per le scale davanti alla terza porta sulla destra. Mise il più piccolo suo letto e lo spogliò- tanto lo aveva già fatto- rivestendolo con il pigiama che aveva trovato sulla sedia bianca della scrivania.
Gli rimboccò le coperte e gli baciò la punta del naso, «Buonanotte, piccolo...» gli sussurrò anche se sapeva che non l'avrebbe potuto sentire, gli lasciò un bacio sul naso- la tentazione di baciarlo sulle labbra era tanta, ma non voleva approfittare del suo stato.
Scese le scale e accettò il tè che Jay aveva preparato, era pronto a parlare e scusarsi.

Scusarsi per non aver vegliato su Louis come le aveva promesso, come si era promesso

Anthos // l.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora