Epilogo

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"Ed eccoci qui, nel più romantico ristorante della Francia. A mangiare prelibato formaggio francese e a sorridersi senza dire niente.
O forse quelli erano Harry e Louis?
Be', il più piccolo aveva passato una fantastica giornata in compagnia dei suoi amici girovagando per la città e parlando francese tutto il giorno, e la cena fu altrettanto magnifica secondo le sue papille gustative.
Harry invece aveva avuto una dolorosa erezione per tutto il giorno pensando a quello che sarebbe successo quella stessa notte. Non prendetelo per maniaco, ma il suo ultimo orgasmo fu al mattino precedente e lui, il suo Harry Junior, aveva bisogno di attenzioni.

«Sono pieno, non penso che ci stia anche il dessert..» commentò OcchiBlu.
«Allora chiedo il conto.» lo informò il riccio.
Louis aggrottò la fronte, «Se vuoi puoi prenderlo tu..».
Il capitano ghigno e lo guardò, «Tu sei il mio dessert e voglio mangiarti al più presto possibile» disse facendo arrossire il più basso. Ormai aveva imparato che qualsiasi cosa Harry dicesse aveva un doppio senso, e, sebbene lui non riuscisse ancora del tutto a rispondere, annuiva mordendosi il labbro -anche lui aveva spesso fame del suo fidanzato.

Il più piccolo chiese il conto utilizzando il suo francese quasi perfetto e dieci minuti dopo si stavano già incamminando verso il loro Hotel mano nella mano. Scusate, erano chiappa nella mano, ma mi sembrava un po' più romantico...

«Ti voglio...» gli baciò il morbido lobo dell'orecchio facendolo gemere acutamente in quello spazio ristretto dell'ascensore.
Harry lo prese in braccio non appena le porte si aprirono e percorse velocemente il corridoio fino alla loro camera. Louis passò la chiave e appena la porta fu aperta rimase completamente sorpreso dalla quantità di petali che sommergevano il letto.
«Perché migliaia di fiori non eguaglieranno mai la tua bellezza, mio Anthos.» gli sussurò sul collo prima di baciarlo appassionatamente e dirigersi verso il letto di petali profumati.
«Ti voglio.», ripetette introducendo una mano dentro ai pantaloni del più piccolo.
Quest'ultimo gemette e annuì frettolosamente mordendosi il labbro. 

«Baciami...» sospirò Louis disperatamente come piaceva al suo ragazzo. Non era fantastico il modo in cui il più basso perdesse lucidità solo con qualche frase e qualche gesto azzardato? Harry lo amava.
Le loro labbra non ci misero più di un quarto di secondo ad incontrarsi in un bacio famelico e bagnato. Io direi... un bacio alla francese.
Il riccio incominciò a slacciare i pantaloni del suo minuto ragazzo e li sfilò con tanta fretta che quasi si tolsero anche le-
«Mutandine color menta, amore? Tu vuoi proprio farmi impazzire oggi...» aveva voglia di mangiarlo. Di divorarlo. Aveva voglia di baciare ogni parte del suo corpo e assaporare il sapore dell'amore su quella pelle.
Il maglione largo fu lanciato in un angolo indefinito della lussuosa camera e la maglia fu strappata, letteralmente, via.
I piccoli capezzoli di Louis erano già turgidi e in cerca di attenzioni, quali non tardarono ad arrivare e mandare migliaia di scariche di eccitazione al pube del piccolo.
La lingua di Harry amava giocare con essi e i suoi denti amavano stuccarli. Il suo torace sarebbe stato presto cosparso di succhiotti più o meno scuri.

E una volta che entrambi furono nudi, s'amarono.
Consumarono la loro passione stoccata dopo stoccata. Louis si calò sull'erezione bagnata del suo fidanzato, bagnata della sua saliva, e dettò un ritmo lento e intriso di piacere.
Poteva sentire ogni centimetro dentro di se, e, per la prima volta, non ci furono ostacoli. Le loro pelli toccavano e si mischiarono in un miscuglio dove non si capiva dove iniziasse uno e finesse l'altro.
Il liscio gemette alla sensazione dell'amore del riccio sul proprio corpo.

Passarono la notte a rotolarsi fra le coperte e ad amarsi come mai avevano fatto prima d'ora.
Si coccolarono:
«Dimmi un numero da uno a cinque...» gli sussurrò il capitano.
Il più piccolo ridacchiò, «Perché?».
«Tu dimmi un numero da uno a cinque.»
«Due.» il suo sguardo era divertito.
«Ora un numero da sei a dieci...»
«Otto...» sussurrò.
«Un numero a caso...» gli chiese ancora.
«Zero... come i giorni che passerei senza di te..» esordì guardandolo sincero.
«Un numero alto»
«Centotrentacinque...» mormorò.
«Fa nove, giusto?» annuì.
«Il ventotto settembre non sarai più il mio fidanzato...» decise.

Louis si alzò e guardò Harry.
«C-cosa? Perché?» era già pronto a piangere, le sue lacrime già pizzicavano gli occhi all'idea di passare una vita senza Harry.
«Perché diventerai mio marito...» e lo baciò a lungo.

Fine."

«Ricordi ancora cosa successe dopo quel bacio?» mi chiede Edward.
Scuoto la testa.
«Be', tu piangesti e io ti chiesi il motivo, tu mi dicesti che ti faceva piangere l'idea di passata la tua intera vita al mio fianco.» ride sonoramente.
«Lo sai che era un pianto di gioia...» ridacchio.
«William, almeno avresti potuto esprimerti meglio!» ridiamo insieme.

«Edward...» lo chiamo.
«Mh?» mi guarda sorridente.
«Sono passati ben ventisei anni dal nostro matrimonio, ma io ti amo come ti amavo a diciassette anni.»

Mi guarda negli occhi con uno sguardo luminoso.
«Baciami, Anthos.»
Lo bacio.

«Allora, così hai finito di raccontare la nostra storia, eh?»
«La Storia di William e Edward.»
«Anthos.»
Sorridiamo.

Anthos // l.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora