Cap. 4 | L'Armageddon

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Ed infine il momento tanto atteso è giunto

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Ed infine il momento tanto atteso è giunto.

Sono le 18:30 in punto di venerdì 11 febbraio e i riflettori si accendono sul Teatro Valli di Reggio Emilia per l'evento Ferrari più atteso da quando questo 2020 è iniziato.

Gli ospiti stanno arrivando in un turbinio di macchine costose ed abiti scintillanti; le fontane al centro di piazza Martiri sono illuminate dal tricolore e c'è davvero un lungo tappeto rosso steso fino all'ingresso principale.

Charles e Sebastian, splendidi nei loro identici smoking neri, hanno fatto la loro trionfale entrata in scena proprio a bordo della maledetta Ferrari Tributo, che per l'occasione è diventata rossa.
Nessuno indossava infradito, per fortuna.

"Falco 1 chiama Cardellino. Mi ricevi? Passo."

Alzo gli occhi al cielo. Non capisco perché in tutto questo io sono stata tirata nel mezzo al servizio di sorveglianza, con tanto di auricolare invisibile nell'orecchio eccetera. Di sicuro non per le mie doti di spionaggio o segretezza - alle elementari ero sempre la prima che veniva sgamata a nascondino.

Ancora meno capisco perché hanno scelto questi ridicoli nomi in codice. Mi sento un po' come nella Squadra Assassina delle Vipere Mortali in Kill Bill, ma almeno loro usavano i nomi di serpenti velenosi. Non di uccelli.

Vabbè.

"Ti ricevo, Falco 1, forte e chiaro. Passo."

"Mi confermi che gli ospiti sono tutti all'interno e che i Gufi sono in posizione?"

I Gufi sono i cameraman di Sky Sport, per la cronaca.

"Affermativo, Falco 1. Passo."

"Bene. Da' l'ordine di chiudere le porte del nido. Passo e chiudo."

Sono convinta che se qualcuno di esterno ci sentisse parlare così chiamerebbe la Neuro seduta stante. Controllo per l'ultima volta la lista che ho in mano sulla quale ho segnato tutti i presenti e faccio un cenno ai buttafuori che stanno di guardia ad ogni ingresso.

All'interno del teatro, tutte le luci principali sono abbassate lasciando la platea in una suggestiva penombra rossa; l'occhio di bue è puntato dritto sul sipario disegnando un perfetto cerchio di luce. Approfitto della semioscurità per correre dietro le quinte del palco e coordinare da lì l'inizio dello spettacolo.

Se solo non avessi questi cazzo di tacchi a spillo...

Io non me li volevo mettere. Stavo benissimo con la mia divisa da battaglia: Puma rosse, jeans e polo Ferrari Mission Winnow. Ma Anne, quando mi aveva vista tornare da casa Leclerc in uno stato pietoso, mi aveva ficcato in mano un pacco gigante.

"Questo è per te. Per ringraziarti dell'immenso favore che mi hai fatto" aveva detto con un sorriso. 

Avevo aperto la scatola e dentro c'era un bellissimo vestito rosso di chiffon, con scollo a cuore, lungo fino al ginocchio, accompagnato da un paio di décolleté in velluto nere.
Tutto firmato Armani.

La Receptionist | Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora