Capitolo Diciassette

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Pov. Sarah
Questa situazione mi sta completamente sfuggendo di mano.
Non riesco a controllarmi quando lei mi sta vicino, non riesco ad avere un comportamento razionale.
Così non può continuare.
Ogni volta che lei avvicina il viso al mio, il respiro mi si blocca e il cuore sembra volermi esplodere.
Non ho mai avuto così tanta voglia di baciare qualcuno, come con lei.
Quella voglia che ti parte dallo stomaco e che quasi non riesci a trattenere.
Contemporaneamente, però, vengo paralizzata dalle mie ansie. Perché al solo pensiero di baciare qualcuno mi tornano in mente le sue mani sul mio collo quando mi rifiutavo di baciarlo.
Devo ancora metabolizzare il tutto, metabolizzare il fatto che per la prima volta in diciassette anni sono attratta da una ragazza e che per la prima volta dopo anni sono nuovamente attratta da qualcuno.
Un rumore mi riporta bruscamente alla realtà: qualcuna sta rumorosamente bussando alla porta.
"Dj?" chiedo stupita

"Che cazzo è questa storia?" urla entrando in camera

"Quale storia?"

"Hai deciso di chiudere con me per colpa di quella drogata del cazzo?" è fuori di sé

"Dj.." cerco di giustificarmi

"Potevi dirlo subito che fossi lesbica, senza illudermi"

"Ti prego Dj.." comincio ad agitarmi.

"Cosa eh? Cosa vuoi dirmi? Che non mi devo incazzare perché 'non è come sembra'?" mi accusa, avvicinandosi.
Riesco a malapena a respirare, mi sembra di vivere un flashback

Lui è in piedi davanti a me, incazzato perché, secondo lui, "gli ho nascosto" un semplice scambio di messaggi con un mio compagno di classe per un lavoro di gruppo. Ha semplicemente preso in mano il mio telefono, come ogni volta che stiamo insieme, e si è messo a controllare tutte le mie chat.
Non appena l'ha vista ha dato di matto. Vincita per questo giro in giostra? Il segno della sua mano che mi stringe il polso, ed un enorme livido sul braccio

"Ascolta Dj.. Le cose sono cambiate. Il problema non sei tu, sono io" mi siedo sul letto, cercando disperatamente di cantare nella mia testa la mia canzone preferita

"Avresti dovuto accorgerti prima di tutto questo, non una volta che mi hai illuso" sputa e lascia la stanza.
Quando esce noto che lancia un'occhiataccia alla sua destra e poco dopo Jessica fa capolino sul ciglio della porta
"Nervosetto?" incrocia le braccia al petto, e si appoggia allo stipite con la spalla. Nota subito la mia espressione sconvolta "Che succede? Ti ha fatto qualcosa?"

"No no" scuoto la testa "Non amo molto i litigi" cerco di sorridere

"Sei pallida. Vieni vicino alla finestra, prendiamo un po' d'aria" mi tende la mano, e non posso fare a meno di stringerla.
Mi accarezzo i polsi, come per ricordarmi che tutto quel dolore ora non c'è più, che anche se ho avuto questa piccola discussione con Dj non vuol dire che sia come.. Lui.
Lei è davanti a me, mi osserva in silenzio. Prende una bottiglietta d'acqua dal minibar e me la passa
"Cos'è? Ha mancato la dose giornaliera di steroidi?" le rivolgo un'occhiataccia e lei in risposta alza le mani
Sì allontana da me, come per darmi spazio, lasciarmi riprendere
"E questa foto?" indica una fotografia appena sopra il mio letto

"Sono i miei migliori amici" sorrido

"Ma certo, me li ricordo. Cioè, ricordo lui" indica il mio migliore amico.
Joe è il mio migliore amico dai tempi delle elementari. Abbiamo affrontato ogni cosa insieme, anche la mia depressione.
È una delle persone che più mi ha aiutata a superarla.
Lo reputo come un fratello, e lui mi reputa come la sorella che non ha mai avuto.
Abbiamo frequentato anche lo stesso liceo, dove abbiamo conosciuto Dana: una bellissima ragazza dai lunghissimi capelli rosso fuoco che fin da subito ha fatto perdere la testa a Joe.
Hanno provato ad avere una storia, ma le cose non hanno funzionato e da quel momento siamo diventati un trio inseparabile.
Mi hanno aiutata a crescere, a guarire e per questo gli sono molto grata
"Già, Joe. Chi se lo scorda" sorrido

"Con lei volevo provarci ad essere sincera, ma poi ho lasciato perdere"

"Conoscevi entrambi, tranne me" rido

"Ero destinata a conoscerti dopo" sorride, avvicinandosi a me.

"Sì, eravamo proprio destinate"

Pov. Jessica
Siamo state interrotte dalla sua amica incredibilmente rumorosa che non appena ci ha viste si è scusata per averci interrotte.
Sarah le ha sorriso semplicemente ed io ho approfittato del momento per andarmene, tornando poi in camera.
"La devi smettere di molestare quella ragazza" mi rimprovera Luna
Luna è una bellissima ragazza dai tratti orientali, lunghi capelli neri e profondi occhi a mandorla.
Un fisico da urlo, molto proporzionato: tette piccole, culetto piccolo. Inutile dire che ci ho fatto un pensierino più di una volta.
Ci ho provato anche con lei, ma non ha mai ceduto alle mie avances, rimanendo ferma nella sua posizione di etero convinta amante del cazzo.
Un vero peccato
"Non la sto molestando" incrocio le braccia

"Le stai mettendo troppa pressione addosso. Dalle il suo tempo" Luna conosce Sarah, forse più di quanto la conosca io.
Le ha parlato qualche volta in classe oppure in giro per il campus insieme alla biondina-tutta-tette

"Voglio baciarla Luna"

"So che vuoi baciarla e non solo, ma per lei tutto questo è così nuovo. Non puoi pretendere che le venga tutto semplice come se tu fossi un ragazzo. Non che il tuo aspetto sia molto diverso da quello di un uomo, ma resti comunque una ragazza"

"Simpatica" sbuffo

"Sei abituata a tipi di ragazze diverse, più estroverse"

"Più aperte" aggiungo per lei, sorridendo

"Vedo che hai capito cosa intendo" annuisce "Vacci piano tigre, o rischierai di sbranarla"

Quel posto lontano chiamato FelicitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora