Capitolo Trentatré

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Pov. Jessica

Ora tutto inizia ad avere un senso. Dopo le parole Joe, non ho smesso un attimo di ripercorrere dall'inizio tutti i momenti vissuti con lei, tutte le osservazioni che nel corso del tempo ho fatto.

Quel suo stare sempre in disparte, il suo essere così timida.

Quel corpicino curvo su sé stesso, quasi portasse sulle spalle un peso troppo grande.

Lo sguardo quando si perdeva a guardare nel vuoto.

I disegni cupi sui suoi libri.

Collego tutto. Collego tutto ad una piccola Sarah, chiusa nella sua camera, persa nella sua depressione.

Dio, non so nemmeno di cosa io stia parlando.

Per la prima volta in vita mia mi ritrovo a rapportarmi con una realtà così cruda e violenta. Una realtà che credevo così impossibile e distante, ed invece ora quella realtà è tra le mie braccia.

Stringo tra le braccia ciò che resta di questo mondo di merda, ciò che resta di Sarah.

Troppe cose, troppe scoperte hanno cambiato la persona che sto stringendo tra le braccia.

Non cambiata in peggio, ovviamente. Riesco solo a pensare in quanto tempo la distruggerò.

Mi sembra di avere un foglio di carta crespa in mano. Ad ogni movimento sbagliato, lui si stropiccia, fino a rompersi.

Quanto impiegherò prima di distruggere Sarah?

Sotto la luce del tramonto, si intravedono le lacrime ormai secche sulle sue guance. Ci passo delicatamente il dito sopra, come per cancellarle.

Ci tengo davvero tanto a lei, più di quanto mi sia mai affezionata ad una persona in soli due mesi di conoscenza, ma questo non significa che io non possa farle del male.

Non sono più abituata ad avere una relazione, ad avere rispetto per le persone che ho accanto, e soprattutto non sono mai entrata in contatto con una persona tanto fragile.

Non voglio mettere in discussione ciò che sono riuscita a creare con lei, ma al momento la paura di poterle fare davvero del male mi sta uccidendo.

È rannicchiata contro di me, il viso ancora un po' imbronciato che si rilassa non appena la stringo più forte a me.

La sento inspirare profondamente e sul suo viso compare un sorriso.

Sembra una bambina. Una bellissima bambina, di cui voglio prendermi cura.

Ma ne sarò mai all'altezza?

Le passo delicatamente la mano nei capelli, coccolandola mentre la osservo dormire ma il momento viene interrotto dal bussare della porta

"Sarah? Sarah ci sei?" è Joe dall'altro lato della porta.

Questo coglione deve farmi incazzare.

Mi alzo delicatamente dal letto, senza svegliarla e vado alla porta

"Devi andartene" ringhio

"Che ci fai tu qui? Lei come sta?"

"Mi sto prendendo cura di lei, visto ciò che le hai fatto"

"Non era mia intenzione farle del male, lo sai" nei suoi occhi si riversa tutto il pentimento che prova "Ero così incazzato, non volevo"

"Ascolta, non me ne frega un cazzo, okay? Non mi interessa che tu ti sia pentito o altre stronzate. A me importa solo di ciò che le hai fatto. L'hai fatta star male quindi non ti devi più avvicinare a lei"

"Pensi davvero di non averle mai fatto del male? E pensi che in futuro non capiterà mai?" mi sfida

"Non sono problemi tuoi" ringhio

"Sai che non la lascerò stare. È la mia migliore amica, ci tengo a lei"

"Sparisci" sputo.

Lui mi guarda sprezzante, e poi se ne va.

Chiudo la porta, e trovo Sarah seduta a guardarmi. Gli occhioni sono tristi ma non più lucidi, il sorriso che mi rivolge è triste

"Grazie" sorride

"Non c'è di che piccola" le bacio la fronte "Come stai?"

"Uhm, bene" si butta sulla schiena, lo sguardo al soffitto "Tu?"

"Voglio che tu sia sincera" la rimprovero dolcemente

"Sto bene, credo. Mi ha fatto male che una persona di cui mi fidavo ciecamente abbia rivelato uno dei miei segreti intimi. Avrei voluto dirtelo io, quando mi sarei sentita pronta e soprattutto quando ti avrei ritenuta in grado di reggere una cosa del genere"

Non sarò mai in grado di reggere una cosa del genere.

"Sì, è stato un colpo basso da parte sua"

"Ma so che non l'ha fatto con cattiveria. Ci tiene a me"

Lo so bene.

"Penso proprio che provi qualcosa per te quel coglione" mi tira uno sguardo di rimprovero

"Non chiamarlo così" mi tira uno schiaffetto sul braccio

"Sei così buona piccola" le bacio la fronte, sospirando.



Pov. Sarah

Solo quando Jess lascia la camera, mi accorgo della figura di Laureen in fondo alla stanza.

È preoccupata: deve aver assistito alla scena di qualche minuto prima

"Che è successo? Sembrava davvero mortificato e preoccupato"

"Te ne parlerò, ma non ora okay? Voglio solo un po' di tranquillità a di pace"

"Va bene" mi sorride "Non c'è tranquillità migliore di vedersi un film" ammicca

"Che hai in mente lili?" rido

"Ta daa!" esclama, tirando fuori il dvd di Magic Mike "So che attualmente sei nella tua fase omosessuale - o bisessuale, non ho ancora capito - ma spero che il tuo interesse per i bei ragazzi che ballano senza maglia ed in modo così eccitante non ti sia passata"

"Mettilo su, dai" scoppiamo a ridere entrambe

Inserisce il dvd nel computer, ci sdraiamo sul letto e se lo appoggia sulle ginocchia.

Lili sembra molto interessata al film, talmente tanto che per una volta non la sento commentare ogni dieci secondi.

Il che è un record assoluto. Sorrido.

Il fatto che la mia amica sia così presa a guardare il film, mi consente di perdermi nei miei pensieri.

Ciò che Joe ha fatto è stato davvero terribile. Il fatto che abbia rivelato uno dei miei segreti più intimi, ad una persona per così importante è stato davvero un colpo basso.

Ma so che non l'ha fatto con cattiveria. Ciò che ha fatto, l'ha fatto per proteggermi.

Ci tiene a me, non solo da amica, lo so, ma questo non lo giustifica.

Ha fatto qualcosa di gravissimo, che potrebbe davvero compromettere la mia relazione con lei.

E se Jess non se la sentisse di affrontare una storia con una persona come me? Se avesse paura, che ne so, di farmi star male e quindi ricadere nel giro?

Soffrirei tantissimo se lei decidesse di lasciarmi per questo motivo.

Forse dovrei raccontarle tutto. Dalla depressione, all'autolesionismo, fino ad arrivare al quel quattordici aprile di tre anni fa.

Ma con che coraggio posso dirle che una mattina di primavera mi sono finta malata per non andare a scuola, e mentre mia madre era a lavoro, ho ingoiato dieci pillole diverse in attesa che la morte mi portasse via da tutto il mio dolore?

Quel posto lontano chiamato FelicitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora