Capitolo Settantatré

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Pov. Jess

"Come stai?" Sarah mi sistema il colletto della polo

"Agitata. E tu?" non la guardo nemmeno in faccia

"Anche" mi sorride debolmente "Ma fiduciosa"

"È bello che almeno una delle due lo sia" le sorrido, e poi mi allontano.

Non manca molto all'incontro con i professori. Sono in fibrillazione.

Avranno davvero letto le mie parole? Sarà valso a qualcosa aprirmi in quel modo?

Non ne sono sicura.

Cammino nervosamente lungo il corridoio, in attesa che quella porta si apra e chiamino il mio nome.

Sarah è in silenzio, non parla. Anche lei teme per la nostra relazione.

Prima di addormentarsi ieri sera, mi ha fatto leggere la lettera di Laureen.

Era visibilmente scossa per la sua partenza, incazzata con sé stessa per non essersi accorta prima del disagio che la sua amica stava provando.

Sembrava quasi sentirsi colpevole di tutta questa situazione

Se solo me ne fossi accorta prima.. ha sussurrato prima di accoccolarsi a me.

Ho provato a ripeterle che no, non è stata colpa sua. Qualsiasi cosa Laureen avesse in testa, l'avrebbe fatta a prescindere da lei, lo sappiamo.

È così buona.

Mi avvicino a lei, e la stringo tra le mie braccia.

Il suo profumo mi rilassa, sento il cuore decelerare.

"Sarah, io ti.." vengo interrotta da una voce dietro di me

"Jessica?" rabbrividisco

"Mamma, ciao" mi scosto da lei "Lei è.. uhm, Sarah"

"Piacere" Sarah le rivolge un timido sorriso.

"Piacere, Annette" le rivolge un finto sorriso "Cosa stai aspettando?" sembra indispettita

"Forse è meglio che io vada" Sarah cerca di dileguarsi "Sarò lì ad assistere" mi sorride

Annuisco, e la osservo allontanarsi da noi, con quel suo passo timido.

"Hai fatto in fretta a sostituirla" mia mamma guarda Sarah allontanarsi

"Mamma.. ti prego. Non oggi"

"Perché l'hai fatto? Per proteggere lei?" ovviamente si riferisce a Sarah

"Dio mamma, lascia fuori Sarah da questa storia. Riguarda me e basta. L'ho fatto per proteggere un'amica" alzo le spalle

"Per i tuoi atti di eroismo rischi l'espulsione. Spero tu sia soddisfatta"

"Grazie mamma, davvero" sputo, allontanandomi da lei.

È già complicato così, con la paura di essere cacciata e l'ansia di perdere tutto. Mi ci mancava solo lei e le sue cazzo di morali.

Da lontano vedo mio fratello.

Mi corre incontro, e senza dire nulla mi abbraccia.

Lui è sempre stato l'unico che invece di giudicare ha provato a comprendere cosa ci fosse sotto ogni mio gesto.

Anche ora, non mi ha mai giudicata, ma solo ascoltata.

"Thompson" il sig. Birder si affaccia dalla porta e vedere il suo viso mi rassicura un po'.

Cammino nervosamente verso la porta.

Noto Sarah in fondo alla classe. Mio fratello si è messo vicino a lei, sorridendole.

Quel posto lontano chiamato FelicitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora