Capitolo Ottantadue

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Pov. Jessica

Come ho fatto a non pensarci? Come ho fatto a non pensare quanto questa situazione potesse metterla a disagio?

Che stupida sono stata. Così concentrata sul raggiungere un obbiettivo da non pensare a tutto il resto.

Era visibilmente spaventata ed a disagio.

Non ho mai provato tanto odio per qualcuno che nemmeno conosco. Lui l'ha distrutta, annientata ed ora non si fida nemmeno di me.

Dopo la passeggiata sembrava più rilassata e nel corso del pomeriggio è tornata quasi normale.

Era sempre un po' vigile, ma sembrava quasi la Sarah del campus.

Ora, mentre lei è a farsi una doccia, io sono in cucina pronta a prepararle la cena.

Non sono una grande cuoca, e tanto meno amo cucinare ma per lei posso fare un'eccezione.

Anche se al momento vorrei essere sotto quella fottuta doccia, ma so che ha bisogno dei suoi spazi.

Fuori è buio, l'unica luce intorno a noi è quella della luna, riflessa sulle acque calme.

Decido di accendere il camino, per scaldare un po' la stanza.

Per la cena opto per delle patatine fritte e degli hamburger. Semplice, ma sempre buono.

Guardo il riflesso della luna tremolare sull'acqua e mi rilasso. Sento uno strano senso di agitazione, non so nemmeno per quale motivo.

Come starà lei? È sopra già da un po', ma non voglio disturbarla o.. spaventarla.

Il modo in cui si è scansata da me stamattina.. mi ha ferita. Ma so che non è colpa sua, tanto meno mia.

Stringo la paletta che ho tra le mani

"Ehi" Sarah mi saluta timidamente. Si è infilata un grosso tutone grigio e una mia maglietta

"Ciao" la saluto sorridendo. Non c'è niente di più bello che vederla indossare i miei vestiti

"Che profumino" annusa curiosa l'aria "Cena stellata stasera" scoppia ridere

"Non sono una grande cuoca, sapevo di andare sul sicuro con questa roba" mi gratto il retro del collo

"Va benissimo" mi bacia la guancia e si siede su uno sgabello dalla parte opposta dell'isola.

Mi osserva curiosa dilettarmi tra patatine fritte e hamburger mentre teneramente mi prende in giro.

Sembra notevolmente più rilassata, anche se temo che il peggio debba ancora arrivare.

"Davvero buonissimo, grazie" addenta il panino

"Grazie, lo so" sorrido soddisfatta

"Dovresti provare a far domanda in qualche ristorante del campus, faresti faville" ride, portandosi una patatina alla bocca

"Mi sembra di cogliere dell'ironia nel tuo tono" faccio la finta offesa

"Non potrei mai" mima un bacio con le labbra e torna a mangiare.

Tutto sommato la cena è stata divertente, abbiamo passato dei bei momenti.

Ha riso tanto, e dopo ciò che è successo stamattina è davvero l'unica cosa di cui mi importa.

Si offre di lavare i piatti, mentre io salgo a farmi la doccia. Fortunatamente non è ancora entrata nella camera da letto.

Ho appoggiato gli zaini nella stanza di Martin, per evitare di rovinarle la sorpresa. Anche se a questo punto non so nemmeno se sia la cosa giusta da fare.

Quel posto lontano chiamato FelicitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora