Capitolo 28

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POV JORGE

L'acqua che esce dal lavandino del mio bagno sembra essere diventata la cosa più interessante di questo mondo, ascolto il suo rumore nel silenzio tombale della casa, troppi sono i pensieri che frullano nella mia testa: Alejandro e la malattia, mio padre e la sua faccia distrutta dal dolore, Martina, Mechi, Francisco ed altro ancora.  Alzo lo sguardo sullo specchio non appena sento un rumore di ciabatte venire verso di me e vedo comparire Martina sulla soglia della porta; ha i capelli raccolti in una coda, ha indosso una mia felpa arancione, inutile dire che le sta gigante ed arriva fino alle sue ginocchia.

Così come sarebbe altrettanto inutile dire che è bellissima anche in questo stato. 

Nonostante abbia gli occhi tremendamente gonfi a causa del pianto quasi ininterrotto, prima in macchina le è presa pure una crisi di panico, iniziando all'improvviso a tremare come una foglia e a singhiozzare rumorosamente. Fortunatamente eravamo già usciti dalla superstrada ed ho avuto la prontezza di accostare in un parcheggio lì vicino per poterla stringere tra le mie braccia, anche perché non avrei saputo fare altro. 

Sono pessimo con i pianti, figuriamoci con le crisi isteriche. E' una situazione davvero tremenda.

"Non penso che mi servano dei pantaloncini" mi sorride buffamente, facendo ridere di conseguenza anche me "Direi proprio di no, almeno per questa volta evito di darti i miei preziosissimi pantaloncini del San Lorenzo" "Ehi, solo perché non insisto, altrimenti ti avrei obbligato a darmeli, senza se e senza ma" "Te lo lascio credere" le faccio una smorfia mentre lei  inavvertitamente mi salta addosso ma, per nostra fortuna, riesco ad afferrarla saldamente per le cosce, ritrovandomi così ad un palmo dalla sua bocca.

"I koala stanno in Australia, lo sai?" la canzono io "Gli stronzi invece stanno anche in Argentina a quanto pare" mi lascia un bacio a stampo.

"Fermo e non ti muovere" mi ordina e di fatto mentre mi ritrovo a fissare la porta come un coglione sento il suo mento appoggiarsi sulla mia spalla. Solo in secondo momento capisco che sta facendo una foto allo specchio, dove immagino si vedrà lei scattare la foto in braccio a me, che invece sono di spalle. Mi viene istintivamente da sorridere al pensiero che in un momento comunque molto complicato ha pensato di immortalare un momento con me. 

Oltre al fatto che lei indossa un felpone e io non ho nemmeno una canottiera addosso, un classico insomma.

Ci tengo a precisare che io comunque sono uno che odia le foto, non mi piace per niente farle, anche se da quando sto con Tini ammetto che forse le odio un po' di meno. Poco eh.

"Come è venuta?" le chiedo mentre inizio a piccoli passi a dirigermi con lei in braccio verso camera mia ma solo dopo aver chiuso, finalmente,  il rubinetto.

Avrò consumato due litri d'acqua.

"E' venuta molto bene" mi gira soddisfatta il telefono mostrandomi l'immagine una volta che l'ho appoggiata sul mio letto "Ma sono di spalle io, non si vede un bel niente" faccio il finto offeso. "Stai scherzando? Proprio perché sei di spalle è bella" ammette, arrossendo poco dopo, forse resasi conto delle sue parole. 

"Mi stai dicendo che ho delle spalle belle?" "Uhm, come se non lo sapessi che sbavo di fronte alle tue spalle larghe e muscolose, stronzo" mi metto sopra di lei facendo leva sui gomiti per non pesarle troppo. 

Dopo averla quasi fatta scoppiare a piangere dalle risate  per il solletico mi stendo al suo fianco e dopo qualche parolina dolce e qualche bacio vedo la mia Tini crollare in un sonno profondo e apparentemente tranquillo. Per fortuna la crisi avuta in macchina sembra solo un lontano ricordo, sono quantomeno riuscito a distrarla e farla sorridere un po' e, come previsto, non appena l'ho appoggiata sul letto è crollata. 

Obsesion (Jortini)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora