twenty-sixth chapter

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<<Si, vita nuova>> alzò lo sguardo <<ma con te>> rispose in maniera diretta mingrui: era stanco di mentire, stanco di continuare a negare anche a se stesso di non provare niente, che quei sentimenti sinceri, dichiarati tempo fa dal maggiore, fossero falsi, ma specialmente, sbagliati.
<<Che intendi? Ah si, certo, adesso andiamo, dammi il tempo di arrivarci a casa.>>
Il più piccolo scosse la testa, riprendendo poi a guardarlo <<devo parlarti prima di dirti qualsiasi altra cosa>> decise di non aggiungere altro, ma di aspettare giusto qualche ora perché voleva avere la coscienza pulita ed essere completamente onesto con lui <<ma lo faremo a casa>>.
Il maggiore si limitò ad annuire, rimanendo comunque in dubbio per il suo comportamento così insolito rispetto al normale. Iniziò a camminare lungo il viale, ancora illuminato pienamente dalla luce solare, insieme all'altro che nel mentre stava ancora realizzando la situazione e il suo nuovo futuro. In poco tempo, arrivarono davanti a un cancello di ferro, aprito dopo poco dal maggiore, grazie ad un telecomandino. All'interno di esso, iniziava un corto sentiero che divideva in due il giardino ricco di alberi e fiori splendidi. Solo dopo alcuni metri, era possibile ammirare una villa che si presentava davanti agli occhi spalancati e sbalorditi del più piccolo.
<<Dove siamo? Questo è un sogno vero?>>

L'altro negò intenerito, avanzando con lui verso la piccola scalinata che conduceva all'ingresso dell'enorme edificio. Le scale di marmo, richiamavano qualche antica storia romantica, come all'epoca di Sissi, per non parlare dell'ingresso: il pavimento attraverso il quale ci si poteva specchiare, i mobili antichi di legno pregiato, le finestre lucide al punto giusto e il lampadario, tipico di una serata di gala, accoglieva il nuovo arrivato con una luce opaca e flebile, vista l'ora ancora prematura.
<<Eccoci arrivati, questa sarà la tua nuova casa, ti piace?>> il minore non fece in tempo a rispondere, una terza persona si fece avanti da una delle enormi stanze.
<<Piccolo mio, siete già arrivati?>> queste furono le parole pronunciate da una simpatica e amorevole signora sulla cinquantina, molto simile a Zeyu. Era di media statura, vestita con degli abiti distinti d'ufficio poiché rientrata da poco, capelli raccolti in uno chignon fatto velocemente, mani ben curate proprio come il viso, privo di rughe, gli occhi, grandi, sicuri, scuri e profondi, si posero sui due.

<<Si mamma, gli stavo giusto chiedendo che cosa ne pensasse.>>
<<Facciamo così>> si inchinò leggermente all'altezza del minore <<prima ci presentiamo e dopo gli fai un mega tour per la casa, mh?>>
<<Va bene. Vieni Ming, seguimi>> così dicendo, vide l'altro stringergli un dito con la propria mano e seguirlo nel mentre che si guardava intorno sorpreso ed entusiasta.
<<Tesoro, sono arrivati>> la donna andò a baciare il marito che ricambiando, si alzò pronto a presentarsi al più piccolo.
<<Ciao, tu dovresti essere Mingrui, piacere, sono il papà di questo mascalzone, è davvero un onore averti con noi>> gli disse sorridendo, stringendogli la mano, un uomo della stessa età della signora, con degli occhi neri come la pece, capelli pettinati di lato in un ciuffo e poco più alto della moglie, ma con gli stessi modi educati e raffinati di lei.
<<Si, sono io ed il piacere è tutto mio signore>> disse meno ansioso inchinandosi.

<<Beh, qui mancano solo le mie presentazioni, tesoro, io sono la mamma di questo bellissimo bimbo troppo cresciuto, spero che ti troverai bene qui, per qualsiasi cosa, chiedi pure a me.>>
<<La ringrazio signora, lo farò senz'altro, ma prima vorrei ringraziarvi, come minimo.>>
<<Non ti preoccupare, lo facciamo con piacere>> andò a salutare il figlio, chiedendogli come fosse andata scuola e se, in caso in cui avesse dei compiti, avesse bisogno del suo aiuto.
<<Che ne dici ora di fargli vedere la casa mentre io termino di preparare il pranzo, tesoro?>>
<<Certo mamma, vado subito>> dopo aver detto ciò, si scambiò uno sguardo con il moro <<dopo di lei.>>
<<Ma grazie>> iniziò a camminare seguito dal proprietario di casa che gli descrisse la posizione delle infinite stanze presenti. Dopo aver visto maggior parte delle camere tutte ben arredate ed ordinate, arrivarono davanti a due stanze, l'una accanto all'altra <<questa sarà la tua camera ed invece, questa è la mia.>>

Il maggiore aprì la porta facendolo entrare, al suo interno c'erano un letto, degli armadi, una tv a cui si collegavano diversi dispositivi come la PlayStation e una scrivania con sopra un computer e diversi portafoto.
<<Beh, questo è il mio piccolo mondo, ti piace?>>
<<Piccolo è dir poco, è immensa>> iniziò ad ispezionare con lo sguardo ogni minimo dettaglio presente <<e quella?>>
<<L'ho stampata e ci ho fatto un collage>> indicò uno dei portafoto con all'interno un'immagine, ritraente i due diversi anni prima, affianco a una scattata di recente.
<<È bellissima>> disse sorridendo per poi girarsi verso di lui.
<<E non hai ancora visto la tua di stanza, vieni>> disse tirandolo leggermente dal polso lì. La camera era arredata come la precedente, la finestra dava sul giardino e sulle lenzuola del letto, era stata scritta la parola "benvenuto" con dei petali di rose.
<<L'hai fatto davvero tu?>>
<<E non ho fatto solo quello. Ho sistemato la mia stanza, pulito tutto quanto, staccato da delle povere rose i petali per te, comprato dei libri perché so che ti piacciono ed altre cento cose.>>
<<Non dovevi, grazie>> lo guardò alcuni secondi, riflettendo su come incominciare il discorso, ma fu agevolato per fortuna dall'altro.

<<Prego, ma di che cosa dovevi parlarmi?>>
<<Beh, prima promettimi che non ti incazzi e dopo ne parliamo con calma>>
<<E va bene, dimmi tutto>> andò a sedersi sul letto insieme a lui.
<<È inutile fare delle perifrasi, andrò dritto al punto>> prese un respiro profondo ed iniziò a parlargli <<ho perdonato Jisung, siamo di nuovo amici e ti prego di accettarlo, se ha fatto... se ha fatto quello, è perché ha detto di amarmi. Gli ho detto che l'amore non si dimostra così, infatti non mi interessa minimamente di lui, ma non voglio spettargli il cuore così.>>
Il maggiore annuì ascoltandolo <<va bene, ma stai attento, certo questo mi dà fastidio, ma sono felice che mi hai detto la verità>> ricevette in cambio un sorriso ed un abbraccio che ricambiò all'istante.
Una volta staccati di pochi centimetri, gli occhi dei due si guardarono a vicenda, il silenzio prese il ruolo da protagonista, nessuno riuscì a proferire parola, il contatto visivo era sufficiente, in quel momento, solo i loro occhi stavano parlando.

<<Quindi...>> ruppe il ghiaccio il corvino, <<era questo quello che dovevi dirmi o c'era altro?>>
Il più piccolo non seppe rispondere a quella domanda: un insieme di emozioni iniziarono a prendere il sopravvento nella sua mente, non sapendo se confidargli o meno ciò che provava. Il suo cuore perse diversi battiti al solo pensiero di sfiorare quelle labbra che in realtà hanno sempre bramato entrambi.
<<Aish, come hai fatto?>>
<<A fare cosa?>>
<<Volevo usare la battuta del ladro, ma sta volta sarò serio.>>
<<Che ladro? Non sto capendo.>>
<<Nemmeno se ti dico ti amo lo capisci?>>
Il maggiore sgranò gli occhi non riuscendo a crederci, il battito iniziò ad aumentare ed una sensazione indescrivibile gli invase lo stomaco. Era impossibile. Era troppo bello per essere vero. Aveva paura di aver capito male, di stare sognando, ma invece no, era la realtà.

<<Quindi te>>
<<A quanto pare si>>
<<Non riesco a crederci>> negò più volte guardandolo e prendendogli le mani <<io ti amo sin dall'inizio Ming>>
<<Lo so>> si mise più vicino a lui. <<scusa se hai dovuto aspettare così a lungo>> mormorò quella frase, puntando l'attenzione sulle sue labbra troppo secche.
<<Che fanno due persone una volta arrivate a questa conclusione?>>
<<Non lo so, dimmi un po' tu>>
Il maggiore iniziò ad accarezzargli delicatamente, prima i capelli, poi la guancia <<posso baciarti?>>
Il minore annuì leggermente mentre lo guardava, con il cuore a mille <<fallo.>>
Il corvino avvicinò il proprio viso a quello dell'altro, mantenendo una distanza di pochi centimetri da sentire il suo respiro ed ammirarlo già con gli occhi chiusi.
Stava per unire le proprie labbra alle sue, quando fu interrotto da un bussare e da una voce <<Ragazzi, è pronto, venite.>>

ANGOLO AUTRICE

Ciao belle persone, scusatemi l'assenza, spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo, ci vediamo alla prossima.

Stellina~

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