twenty-seventh chapter

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In quella splendida giornata di primavera, molti fiori stavano sbocciando e stormi di uccelli si stavano riunendo nuovamente, persino il vento si era calmato. Tutto, attorno a loro, sembrava come se fosse scritto in una favola che amano tanto i bambini e che vogliono sentire sempre, prima di andare a letto, poiché è la loro preferita. In quel momento, ciò che gli circondava era irrilevante. Qualcosa di più profondo, di più sincero, era presente in quella stanza, in quei due cuori. Il più piccolo con il cuore a mille, le mani appoggiate delicatamente sulle sue spalle rassicuranti e gli occhi socchiusi. Mentre il maggiore, lo teneva ben saldo con una mano sul suo punto vita, uno dei posti protagonisti dei suoi più segreti sogni, con l'altra accarezzava lentamente il suo zigomo arrossato per via del momento. Le sue labbra stavano per unirsi a quelle dell'altro, se non fosse stato per una voce che avvertiva i due del pranzo e che li fece allontanare di qualche centimetro.

<<Credo sia meglio andare a mangiare, dovrai avere fame>> bofonchiò il maggiore, maledicendo mentalmente la madre per aver rovinato tale intimità. Il minore, ancora leggermente scosso dal tutto, annuì con il capo e fu il primo ad uscire da quella stanza, dove il clima, secondo entrambi, era privo di ossigeno. Andarono a pranzare: davanti ai loro occhi era visibile una tavola imbandita di cibo vario, cosa che lasciò l'ospite senza parole e con una leggera nostalgia ai ricordi della propria infanzia. In poco tempo, fu invitato a sedersi assieme a loro per consumare il primo dei tanti loro futuri pasti. Il silenzio prese il sopravvento, era percepibile una leggera tensione tra i due che, per tutta la durata del pranzo, si continuavano a scambiare sguardi inconsapevolmente. Sguardi intensi che si incrociarono, dopo alcuni tentativi da parte di entrambi, causando, nuovamente, la famosa sensazione che partiva dallo stomaco ed arrivava a tutto il resto del corpo. Rimasero così, per minuti interi, mentre la conversazione fra i due adulti continuava senza bisogno del loro intervento. Si persero nei loro occhi, fin quando il maggiore non ricevette una gomitata da parte del padre.

<<Mi hai sentito?>>
<<Eh?>> distolse lo sguardo. Azione che fece arrossire e ridacchiare il minore.
<<Ci rinuncio, ormai sei troppo occupato per dare attenzione al tuo vecchio papà>> gli scompigliò amorevolmente i capelli e si alzò ritornando al proprio lavoro, nel suo ufficio. Al contrario, la madre iniziò a sistemare la tavola, rifiutando l'aiuto proposto dal ragazzo, per offrirgli la possibilità di andare in camera e di riposare, poiché era stata una giornata abbastanza stressante. Egli annuì una volta ascoltate le sue parole e si diresse verso la stanza, nella quale, solo pochi minuti prima, stava per accadere quello che al solo pensiero lo faceva arrossire, ma allo stesso tempo sorridere, come un ragazzo con la sua prima cotta. Stava per varcare la soglia della porta, quando una mano si posò sul suo polso e lo fece girare istintivamente.

Lui era lì, davanti ai suoi occhi, bello come sempre. Credeva che sarebbe rimasto con la madre per aiutarla, oppure che aveva altro di meglio da fare che stare con lui, ma, evidentemente, si sbagliava. Zeyu in quel momento lo stava guardando e con quei suoi due occhi scuri, sembrava che fosse capace di leggere anche dentro la sua anima, di scoprire ogni suo segreto, di esaudire ogni suo desiderio. Nessuno dei due parlò, la porta della stanza fu però oltrepassata e subito dopo richiusa. In quell'istante nulla poteva rovinare il loro momento. Le mani del ragazzo si posarono sulla sua guancia, arrossata e morbida allo stesso tempo, per poi scendere e fermarsi sui suoi fianchi, dove trovarono una posizione stabile e fissa. Il più piccolo alternava lo sguardo fra i suoi occhi, ormai ipnotici per lui, e le sue labbra, che stava bramando da fin troppo tempo ormai, mentre appoggiava automaticamente le sue delicate mani, di nuovo sulle sue spalle.

Senza domandare nulla, senza aver bisogno di pensarci, lasciando solamente che il cuore vincesse in quella battaglia, le loro labbra si unirono in un candido e casto bacio. Non erano necessarie altre certezze, entrambi ne avevano mostrate fin troppe, nonostante ci sia voluto molto tempo prima che lo capissero. Gli occhi del più piccolo si chiusero godendosi il momento appieno, mille emozioni lo travolsero, ma una che riconobbe in particolare era l'amore. Si staccò egli per primo, facendo sorgere all'altro qualche dubbio. Prima che potesse proferire parola, vide l'altro metterlo a tacere, riattaccandosi alle sue labbra con più foga. Nonostante quel gesto, riconobbe, comunque, subito in lui: la timidezza, proprio come quando si erano conosciuti la prima volta, anni fa, ed aveva dovuto fare i salti mortali per fargli dire una parola o farlo sorridere; l'essere impacciato, come quella volta che era caduto, si era sbucciato il ginocchio, ma alzando lo sguardo aveva sempre avuto qualcuno al suo fianco; le paranoie che aveva cercato di far sparire poiché lo trovava bellissimo e non gli importava quello che gli altri avrebbero detto o pensato di lui, per il ragazzo era perfetto così com'era.

Riconobbe in lui il Ming della quale si era perdutamente innamorato e che faceva battere il suo cuore come nessun altro ne era capace. Terminato il fatidico bacio, il maggiore si sedette sull'estremità del letto e lo tirò a sé, tenendolo sulle proprie gambe. Il ragazzo nascose il viso sulla sua spalla, troppo imbarazzato per guardarlo e per ciò che era successo. <<Sai che sei bellissimo?>> ricevette in risposta un lamento e un cenno negativo del capo, che però non lo intimorirono <<Sai che ho aspettato da tanto questo momento?>> continuò mentre le sue mani scendevano sempre di più, causando nel moro dei leggeri brividi. <<Però non sai quello che vorrei farti>> gli mormorò a pochi centimetri dal suo orecchio, tastando la parte che considerava la sua meta e che gli aveva annebbiato la ragione. In risposta, ricevette uno sguardo che, in un primo momento, non decifrò. Prima che potesse chiedergli se fosse d'accordo, la sua voce, leggermente intimorita, trovò il coraggio di uscire. Si era promesso di essere sempre sincero con lui, di parlargli di ogni minima cosa. Era certo che lo amasse e se fosse stato così, sarebbe stato in grado di capirlo.

<<Zeyu, voglio fare le cose con calma, se corriamo troppo, potremmo farci del male>>
Ascoltò le sue parole in silenzio, aveva ragione, quei suoi istinti potevano attendere ancora un po', avrebbe aspettato che fosse pronto, non avevano nessuna fretta, e così gli disse, lasciandogli un dolce bacio. Lo strinse nuovamente a sé, non riuscendo a smettere di sorridere ed a frenare il proprio cuore che sembrava uscirgli dal petto. Senza pensarci troppo, riprese parola nel mentre che la sua mano stava accarezzando delicatamente alcuni ciuffetti che gli ricadevano sul viso.
<<Ming, devo chiederti una cosa>>
<<Dimmi>> sarebbe rimasto così, con il capo sulla sua spalla, per sempre, ma la domanda che sentì dopo, lo fece scomodare.
<<Vuoi essere il mio ragazzo?>>
Lo guardò alcuni secondi in silenzio per intimorirlo <<guardati, stai quasi tremando. Che domande sono? certo che si stupido>> gli prese il viso avvicinandolo a sé per poi baciarlo. Il corvino ricambiò sorridendo sulle sue labbra ed appoggiando la fronte sulla sua.

<<ti amo>>
<<ti amo anch'io>>

I due ragazzi passarono il pomeriggio insieme a rubarsi baci a vicenda ed a coccolarsi. Arrivata l'ora di cena, camminarono mano nella mano dritti verso la sala, dove continuarono a scambiarsi sorrisi e sguardi innamorati ad ogni boccone. Diedero la buonanotte ai due genitori e decisero, questa volta, di andare liberamente nella stanza del maggiore, dove il più piccolo riprese la sua adorata posizione. Parole dolci erano appena percepibili, alternate da piccoli baci. In quel momento, il più piccolo si sentiva davvero a casa, avrebbe continuato a ricambiare ed ad ascoltarlo per tutta la notte, se non fosse stato per la stanchezza che lo fece crollare addormentato sulla sua spalla. Il maggiore, una volta accorto del suo capo pesante, cercò di spostarlo e di appoggiarlo delicatamente sul letto, ma tutto era inutile, sembrava un piccolo koala attaccato al suo albero <<aish, come devo fare con te?>> Decise infine di stendersi insieme a lui, appoggiandogli il capo sul proprio petto, e di continuare ad accarezzargli i capelli fino a quando il sonno non rapì anche lui. La sua mano si appoggiò delicatamente attorno alla sua vita, in modo da proteggerlo, anche durante quelle ore notturne, da tutto e tutti.

ANGOLO AUTRICE

Salve personcine bellissime, per prima cosa volevo dirvi che sono felice di avervi portato, forse il migliore capitolo che io abbia mai scritto. Per secondo, spero che vi piaccia tanto quanto gli altri e nulla, alla prossima <3

Stellina~

Me+You=We (Zerui)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora