XIII

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Judit's pov

-Un caffè doppio, grazie- sorrido cordialmente al cameriere, mentre aspiro lentamente dalla sigaretta.
Il fumo mi annebbia dolcemente i pensieri, mentre sotto ai miei occhi la cartina si brucia lentamente.
Mi piace la sensazione di vederla bruciare sotto al mio naso, di farla diventare cenere.

Oggi la giornata è uggiosa, ma non me ne frega poi più di tanto. Voglio solo vedere Evelyn, che per la cronaca è in ritardo.
Controllo per la quinta oggi pomeriggio l'orario, sperando solo di non trovare mio padre incazzato oggi a casa, quello si che mi creerebbe problemi.

-Ciao, scusa il ritardo- si siede velocemente al tavolo con me, poggiando la sua borsa sulle gambe.
Resto a fissare il foulard bianco che le copre candidamente il collo, i capelli biondo cenere le ricadono sulle spalle come piume.
Mi sporgo e le lascio un dolce bacio sulle labbra, che la fa sorridere.
-Hai già preso qualcosa?- cerca di nascondere le guance rosse.
-Si, tu vuoi qualcosa?- spengo la sigaretta sotto la suola della scarpa.
-Un ginseng- arriccia il naso.
-Sempre col tuo ginseng- ridacchio spostando i capelli da una parte all'altra.

Divento stranamente nervosa in presenza di Evelyn, sempre. Sarà l'effetto che mi provoca, ma non l'ho mai provato con nessuno, e questo mi provoca una strana sensazione all'altezza del petto.

Allunga una mano verso di me afferrando la mia in una stretta decisa, e sicuramente non da Eve.
-Mi sei mancata, Judy- sussurra dolcemente, e il cuore prende a battere più forte.
Non mi sono nemmeno accorta di aver trasformato la mia espressione in un dolce sorriso, che mi alzo con ancora la sua mano nella mia e la trascino via.
-Che fai?- ridacchia confusa.
-Shh- spingo le labbra contro le sue in un tenero bacio a stampo.

Assaporo le sue labbra come se fossero il mio dolce preferito, mentre lei timidamente nasconde le dita fra i miei capelli. Credo sia stata la sua dolcezza, la sua inesperienza a farmi innamorare di lei, proprio perché io sono totalmente diversa.
-Bene bene bene- un risolino troppo vicino ci fa sussultare e di conseguenza, allontanare lievemente.

Mi sarei aspettata qualsiasi persona davanti, ma non lei, non Clarissa.
-Allora state insieme? Pensavo ti vergognassi all'aperto- sputa crudele. Non ho mai capito cosa ci trova di divertente nell'infastidire sempre la gente, ma adesso mettiamo le cose in chiaro.
-Che vuoi, bambola di plastica?- sputo spavalda.
-Oh niente, solo constatare l'ovvio. Ma ora che ne ho la certezza continuate pure indisturbate- sorride antipatica

L'afferro violentemente dal braccio, facendola voltare con un'espressione infastidita in volto.
-Mollami-
-Senti non so cosa tu voglia da noi, ma non ti conviene fare la furba con me, Barbie ossigenata, va bene?- la squadro, e sento Evelyn stringermi il gomito come a trattenermi.

Lei si libera in una contenuta risatina fastidiosa, poi si rivolge a Evelyn con lo sguardo, e avrei voluto staccarle la testa dal collo.
-Non te ne sei mai accorta vero, Evelyn?- assume una finta espressione infastidita, mentre Eve aggrotta le sopracciglia.
-Vattene- le ringhio addosso.
-Di che parli?- basta la voce incerta di Evelyn a farmi gelare il sangue nelle vene.
-Non vi siete mai baciate a scuola, giusto? E nemmeno a mensa o alle feste con i compagni- continua arcigna.
-Eve non l'ascoltare, vuole solo infastidirci- cerco di tirarla via ma lei sembra troppo curiosa di sapere cosa ha da dire quella bionda finta.
-Che intendi, Clarissa?-
-Non credo tu ti vergogni di lei- comincia, e mi sento impotente di fronte a tutto ciò.
-Ma lei è cattiva, e si vergogna di te piccola Evelyn, non sa nessuno di voi a parte Alhena- sbatte le sopracciglia con finta compassione.
-Non è vero- ribadisco, mentre sento il palmo delle mani prudere di nervosismo.
-Judit- Evelyn si volta lentamente verso di me, e i suoi occhi lucidi mi squadrano in cerca di dissenso, di speranza.
-Io ti amo, Eve- mi trema la voce.
-Ma non in pubblico- sussurra.
-Questo non è importante- scuoto il capo, allungando due dita verso il suo viso, ma si scansa slacciando anche le nostre mani unite fino a pochi secondi fa.
-Mi hai presa in giro- indietreggia.
-Non l'ho mai fatto- faccio un passo avanti.
-Io...- guarda il pavimento intorno a sé, confusa.
Poi si volta e corre via.
-Evelyn- le urlo dietro, ma ormai è sparita dietro un vicolo.

Mi volto infuriata verso l'artefice di tutto questo, che si gode la scena divertita.
-Sei un'arpia- e i miei occhi si iniettano di veleno.
-Ho solo aperto gli occhi ad una povera innocente- alza le mani con finta innocenza.
-Io mi vergognerei fossi in te, Clarissa- sputo il suo nome indignata -fai talmente schifo che hai bisogno di rovinare la vita agli altri solo per il gusto di farli soffrire, in che girone dell'inferno sei stata smistata?- stringo i denti.
-Senti chi parla, sciacquetta da quattro soldi, credi di dominare il mondo con quel giacchetto di pelle e la sigaretta fra le labbra? Credi di comandare lo stato? Abbassa la cresta- arriccia le labbra in una smorfia inviperita.
-Sei solo un'ipocrita, non ti basta rovinare la vita a te? Devi farlo anche agli altri? Risolvi i tuoi fottuti problemi prima di crearne altri alla gente- la sorpasso dandole una spallata forte abbastanza da farla barcollare.
E poi il silenzio, e non me ne frega un cazzo di aver toccato tasti dolenti, non doveva intromettersi tra me ed Evelyn.

L'indomani a scuola la testa mi pulsa convulsivamente, come se un martello mi stesse torturando da tutta la notte, ma purtroppo porto il peso di conoscere quel martello, e porta il nome di Evelyn.
L'ho ferita, era inevitabile. Ferisco tutti, prima o poi tutti si bruciano stando accanto a me.
Tranne una persona.
-Ehi straniera- punzecchia un dito nella mia guancia, con il suo solito sorriso perennemente esagerato.
Conosco Alhena, e a volte vorrei smettesse di sorridere anche se non ha voglia di farlo, vorrei spiegarle che il mondo non si merita i suoi sorrisi, il mondo non si merita lei.
-Lhena- accenno un sorriso, tanto per sperare che non si accorga di nulla.
-Gesù, che è successo?- prende a mordere il labbro inferiore.
Da piccola a volte lo torturava così tanto da farsi uscire il sangue, l'ho sempre rimproverata per questo.
-Nulla- sospiro.
-Judit...- borbotta con tono di rimprovero.
-Ho litigato con Evelyn, nulla di grave- mento, ma non si può mentire alla maestra delle bugie.
-Non è vero- mi squadra.
-Com'è andata con Mike?- cambio repentinamente argomento, cercando di sfumare il discorso con la sua stressante parlantina.
Arrossisce.
-Abbiamo passeggiato al molo, bevuto frappé, e parlato del più e del meno- abbassa lo sguardo sulle sue vecchie Nike rovinate. Dovrei comprargliene delle nuove.
-Ti piace?- sgrano gli occhi.
-Io..non lo so- sbuffa.
-Allora si!- squittisco.
-Judit...- si lamenta, appiattendosi contro gli armadietti.
Ma il discorso viene interrotto da una brusca entrata in scena, del tutto inaspettata.
-Senti, nana- e solo una persona la può chiamare così.
La vedo girarsi di scatto, evidentemente nessuno di noi due si aspettava il suo arrivo e del suo amico che penso si chiami Scott.
-Che vuoi, Narciso- sbuffa lei.
Dio solo sa quante volte ho visto questa scena!

Lui assottiglia lo sguardo indisturbato, in una comoda posizione con le mani in tasca. Ha sempre quella tranquillità che ti urta e ti eccita allo stesso tempo, ma Alhena sembra l'unica immune al suo fascino.
-Cazzo se sei bassa- arriccia il naso lui.
Ha solo voglia di infastidirla.
Lei aggrotta le sopracciglia.
-Sei venuto ad importunare?- cerca di mantenerea calma.
-Ti piacerebbero le mie attenzioni- ghigna lui.
-Non ho tempo da perdere quindi no, devi fare una cosa per me- torna serio.
-Neanche sotto terra- gli volta le spalle.
-Di solito non elemosino favori alle ragazze, anzi sono loro che me li chiedono in ginocchio quindi non fare la spocchiosa del cazzo, ragazzina- si innervosisce lui.
-Ho una domanda- si volta lei.
-Che novità- la punzecchia.
Cristo, mi sento all'asilo.
-Sei nato stronzo o ci sei diventato?- avanza lei, mentre la mia bocca assume la forma di una O.
-Oggi ti senti simpatica, sono contento per te ma purtroppo non me ne frega un cazzo, quindi adesso mi ascolti- si avvicina.

Mi acciglio.
Per un millesimo di secondo i capelli di lui le hanno sfiorato la fronte e giurerei di aver notato sguardi diversi. Sono rimasti in silenzio per un secondo, un impercettibile secondo che è bastato a farmi realizzare qualcosa che non ho mai realizzato prima.
Quei due non si sono mai guardati così, e anche se è successo per un secondo è successo, e forse non l'avrei dovuto notare ma l'ho fatto, l'ho notato, e adesso qualcosa è cambiato. Qualcosa in loro due è cambiato davanti ai miei occhi, e adesso mi chiedo soltanto quanto tempo dovrò attendere affinché se ne accorgano anche loro.

Angolo autrice
Spero di non avervi confuse troppo con questo pov di Judit, ma ci voleva il suo punto di vista..
Secondo voi la storia di Clarissa è finita qui?
E che cosa avrà voluto dire Judit con "risolvi prima i tuoi problemi"?
Infine questa scena che vede protagonisti Alhena ed Adriel, sotto lo sguardo di Judit.
E bene si, Judit è la prima a shippare Alhena ed Adriel! Farà bene a farlo?
(scusate se ho aggiornato tardi, ma sono figlia della notte e non ho guardato l'orario).
Al prossimo aggiornamento <3<3

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