XXIX

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Adriel's pov

Sono in una stanza bianca.
Totalmente bianca.

Il bianco è confusione, mi stordisce.

Mi alzo di scatto, sgranando gli occhi.

Dove sono?

Balzo in piedi, passando una mano fra i capelli.
La mia attenzione è catturata dal suono della voce di una donna, fuori dalla finestra alle mie spalle.

Mia madre.

-Questi sono i suoi vestiti, e i suoi giocattoli. Non- sospira con voce tremante.
-Non rimarrà molto qui, non dategli niente o giuro che-
-Signora, suo figlio è al sicuro qui-. Un'altra voce, di un'altra donna si interpone a quella di mia madre.

In uno scatto apro la porta bianca che mi divide da un ampio corridoio, e non sapendo bene dove andare inizio a correre verso di esso.

Due grosse mani di un uomo mi bloccano, e date le mie dimensioni ancora piccole non riesco a respingerlo.

Alzo lo sguardo vedendo mia madre voltarsi per andare via.

-Mamma- urlo dimenandomi.
Le donne si girano, e la mamma ha gli occhi lucidi.
-Mamma portami via- continuo a urlare, mentre lei porta una mano alle labbra trattenendo i singhiozzi.

-Portami con te, non mi lasciare qui- mi sgolo, mentre l'altra donna fa un cenno all'uomo che mi tiene.

-Rimarrai poco tesoro, tranquillo, non ti agitare- riesce solo a dire mentre la testa inizia a pulsare, le mani formicolare e il petto pesare.

Scalcio violentemente riuscendo a scappare via dalle mani degli uomini, adesso diventati due.

-Torna indietro, Adriel- dei cancelli dividono la figura della mamma dalla mia.

-Starai bene, non ti faranno niente. Starai meglio, guarirai. Solo per poco Adriel, solo per poco-

______________

Il buio mi travolge, dalla stanza entra solo uno spiraglio di luce dalla finestra che accarezza l'ambiente.

Mi sento degno di questo posto. Degno di essere avvolto nelle tenebre.

Poggio la testa contro la testiera del letto, aspirando dalla sigaretta avidamente.

Osservo il fumo creare delle nuvole grigie sullo sfondo buio. Mi soffermo sul momento in cui si disperde nell'aria, diventando buio accecante.

La porta si spalanca di botto facendomi borbottare scocciato.

Qualcuno ha interrotto la mia quiete, e questo non va bene.

-Apri le finestre- borbotta mia madre irrompendo come un elefante.

Spalanca le tende, accecandomi un occhio quando la luce corrosiva del sole perfora i miei occhi.

-E spegni quella sigaretta, questa stanza è una cappa- sventola una mano in aria.

-Sei venuta a rompermi le palle?-

-Il linguaggio, Adriel- mi reguardisce, portando le mani rovinate dai detersivi ai fianchi.

-Perché stavi al buio?- si avvicina cautamente.

-Il buio rilassa, mamma- sospiro.

-Già, per caso il buio guarisce anche le ferite?- indica le mie mani col mento, scuotendo la testa delusa.

-Che è successo?- prende le mani fra le sue, ma io le ritiro velocemente via.
Sembra dispiaciuta della mia freddezza, ma non dà a vederlo.

-Qualcuno ha fatto qualcosa che non doveva fare- ruggisco, spegnendo la sigaretta sul posacenere.

Fiori Di NarcisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora