XVI

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Come ho già accennato alla dottoressa Amanda, il mio sogno nel cassetto è stato sempre quello di fare la scrittrice.
Da bambina parlavo così tanto, che ho sviluppato un mondo tutto mio nel quale esprimo tutti i pensieri che passano per la mia testa in poesie, diari, block notes.
Adesso che sono cresciuta, la passione non si è mai affievolita, così mi ritrovo davanti alla porta del corso che dovrei intraprendere oggi pomeriggio.

Osservo ancora una volta l'orario, dondolando sui talloni per l'ansia.
Quando scattano le 15:00 in punto, spalanco la porta dell'aula.

Mi acciglio quando all'interno trovo una serie di persone intente ad osservare varie tele per l'aula.
-Scusa, questo non è il corso di scrittura vero?- chiedo ad un ragazzo dagli occhi a mandorla, che tiene un pennello in bocca.
-N-no, corso di arte- si aggiusta gli occhiali sul naso, timidamente.
-Oh- annuisco.

Mi guardo intorno, ammaliata dall'odore di vernice fresca nell'ambiente.
Osservo le mani di una ragazza, che tiene in mano un pennello, scorrere fluide sulla tela.
-Astrattismo- sussurro.
La ragazza si alza di scatto, facendomi retrocedere imbarazzata.
Ma nel modo di farlo, urto contro una tela facendola quasi rovinare a terra.
L'afferro al volo, cercando il proprietario, ma questa tela è sola.

Rimango intontita nell'ammirare la bellezza del dipinto.
Rappresenta due mani unite, incrociate.
È semplice nella sua bellezza, ma tanto realistico e riflessivo.
Le mani non sono unite in una presa ferrea, ma le dita incrociate tra loro sono sul punto di slegarsi.
Ogni particolare è curato nel minimo dettaglio, facendolo quasi sembrare una foto.
Chi ha fatto questa opera d'arte, ha un vero talento.

Abbasso lo sguardo in basso a destra del dipinto, notando l'incisione di due iniziali.
"A.H" .
-Sarà l'autore- bisbiglio fra me e me.
-Dipinto di mani, uno dei migliori qui dentro- una voce rauca arriva alle mie spalle.
Un uomo sulla cinquantina mi affianca, osservando il dipinto che prima osservavo io.
-Lei è l'insegnante di arte?- sorrido all'uomo.
-Si- sospira.
-Ha degli alunni davvero talentuosi- ripunto lo sguardo sul dipinto.
-Non generalizzerei, il creatore di questo è davvero talentuoso- commenta ridacchiando.
-È stato lei ad insegnarglielo?- chiedo.
-Mi sarebbe piaciuto, ma no- scuote la testa.
-Ogni venerdì, cioè l'orario del corso, ritrovo una nuova tela dipinta- si aggiusta gli occhiali sul naso.
-Vuole dire che qualcuno ha fatto questo- indico il dipinto -Prima dell'inizio della lezione e poi se n'è andato?-
-Si, succede sempre, e ci sono sempre le stesse iniziali- annuisce.
-Sa chi è?- mi volto a guardarlo.
-Si, sono riuscito a scoprirlo dopo tanto- ride di gola.
Succedono vari secondi di silenzi.
-Adriel è troppo orgoglioso anche per partecipare ad un semplice corso con altri comuni mortali- sbuffa.
Il mio cuore salta un battito.
-Ha detto Adriel?- la mia voce è ridotta ad un bisbiglio.
-Adriel Howell, l'autore- risponde ovvio.
Schiudo le labbra di sorpresa.
-Ho provato a convincerlo a partecipare, ma non c'è stato verso- si passa una mano in testa.
-È il giovane più talentuoso che io abbia mai conosciuto- continua, mentre io non ho parole.
-Oh, mi chiamano, arrivederla signorina- mi fa un cenno con la mano, allontanandosi.

Resto a fissare la tela per altri dieci minuti, incapace di aprire bocca.
Sapevo che Adriel è bravo a disegnare, ma non immaginavo a questi livelli. Lui ha veramente un talento unico, ma non lo valorizza.

Finita la mia prima lezione al corso di scrittura, decido di scrivere un messaggio a Judit, che non vedo da stamattina
Ehi, tutto apposto? Dove sei?
digito velocemente, salendo in macchina.
I minuti passano, ma lei non risponde e la mia ansia sale.
Così scrivo ad Evelyn.
Ciao Eve, Judy è con te?
invio il messaggio, e fortunatamente nel giro di pochi secondi risponde.
Ciao Lhena, no non è con me.
Leggo, e purtroppo la mia ansia non svanisce come speravo.

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