XLII

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Le anime più forti sono quelle temprate dalla sofferenza, i caratteri più solidi sono cosparsi di cicatrici

~Khalil Gibran

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Non ho mai sentito il vento più tagliente di così.

Mi squarcia la pelle, creando ferite talmente profonde che faccio fatica ad ignorarle.

Mi squarcia l'anima, il petto, ruba la mia essenza e la regala per un attimo al buio.

intorno a me sempre lo stesso bianco, mi viene la nausea.

Sento solo il ticchettio dell'orologio da polso che indosso, adesso segna le quattro e mezzo del mattino.

Arresto la mia corsa, quando infondo al corridoio d'ospedale vedo le figure di Jane e George, Meredith e Phill.

Mi guardano, asettici, con compassione, distrutti. Una lacrima sulla guancia di Meredith scivola in contemporanea alla mia.

Silenzio, solo la mia anima che si rompe.

"Andrà tutto bene" mima Jane con le labbra. Si sbagliava, niente sarebbe andato più bene.

Prima di cadere sulle ginocchia e sbucciarmi anche quelle, intravedo con la coda degli occhi un blu ceruleo, adesso scuro come la pece.

Poi non ricordo più niente. Mi sono risvegliata in una casa che non era la mia, circondata da un profumo che non era quello dei miei genitori. Così, racchiusa nel mio buio, realizzavo che non sarei stata mai più circondata dal loro profumo, e che di loro mi sarebbe rimasto solo un ricordo sbiadito.

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Sento le lacrime salate appiccicate alle guance, mentre abbraccio le ginocchia serrate al petto, con le mani fasciate dai guanti.

-Potrai solo andare a scuola e a lavoro, poi resterai in casa a meditare sui tuoi errori- la voce autoritaria di Jane non mi provoca alcun sussulto. Anzi vorrei ringraziarla perché, sinceramente, non voglio fare nient'altro.

-Per due settimane- aggiunge, recuperando il camice dall'armadio.

-Una settimana, basterà- controbatte George.

-George, si è presa libertà che non le erano state concesse- il suo tono rude non mi ferisce più di tanto. Per ora, sono troppo stanca per provare altro dolore.

-Si è già pentita, vero Lhena?- osservo gli occhi speranzosi di George, mentre i miei sono appannati dalle lacrime.

Lasciatemi salire in camera, vi prego, non voglio rompermi davanti a voi.

Sto in silenzio.

-Va bene- sussurra Jane, lo sguardo perso a terra.

-Una settimana- poi mi guarda, per secondi interminabili, e si chiude la porta d'ingresso alle spalle.

Una mano si poggia sulla mia.

-Non posso curare il tuo cuore rotto, Lhena, non nel senso sentimentale della cosa- inghiotto un grosso groppo amaro.

-Ma posso darti conforto anche se non conosco il motivo del tuo dolore- una lacrima fugge al mio controllo.

-Ti va di fare dei biscotti? Come quelli di Margaret?-

Mi sono sempre chiesta in quanti parti una comune anima può essere frantumata. Non ho ancora trovato la risposta alla mia domanda, poiché sono convinta che una persona non smetterà mai di rompersi, fino ai millesimi pezzettini, fono a diventare polvere scolorita.

Fiori Di NarcisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora