XXXIV

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~Ciò che ricordiamo dall'infanzia lo ricordiamo   per sempre: fantasmi permanenti, timbrati, inchiostrati, stampati, eternamente in vista~

Cynthia Ozich

 
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24 Novembre 2019

-Allora, le pedine si posizionano nella casella blu- spiega attentamente Jane, mostrando le pedine a Mason.

Rimango a fissare i suoi occhi bruni, come incantata da quel colore tanto profondo e accogliente che mi fa sentire a casa quando ne ho più bisogno.
Il suo sorriso, mi scalda il cuore.

-Vieni ragazzo, accompagnami fuori- George gli dà due pacche sulla spalla, mentre lui mi sorride da lontano.

Ricambio il sorriso, osservando i due uomini che adesso stanno uscendo in veranda, che potrei considerare i più importanti della mia vita.

Sto con Mason da un anno ormai, siamo diventati l'uno l'abitudine dell'altro.

Mi assicuro che Jane non mi stia guardando, per sgattaiolare vicino la veranda e origliare la conversazione.

Jane per ora è occupata a sentire Meredith al telefono. Gli Howell quest'anno hanno optato per festeggiare il ringraziamento fuori città, e a lei non è andata molto giù questa cosa.
Non c'è ringraziamento che non abbiamo passato insieme.

In effetti volevo sfruttare l'occasione per presentare Mason alla mia seconda famiglia, ma sarà per la prossima volta.

Mi appiattisco contro la parete, come una fuggitiva, e aguzzo le orecchie.

-Mi fa piacere che tu e Alhena siate tanto legati, sembrate felici- sento mormorare George.

-Voglio molto bene ad Alhena, credo sia la cosa migliore che mi sia capitata in questi anni- borbotta il mio ragazzo.

Sorrido, fra me e me.

-Alhena è speciale, Mason, non per tutti- il tono di George si incupisce, così come la mia espressione.

-Questo l'avevo appurato, spero solo di esserne all'altezza-

La portafinestra che dà sul giardino si spalanca, ed io faccio in tempo ad allontanarmi per non essere vista.

Una mano acchiappa la mia.
-Vieni, ti dò il mio regalo- Mason indica con il mento il piano di sopra e io, ammaliata dal suo sorriso, lo seguo incantata.

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Arruffo con le mani nel mio armadio, in cerca di qualcosa decente da mettere.
-Maledizione-
Jane ci tiene molto all'eleganza nel giorno del Ringraziamento, sa che odio festeggiarlo, ma pretende almeno che non mi presenti di sotto in felpa e leggins.

Sbuffo stufa, portando le mani ai capelli.

Non capisco la necessità di indossare qualcosa di tanto elegante, durante una festività in famiglia.

Poi, l'illuminazione.

Balzo in piedi spalancando le ante dell'armadio.
Estraggo, con delicatezza, il vestito nero in pizzo di mia madre, che Jane ha accuratamente sistemato per me su misura.

Fiori Di NarcisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora