XLVII

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God, I wish that you had thought this through
before I went and fell in love with you

Adriel's pov

Poco prima

Sono nervoso.

Non ho chiuso occhio, da quando in piena notte ho dovuto spostare il corpo di Alhena pressato sul mio, e mi sono dovuto trascinare a casa controvoglia.

Se Alhena fosse stata una sconosciuta, non avrei avuto problemi a restare nel suo letto tutta la notte, ma dato che le nostre famiglie vivono come in simbiosi, non avrei saputo spiegare a Jane e George del perché mi trovassi nel suo letto, in una posizione alquanto fraintendibile.

Eppure la sua distanza riesce a provocarmi fastidio, talmente tanto che scosto le coperte dal mio corpo e balzo all'impiedi.

Ho bisogno di una doccia fredda, che magari mi faccia dimenticare temporaneamente che neanche tre ore fa era sopra di me, mi abbracciava, mi stringeva e
Cazzo.

Esco con ancora i capelli umidi, il sotto della tuta  e mi scordo totalmente che siamo a Dicembre, a ridosso del Natale, e non mi posso permettere di girare così.

Non mi posso permettere.
Divertente.

Con ancora le spalle umide come i capelli, scendo di sotto.

-Adriel mettiti qualcosa- mia madre passa velocemente per la cucina, dedicandosi a rivoltare dei pancake sulla padella, e decorarli attentamente con mirtilli, panna e cioccolata.

Siedo sullo sgabello alto accanto all'isola.
-Abbiamo ospiti?- sospiro, osservandola dimenarsi per preparare caffè, cappuccino, toast.

-Phill diglielo anche tu- sbuffa, passandosi il dorso della mano sulla fronte.

Mio padre fissa il il giornale, e senza smuoversi di un centimetro sibila -Adriel mettiti qualcosa- atono.

Mia madre si volta, lo guarda e sorride.
-Sei d'aiuto Phill, grazie tante-

Ficco le dita nella ciotola dei mirtilli e ne afferro tre o quattro, portandoli poi alle labbra.

Meredith scosta violentemente la ciotola da sotto le mie dita.
-Sono per Janice- sibila.

-Janice?-

-Si, la mia collega. È venuta stamattina presto per fare un lavoro con me, le ho concesso di fare una doccia- indica svogliatamente il piano di sopra.

-Ah, e le ho dato una tua maglia- aggiunge, all'ultimo minuto.

Sollevo le sopracciglia.
-Come?-

-Scusate il ritardo. Cavolo Mer, hai lo shampoo e il balsamo in un solo flaconcino! Fenomenale-
Un forte accento britannico arriva alle mie spalle.

Mi volto svogliatamente.
Una ragazza, alta e dalla pelle olivastra, i capelli castani lunghi e sciolti, con indosso la mia maglia.

-Hai fame? ho preparato giusto qualcosina.. non volevo mettere in mezzo troppe cose- mia madre porta a tavola un vassoio colmo di qualsiasi prelibatezza salata e dolce, ed io inarco un sopracciglio.

-Ah, dimenticavo. Adriel, Janice, Janice, Adriel, mio figlio-
Blatera velocemente, ingarbugliando la lingua.

La ragazza mi guarda, mi scruta con particolare attenzione.
Io le rivolgo uno sguardo disinteressato, ma mi soffermo sugli occhi.
Azzurri.
Di un azzurro semplice, nulla di particolare.

-Cavolo, siete due fotocopie- ridacchia, passando l'indice da me a mia madre ripetutamente.

Lei sta per ribattere quando qualcuno bussa alla porta, attirando la nostra attenzione.

Fiori Di NarcisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora