XXVII

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-Metti le mani nell'impasto..brava così- le sue mai guidano le mie, imbrattate di farina e uova.
-Ma ci basta per tutti?- chiedo dolcemente, ridacchiando.
-Si, piccola Lhena, anche se lo zio Phill e lo zio George mangiano tanto- continuo a impastare guidata dalle sue dolci mani.
-Mamma-
-Dimmi-
-Oggi quel Narciso ha picchiato un bambino, di nuovo- tiro su col naso, concentrandomi sulle nostre mani incrociate.
-Davvero?- sussurra esitante.
-Si, non capisco perché è così cattivo- metto il broncio.

Lei ridacchia arricciando il naso.
-Non è cattivo, Alhena, lui è così. Sta imparando a non esserlo- trascina via le nostre mani dall'impasto, trascinandomi sotto il getto dell'acqua per ripulirci.
-Meredith e Phill non sono riusciti ad insegnargli le buone maniere, vero?- sospiro.
-Non è colpa loro, a volte gli sforzi non bastano. A volte ciò che nasce da qui- picchetta due dita sulla mia tempia -Non si può cambiare-

Copre con un telo l'impasto, pulendosi le mani esili sul grembiule.
-Mettiamo le stelline di zucchero? Che a Jane piacciono tanto?- pizzica il mio naso, facendo una smorfia tenera.
-Si!-
-Mamma, ci hai mai pensato che Jane e George sono gli unici a non avere figli? Non ne volevano?- mi stropiccio gli occhi con il dorso della mano.
Lei stringe le labbra in una linea sottile.
-A volte la natura non è dalla tua parte, ma loro li hanno sempre voluti- sospira.
-Oggi è la giornate delle domande? Avanti, mettiamo queste stelline di zucchero- mi fa un cenno con la mano, prendendo una manciata di zuccherini a forma di stelle e spargendole sopra l'impasto.

-È tutto per me questo?- la voce maschile di papà ci fa alzare il naso.
Gli corro incontro mentre lui tiene le braccia spalancate.
-La mia cucciolina, come stai oggi- sussurra fra i miei capelli.
-Bene papà- annuso il suo profumo.
-Io non merito un bacio?- squittisce la mamma dietro di me.
-Lei ha dimenticato il nostro anniversario quindi niente bacio per la mamma- mi sussurra come se fosse un segreto.
-Ehi! Ho solo ritardato di qualche ora John!- lo colpisce giocosamente con la gonna del grembiule.
-Si solo cinque ore, niente di che- scrolla le spalle mentre avanza nella sua direzione.

Li osservo abbracciarsi con un sorriso sulle labbra.

-Dimentichi sempre tutto- le sussurra papà.
-Colpevole- ridacchia lei mentre gli lascia un bacio a fior di labbra.

__________

Il dolore, il piacere.
A dividerli c'è solo un filo sottile e invisibile che ti fa perdere il contatto con la realtà.

Fisso la mia figura allo specchio.
I capelli scompigliati, gli occhi ancora reduci da una notte agitata, le guance rosse.
Le labbra schiuse, da cui cola una goccia di sangue che ripetutamente cade sul lavandino, provocando un rumore assordante.

Il silenzio mi avvolge, solo il sangue che cola dalla mano fa trambusto.

Non sento dolore, non sento niente.

Li ho sognati, di nuovo, so solo questo.

Una lacrima languida e solitaria attraversa coraggiosamente la mia guancia.

Osservo la mia mano tremante, imbrattata di sangue e dolore.
Ma niente fa più male dei ricordi.

Apro asettica il flusso dell'acqua, spingendo la mano sotto di esso.
Poi lo richiudo e fisso la ferita aperta.
Socchiudo gli occhi e la richiudo con un cerotto.
Ricopro come al solito le mani con i guanti a mezze dita di stoffa, e senza aprire bocca, torno in camera.

_____________

Osservo la strada correre velocemente al mio fianco, fantasticando su una mia possibile fuga da McAllen.

Fiori Di NarcisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora