LII

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Non so nulla con certezza, ma la vista
delle stelle mi fa sognare

Vincent Van Gogh

Adriel's pov

Sono sveglio da un po', in realtà.
So perfettamente che siamo in ritardo per il matrimonio, ma sono troppo concentrato su altro per ora.

Lei sta dormendo nella stessa posizione da quando mi sono svegliato: ha la guancia premuta sul mio petto, le labbra schiuse e rosse, gli occhi semiaperti, una mano sul mio fianco e l'altra sul mio collo.

Credo veramente che entrambi siamo stati creati per assumere questa posizione. O qualunque altra, basta che ci tocchiamo.

Vorrei accendermi una sigaretta mentre la guardo, per tranquillizzarmi del tutto, ma la sveglierebbe ed è l'ultima cosa che voglio.

Penso veramente che potremmo restare così a vita.

Le scosto una ciocca nera dalla fronte, e premo le labbra fra di loro trattenendo l'impulso di baciarla.
La tocco con una delicatezza che non mi appartiene perché l'ultima volta, le ho donato una violenza che non merita.
Ho paura di romperla, anche solo sfiorandola.
Ho paura che sia tanto fragile da sfracellarsi fra le mie mani, a causa mia.

Percorro con un dito le curve coperte dal lenzuolo, e non posso che chiedermi quanto io abbia resistito nella mia vita desiderando questo, e non potendolo avere.

Ora come ora, può caderci un meteorite di sopra, non credo mi importi.

Quando muove il capo e si stropiccia gli occhi, non mi curo che si renda conto che la stessi fissando, voglio solo aggrovigliarmi ancora con lei.

Con i capelli scompigliati, gli occhi lucidi e le guance rosse, solleva lo sguardo su di me e camuffa un sorriso.

Poi si fa seria d'un tratto, sposta lo sguardo sulle mie labbra e mi chiedo quanto ancora io debba aspettare, prima che posi le mani sulle mie guance e spinga le
labbra sulle mie.

E, impaziente e soddisfatto, non esito a raggiungere la sua lingua in un gesto veloce.

Le sue gambe mi circondano il busto e le mie mani trovano l'estasi sui suoi fianchi.
Forse, è la prima volta che devo piegare il collo all'insù per guardarla.

Separa le nostre labbra delicatamente, e fa qualcosa che non avrebbe mai dovuto farmi.
Mi sorride.
Di un sorriso sereno, paradisiaco, di quelli che non si possono rivolgere a tutti, anzi a nessuno.

E che l'abbia rivolto a me, è più di un premio.
Non merito quel sorriso, io.

-Che c'è?- sussurra, continuando a tenere le guance aperte in quel maledetto sorriso, mentre io mi accorgo solo ora che la sto fissando come un ebete.

Che c'è? Noi c'è, e non era affatto programmato.

-Nulla- scosto il lenzuolo, toccando i suoi fianchi nudi.

-Dimmelo- afferra il labbro fra i denti, impuntandosi come fa sempre.

C'è che sento che non mi basta nemmeno da qui alle stelle.

Sposto piuttosto le mani dietro le sue cosce, invertendo velocemente le nostre posizioni.
Lancia un urlo quando si ritrova ad accogliermi fra le cosce, e le mie labbra di nuovo sulle sue.

-Adriel-

-Mh-

-Il..-

-Il cosa?- sbuffo.

-Il matrimonio!- spinge le mani sulle mie spalle, facendomi rotolare al suo fianco.

Sospiro scocciato quando la vedo affrettarsi a scendere dal letto e mettersi le mani ai capelli.

Fiori Di NarcisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora