Capitolo 18: Giorno

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Locked up, can't get you off my mind, off my mind
Lord knows I tried a million times, million times
Oh-whoa, why can't you
Why can't you just let me go?
-Prisoner, Miley Cyrus


RULA'S POV

"Un Tuxedo, per favore"

"Arriva subito" risposi al cliente che aveva appena ordinato il cocktail.

Mentre andavo a prendere l'Assenzio abbandonato in fondo al bancone, cercai di concentrarmi sulla storia di questo drink. Apprezzavo la scelta di questo cocktail praticamente sconosciuto, un peccato visto che era il progenitore di molti cocktail moderni. E pensare al fatto che il Tuxedo avesse una storia avvolta nel mistero, che si divideva tra l'essere una variante o il padre del Martini cocktail, era più facile che far sì che la mia testa si arrampicasse su pensieri rivolti a un'unica persona.

Mentirei se dicessi che mentre stavo shakerando, i miei occhi non avevano cercato quelli di qualcun altro nella sala. E altrettanto inevitabilmente la mia mente cercava ancora di capire se Conners c'entrasse qualcosa con quello che mi aveva detto oggi Charlene.

Completai il cocktail con una decorazione fatta con una scorza di limone e una ciliegia, per poi servirlo al cliente con un sorriso.

Che andasse a farsi fottere la politica del locale, non ero abbastanza lucida per controllare in quanti erano già ubriachi, e avevo bisogno anch'io di alcol per continuare la serata.

Quando Rikki prese servizio però il mio umore cambiò drasticamente. Lei era sempre in grado di farmi tornare il sorriso e di portarmi altrove.

Stare dietro il bancone con lei era divertimento assicurato: si impegnava nel provare a fare qualche trick con le bottiglie, cercava di trasformare ogni millilitro di alcol in once - fallendo ogni volta aggiungerei - e metteva ombrellini in ogni cocktail come se fossimo stati in un villaggio turistico. La amavo.

Durante la serata fortunatamente i pensieri si affievolirono ma altrettanto non fecero gli shottini.

"Juli che hai? Come mai stasera ti stai lasciando andare così tanto?" chiese Rikki, forse davvero preoccupata dal fatto che non mi stavo comportando con il mio solito autocontrollo.

"Ho solo voglia di divertirmi e farmi scivolare di dosso un po' di serietà"

Sorrise leggermente ma probabilmente non ci credeva nemmeno un po'.

Decisi allora che l'avrei portata sulla strada della perdizione insieme a me, un po' perché era da molto che non ci davamo davvero alla pazza gioia insieme e un po' perché non volevo che si comportasse da madre con me. Non che mi desse fastidio intendiamoci, ma non era la sera adatta per fare le brave ragazze.

Volevo bene a Rikki, era una delle mie migliori amiche dopotutto, ma il fatto di condurre due vite rendeva tutto più difficile perché non potevo permettermi di aprirmi del tutto con lei e rischiare di farmi sfuggire ciò che doveva rimanere segreto.

Era ingiusto e forse anche da codardi talvolta, ma era così che funzionava. Era un mondo fatto di sacrifici.

Al ché pensai al club, da quando ci eravamo radunati a casa di Martin dopo che lui aveva espressamente organizzato quella serata per me, non ci eravamo più sentiti. Certo magari qualcuno di loro si sentiva qualche volta, sicuramente più frequentemente di quanto io facessi con loro, e questo mi rattristò ancora di più quella sera. Mi stavo rendendo conto di quanto loro avessero fatto per me e di come io invece sparissi per la maggior parte del tempo, tornando poi come se nulla fosse. Non mi sentivo per niente una buona amica.

Furono in due o tre che nonostante lavorassi in quel momento, cercarono di intrattenere conversazioni, offrirmi da bere e provarci. Un altro giorno ci sarei anche stata ma oggi non ero minimamente in vena di flirt. Fu quella forse la goccia che fece traboccare il vaso nella curiosità o apprensione di Rikki.

𝑫𝒖𝒑𝒍𝒊𝒄𝒊𝒕𝒚 - il doppio o il nienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora