Capitolo 37: Giorno

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I broke his heart 'cause he was nice
He was sunshine, I was midnight rain
He wanted it comfortable
I wanted that pain
He wanted a bride
I was making my own name
Chasing that fame
He stayed the same
All of me changed like midnight
-Midnight Rain, Taylor Swift

RULA'S POV

Tornata alla mia scrivania dopo quella che avrei potuto inserire nella lista delle cazzate che continuavo a commettere ultimamente, ero ancora troppo intorpidita dai nostri orgasmi per accorgermi dei messaggi che spuntavano dalla schermata di blocco del mio cellulare. Per cui solo una volta arrivata a casa mi ero accorta che mentre io mi divertivo con il mio capo, il mio ex mi aveva scritto.

E lì mi sentii ancora più in colpa. Non sapevo perché, insomma tra me e Devon era finita da anni, eppure una parte di me sentiva quasi di averlo... tradito. Come se il fatto di avere anche solo delle parole non dette in sospeso equivalesse a non aver ancora chiuso del tutto la nostra storia.

Quindi l'idea di incontrarlo, come accennava lui nel suo messaggio, non mi faceva impazzire, ma al tempo stesso sapevo che quella questione andava chiusa una volta per tutte.

Allora dopo aver chiamato Charlene ed essermi scusata una decina di volte per averla disturbata, le avevo chiesto se potevo ritardare l'entrata al lavoro il giorno seguente e dopo il suo assenso avevo risposto finalmente a Devon mandandogli anche il nome di un bar non tanto distante dalla Laflinis così che subito dopo il nostro incontro sarei potuta andare dritta alla rivista.

Ovviamente Charlene si era anche premurata di farmi sapere che da lì a breve avremmo avuto uno dei nostri incontri per parlare anche di ciò che era successo durante quel pranzo.

Dopo tutto ciò mi presi un momento per crogiolarmi nel fatto di essere ceduta, un'altra volta, nelle braccia di Ryan. O meglio, le nostre bocche erano cadute in alcune parti dei nostri corpi, ma quella precisazione non era propriamente d'aiuto nel farmi processare meglio l'accaduto.

Non potevo negare che mi fosse piaciuto, insomma il ragazzo ci sapeva fare, eppure sapevo che non si trattava solo di quello.

Quando Conners mi lanciava una sfida io la raccoglievo, provocarci era diventato il nostro gioco e da quanto avevo capito oggi, nemmeno il finire insieme avrebbe messo fine a tutto quello.

Da una parte sapevo di trovarci gusto in questo rapporto, punzecchiarci era parte della nostra complicità e teneva accesa in me quella scintilla che mi faceva sentire viva, così come lo faceva avere un segreto che comportava una seconda identità.

Dall'altra però c'erano tutte le regole e le responsabilità. Non potevo permettermi di lasciarmi andare con lui perché sapevo che avrei, e avremmo, rischiato grosso, sia se si fosse venuto a sapere che me l'ero fatta con il capo e lui con una sua dipendente, sia se le nostre seconde identità fossero state scoperte.

E poi la mia regola di non andare mai più di una volta con la stessa persona che fine aveva fatto? Cosa aveva lui di così speciale da farmi mettere in discussione tutto ciò per cui avevo sudato tanto?

Comunque fosse dovevo riprendermi, non avevo intenzione di piangermi addosso, io avevo preso quelle decisioni con cognizione di causa e era giunto il momento di rifletterci ma anche di essere pronta a prendermi le mie responsabilità.

Quei momenti con Ryan mi avevano fatta stare bene, lui non mi aveva mai costretta, anzi si era perfino inginocchiato per me, per ben due volte e se quello non aveva fatto altro che aumentare la mia eccitazione, sapevo anche che era una metafora non solo del potere cedutomi ma anche del fatto che potevo fidarmi di lui, non mi avrebbe mai messo in una posizione scomoda e io dovevo solo capire come non finirci da sola.

𝑫𝒖𝒑𝒍𝒊𝒄𝒊𝒕𝒚 - il doppio o il nienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora