Capitolo 6: Giorno

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...Cross my heart and hope to die
Welcome to my darkside
-Darkside, NEONI

RULA'S POV

Mancavano esattamente ventiquattro ore alla scadenza della settimana data da Conners. Per questo mi trovavo davanti al suo ufficio, in procinto di bussare.

Io la risposta ce l'avevo già il giorno stesso, me l'ero solo presa comoda, sfruttando al meglio questo tempo. Ma comunque, non mi sarei mai presentata l'ultimo giorno, con il cuore in gola e in pena per la paura di quello che il mio capo avrebbe potuto fare se non avessi accettato. E di sicuro non mi sarei fatta mettere in piedi in testa da lui.
Entrai e mi sedetti nello stesso posto della scorsa volta.

Ryan oggi indossava un completo celeste, una camicia bianca ma nessuna cravatta. Dovevo ammettere però che sapeva come vestirsi bene.

"Buongiorno Signor Conners" sorrisi.

"Buongiorno. Ma puoi darmi del tu"

"D'accordo"

"Presumo tu sia qui per una risposta"

"Io non le ho detto che poteva darmi del tu però" lo provocai.

Inarcò un sopracciglio e sorrise appena, così continuai.

"In realtà sono qui per una domanda"

Mi alzai in piedi e feci il giro della scrivania fino ad arrivare affianco alla poltrona dove era seduto, per poi appoggiarmi alla scrivania, come aveva fatto lui la scorsa settimana.

Non fece sparire quel sorrisetto, anzi. Alzò leggermente lo sguardo per guardarmi negli occhi. Scoprii così che guardarlo dall'alto era più piacevole del previsto.

"Dimmi, Ryan" rimarcai il suo nome, smettendo di darle del lei, "Perchè?"

"Scusa... Scusi?" si corresse.

"Perchè per te è così importante questa cosa?"

Il suo sorriso si allargò.

"Presumo che se ti mentissi tu lo capiresti e che non mi lasceresti in pace finchè che non ti dirò la verità"

Tralasciai il fatto che mi avesse dato nuovamente del tu e risposi affermativamente. Si stava mettendo alle strette da solo, e nel momento in cui avrebbe provato a mentire, anche se io non l'avessi capito, si sarebbe smascherato da solo, anche con il solo linguaggio del corpo. Perchè credeva che io potessi capire effettivamente se ciò che gli usciva dalla bocca era la verità o meno, per cui dire una bugia gli sarebbe costata molta più fatica e l'avrebbe tradito.

"Sei un ricco uomo in affari che può avere tutto quello che vuole, allora perché hai bisogno di me?"

"Reputazione forse". Poteva anche essere vero, ma non era tutto.

Spostò lo sguardo dal mio ed iniziò a guardarsi intorno. Come aveva già detto prima, non avrei accettato una bugia.

"Famiglia più che altro"

Era serio, non stava mentendo ma non voleva comunque parlarne, si vedeva.

Per ora non avrei indugiato oltre, ma non avrei chiuso l'argomento così facilmente, stavo solo decidendo di metterlo in pausa.

"Bene" mi alzai e mi rimisi di fronte a lui, ma questa volta rimasi in piedi ed appoggiai i palmi delle mani sulla scrivania in modo da far tornare i suoi occhi su di me.

"Avremo tempo di parlarne meglio quando ti preparerò"

"Quindi, accetti?"

"Mi sembrava di non averti ancora dato il permesso di darmi del tu" risposi alzando leggermente il sopracciglio.

𝑫𝒖𝒑𝒍𝒊𝒄𝒊𝒕𝒚 - il doppio o il nienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora