Capitolo 30: Giorno

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Sometimes when I'm lonely, I sit and think about him
And it hurts to remember all the good times
-Angeleyes, ABBA

RULA'S POV

Amavo il periodo di Natale a San Francisco. Mi era sempre piaciuto seguire le tradizioni del posto: ammirare gli alberi giganti nelle piazze della città, visitare la Grace Cathedral e i suoi origami, pattinare sul ghiaccio e sì, anche prendere un tè nella casa di pan di zenzero del Fairmont Hotel quando possibile.

Oggi era la vigilia di Natale e per quanto mi sarebbe piaciuto passarla davanti a un film natalizio, seduta sul divano con una coperta e una cioccolata calda insieme a mia zia, oggi avevo una missione: trovare Leslie e Kelly.

Non mi si poteva sganciare una bomba del genere senza aspettarsi che io poi facessi davvero qualcosa. E se ciò che aveva detto mia zia non erano solo parole al vento, mi trovavo proprio nei pressi del luogo dove avrei potuto incontrarli.

Il negozietto in questione era un posto dagli spazi angusti che per ogni festività si addobbava in maniera diversa e vendeva oggetti a tema di qualunque tipo e si sapeva che cose del genere attiravano gli occhi di tutti, i miei e all'epoca quelli dei miei amici sicuramente.

Al posto di aspettare fuori al freddo qualcuno che non sapevo quando e se sarebbe mai arrivato, decisi di approfittarne ed entrare, magari avrei potuto trovare qualcosa di carino come regalo per Daky, Rikki e Seth.

Una mezz'ora più tardi infatti mi trovavo ancora a girare lì dentro ma stavolta con un cestino in mano con dentro più cose di quante mi sarebbero mai effettivamente servite, ma gli oggetti che si trovavano in posti come questi erano come le ciliegie, una tirava l'altra.

Così tra un fermacarte a forma di pupazzo di neve e candele con il cappello di Babbo Natale, non notai quando per l'ennesima volta la campanella appesa alla porta suonò, segnando l'arrivo di un nuovo cliente.

Ma quando finalmente alzai gli occhi con in mano un coltello con il manico a forma di renna li vidi, Leslie e Kelly, in fondo al corridoio con gli occhi già fissi su di me.

Non potei che sorridere sinceramente mentre le mie gambe muovendosi da sole mi portarono verso di loro.

Quando fummo a pochi centimetri di distanza li vidi scambiarsi un'occhiata prima di guardare di nuovo me per poi aprire entrambi le braccia.

Feci per avvicinarmi e abbracciarli ma Kelly mise le mani davanti a sé prima di farmi risentire dopo tanto tempo la sua voce: "Ok che non ci sentiamo da tanto, ma gli istinti omicidi mi sembrano esagerati"

Inizialmente non capii ma poi mi sfilò lentamente il coltello-renna dalle mani e lì scoppiai a ridere insieme a loro, per poi cadere finalmente in quell'abbraccio.

***

Poco più tardi ci trovavamo in un bar non molto distante, con tre tazze di cioccolata calda sul tavolo e intenti a riaggiornarci sulle nostre vite.

Ci eravamo persi un po' di vista durante gli anni che seguirono la fine del college, ma spesso e volentieri ci chiamavamo per parlare un po'. Durante nessuna di queste chiamate però mi avevano detto di essersi trasferiti a San Francisco, insieme per giunta.

"Eravamo entrambi a un punto un po' critico delle nostre vite, per cui abbiamo deciso di dare un taglio a tutto e tornare alle origini" iniziò a spiegare Leslie.

"E magari con qualcuno che non avrebbe giudicato il nostro fallimento di vita perché lo condivideva" continuò piano Kelly.

"Ma a me avreste potuto dirlo! Dio, sarei venuta a trovarvi prima per lo meno"

𝑫𝒖𝒑𝒍𝒊𝒄𝒊𝒕𝒚 - il doppio o il nienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora