Capitolo 2: Notte

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I got secrets
That nobody, nobody, nobody knows
-Gangsta, Kehlani

RULA'S POV

Stavo bevendo un tè caldo seduta sul divano, con la tuta addosso, lavorando ancora al computer.

Avrei voluto prendermi una pausa ma al tempo stesso volevo ragionare ancora su molti pensieri che mi passavano per la mente.

Fuori il sole stava calando e in poco più di mezz'ora dovevo essere al lavoro.

Tolsi il computer dalle gambe e lo richiusi riponendolo sul tavolino davanti al divano, mi stiracchiai e poi mi alzai.

Andai a darmi una sistemata e indossai la divisa da lavoro, poi preparai una borsa con all'interno un cambio per quella sera.

Con il nuovo capo sempre in circolazione alla rivista non riuscivo ad essere tranquilla, e sembrava turbare anche tutti quelli del reparto moda che cercavano di prendergli le misure perfino da lontano per stupirlo.

Era come se quel ragazzo si fosse insinuato nella bolla che ero riuscita a crearmi lì dentro e le mie idee avessero bisogno delle tenaglie per uscire.

E ciò che mi dava ancora più fastidio,era il non riuscire nemmeno a capire per quale motivo non mi andasse a genio un uomo che, sostanzialmente, non aveva fatto nulla di male.

Ero solita controllare tutto, non lasciare che inconvenienti di alcun tipo minaciassero la stabilità che mi ero costruita con tanto impegno. Camminavo a testa alta sapendo di poter gestire qualunque cosa mi si potesse presentare davanti. Ma lui... Ryan Conners non era previsto e questo sembrava scombinare tutti i miei piani.

Iniziai ad appesantire leggermente il trucco di quella stessa mattina, non avevo tempo da perdere. Al Baliur i ritardi non erano ben accetti come alla Laflinis, certo avrei dovuto evitarli in entrambi i casi, ma se dovevo arrivare dopo l'orario era meglio farlo di giorno che di notte.

Mollai finalmente i capelli che tenevo raccolti da quella mattina e cercai di sistemarli un po' con le mani. Pizzicai con le dita le mie guance per dargli un po' di colorito ed uscii dal bagno per andare a recuperare le scarpe, la borsa e il telefono.

***

Il taxi mi lasciò poco lontano dal locale e camminai veloce fino all'entrata.

Aprii la porta e salutai Rikki che stava preparando la linea per i cocktail dietro al bancone mentre Carter, un altro dei ragazzi che lavorava al Baliur, stava trasportando un fusto di birra e il dj faceva delle prove alla console.

Attraversai l'intera pista e andai verso lo spogliatoio per appoggiare le mie cose nell'armadietto.

Uscii e mi diressi verso la mia migliore amica.

Dopo averla raggiunta le diedi un bacio sulla guancia per poi aiutarla a finire le preparazioni iniziali.

Cercai qualche stirrer nel cassetto alla mia destra mentre Rikki si puliva le mani dopo aver tagliato qualche fetta di limone e venne ad abbracciarmi da dietro. Appoggiò il mento sulla mia spalla e mi lasciò anche lei un bacio sulla guancia.

"Com'è andata la mattinata?" mi chiese.

Feci un respiro profondo. Ciò che sapeva, o meglio ciò che io le avevo raccontato, era che durante il giorno aiutavo delle mie vicine con le faccende domestiche, la spesa e uscivo con loro per delle passeggiate. Non sapeva che questa era solo pura invenzione, che era la mia copertura.

"Direi stancante. La tua invece?" cercai subito di portare l'attenzione su di lei.

Anche se ormai era diventato normale, non mi piaceva mentire, per cui meno potevo farlo e meglio era. Perfortuna la mia amica iniziò a parlare di qualunque cosa, facendo degli assurdi collegamenti che ci portarono in poco tempo a delle grosse risate, mentre finivamo di preparare.

𝑫𝒖𝒑𝒍𝒊𝒄𝒊𝒕𝒚 - il doppio o il nienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora