Capitolo 1: Giorno

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All smiles, I know what it takes to fool this town
I'll do it 'til the sun goes down and all through the night time
-Unstoppable, Sia

RULA'S POV

Mi svegliai e mi diressi in cucina per prendere un bicchiere d'acqua e un'aspirina, con gli occhi che faticavano ancora a rimanere aperti.

Misi su del caffè e presi il cellulare per controllare le notifiche, l'orario segnava già il mio ritardo e normalmente sarei già stata presa dall'ansia, ma prima mi ci voleva il caffè.

Dopo averlo bevuto insieme a qualche fetta biscottata con la marmellata, sistemai il bancone lucido color verde petrolio della penisola, feci un respiro profondo e mi alzai.

Ora potevo farmi prendere dall'ansia.

Corsi sotto la doccia, mi diedi una rapida lavata e poi mi avviai verso il mio armadio. Indossai un paio di pantaloni grigi e una camicetta rossa, fuori si sentiva ancora il caldo dell'estate ormai trascorsa.
Mi legai i capelli neri e mossi in uno chignon fatto male mentre in bocca avevo ancora lo spazzolino. Misi giusto un po' di trucco e le scarpe, presi la mia borsa e dopo aver controllato che ci fosse tutto, uscii dall'appartamento chiudendo a chiave la porta.

Il traffico di certo non mi aiutò e di questo se ne accorse anche Rob, l'addetto alla sicurezza fuori dall'edificio.

"Buongiorno signorina Rula, in ritardo come al solito vedo" sorrise aprendomi gentilmente la porta.

"Buongiorno anche a te Rob. Sai, non posso certo spezzare questa catena di ritardi" dissi mentre entravo sorridendo anch'io.

Rob era un dolce signore sulla cinquantina molto simpatico, sudafricano e ben piazzato che ho conosciuto il giorno del mio colloquio, quando mi ero persa non sapendo dove andare. Lui si era offerto di aiutarmi ed io in cambio gli avevo offerto una ciambella... siamo diventati subito amici.

Arrivai al mio piano con il fiatone nonostante avessi preso l'ascensore e con il mio canonico quarto d'ora di ritardo. Appena si aprirono le porte mi ritrovai davanti con le braccia incrociate e lo sguardo duro Daky, addetta alla rubrica nel settore cibo e sport, nonché mia migliore amica.

La conobbi uno dei primi giorni in cui iniziai a lavorare qui, prendemmo subito confidenza l'una con l'altra grazie anche al fatto che avevamo entrambe dei nomi non molto comuni, mi aiutò molto ad integrarmi, cosa che fa tutt'ora, in realtà.

Certo a volte è un po' severa, ma lo fa con le migliori intenzioni, come adesso per esempio.

"Centinaia"

Uscii dall'ascensore e le andai incontro caminando lentamente.

"Centinaia di persone si sono presentate quella volta per il posto che occupi tu ora. L'hanno dato a te e tu cosa fai? Arrivi in ritardo! Praticamente ogni giorno per giunta!"

Presi il caffè latte che mi stava porgendo e mi diressi verso la mia scrivania con ancora Daky che camminava poco dietro di me e che mi faceva una delle sue solite ramanzine, ormai c'ero abituata.

Mi tolsi la borsa e l'appoggiai sulla scrivania bianca per poi sedermici sopra anche io.

Bevvi dalla mia tazza di cartone e mi guardai per un attimo intorno, tutti sembravano euforici e ansiosi al tempo stesso, cioè più del solito s'intende.

"Che succede?" chiesi a Daky che finalmente mise fine al suo sproloquio.

"Stanno tutti aspettando l'annuncio di Charlene"

Charlene era il nostro capo, costruttrice già da piccola insieme a sua nonna, di tutta la grande macchina che è diventata la Laflinis.

Una vera stronza a volte, ma sa anche essere davvero molto buona, oltre ad avere uno spiccato senso dell'ironia.

𝑫𝒖𝒑𝒍𝒊𝒄𝒊𝒕𝒚 - il doppio o il nienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora