Capitolo 1. Principessa del nulla

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Mi lasciai scivolare sulla sedia lignea, seguita da alcuni fastidiosi scricchiolii; la mia testa ciondolò pigramente all'indietro, così non ero costretta a ricambiare i numerosi sguardi che mi sentivo sulla pelle

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Mi lasciai scivolare sulla sedia lignea, seguita da alcuni fastidiosi scricchiolii; la mia testa ciondolò pigramente all'indietro, così non ero costretta a ricambiare i numerosi sguardi che mi sentivo sulla pelle. Ma la mia brulicante ansia trapelava da come picchiettavo la penna contro il banco, facendola scattare più e più volte. 

I miei occhi correvano sull'ampio soffitto finemente verniciato, non vi trovavo una singola macchia, né un eccesso di vernice... era così impeccabile e pulito da risultare quasi nauseante.

Avevo notato come quell'enorme collegio fosse tutto archi e colori pastello; le sue guglie blu puntavano con fare quasi titanico verso il cielo e parevano voler sfidare le leggi della gravità.

Sfruttai la mia visione periferica per accertarmi che la mia non fosse solo una sensazione, e infatti non lo era: tutte le studentesse presenti mi stavano fissando. Un po' le capivo, non era difficile notarmi: ero pressappoco una macchia opaca in quella lucente scuola fatta di decorazioni floreali e architetture futuristiche.
Io, dal canto mio, cercavo di ricambiare con occhiate sprezzanti e fiduciose, ero troppo stanca per sopportare altri anni di bullismo, quindi preferivo di gran lunga passare per una sbruffona che per un facile bersaglio.

All'ennesimo sguardo incuriosito, però, la mia maschera di durezza calò e mi guardai la veste, arrivando a credere di aver effettivamente qualcosa fuori posto.

Forse mi son rimaste delle briciole sul peplo. Abbassando gli occhi e andai a controllare il pesante tessuto grigiastro che avevo indosso, smuovendolo e indugiando fra le sue pieghe. No, è decisamente il peplo in sè il problema.

Ero a Magix da circa un mesetto e, per quanto fossi una presenza anomala, in città le persone erano molto più aperte di mente, niente occhiatacce, nessun naso storto con apparente disgusto... La scuola, invece, era tutta un'altra questione.

Ed io che volevo trollare tutti fingendo di aspettare anche io la nuova arrivata.

Era palese, la nuova fata potevo essere solamente io.

Il professor Palladium giunse in imbarazzante ritardo e con aria trafelata. Aveva posato la valigetta marrone e, passandosi una mano sul viso, tentava malamente di tergere le piccole gocce di sudore dalla fronte. Solo a quel punto, con voce affannosa per la corsa, iniziò a spiegare.
Trovai subito che fosse un bell'uomo, ma aveva un'aria fin troppo stordita perché potessi anche solo prendere sul serio lui o le sue lezioni.

Notai che le parole e le nozioni giravano lente ad Alfea, come se ogni insegnamento venisse ovattato da quelle fitte e rosee pareti. Troppo lento per la mente di una fanciulla nata e cresciuta su Hypnos, abituata quindi a un continuo flusso ininterrotto di informazioni.
La mancanza di stimoli risultava addirittura soporifera.

Non posso nemmeno posare la testa sul banco e addormentarmi. Constatai, delusa da quell'ingresso ad Alfea, non esattamente in pompa magna. Son dovuta fuggire dalla mia dimensione per questo?
Non lo sapevo ancora, ma il mio vero "ingresso" doveva ancora arrivare.

Erede dell'Oblio||𝒲𝒾𝓃𝓍 𝒞𝓁𝓊𝒷Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora