Capitolo 5. Il cavaliere dall'abito scuro

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La famosa "boccata d'aria" che dovevo prendere m'era già passata di mente

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La famosa "boccata d'aria" che dovevo prendere m'era già passata di mente.
Zompettavo fra l'assorto e l'allegro verso la stanza dove avevo precedentemente lasciato le due fate.

Oh che scema. Non le troverò mai qui. Rammentai, con un sorriso ebbro di scelleratezza. Si dovevano truccare!

Un fulmine aveva appena squarciato il mio cielo sereno: dopo anni di assorta apatia, finalmente il mio sguardo era rimasto intrappolato nelle spigolose forme di un uomo attraente... e che non fosse solo bello d'aspetto, ma pure in grado di rispondere con profonda arguzia al mio onnipresente sarcasmo.

Stella deve conoscerlo per forza. Pensai, attraversando il palazzo a grandi falcate, scorrendo rapidamente da un'ala all'altra.
La fatica non accennava minimamente a farsi sentire, né le mie gambe parevano volersi piegare alla spossatezza. Era come se tutto il mio corpo fosse stato rigenerato da una potente scarica di vita.
Se gli abiti qui nell'universo magico contano tanto, vuol dire che lui dev'essere un nobile. Sghignazzavo fra me e me, pregustando il mio incontro successivo con quel tale misterioso. O addirittura un principe di un pianeta lontano e oscuro, come me!

- Stella! Avresti per caso un elenco con tutti gli invitati al ballo? - Squittii, varcando la soglia di una stanza piena di specchi e costellata da bianchi fasci di luce che aiutassero la principessa a truccarsi meticolosamente.

Le due ragazze sussultarono con vigore, seguite a ruota da un servo reale intento a trasportare un vassoio di stuzzichini.

Forse sono stata troppo irruenta. Realizzai, mordendomi la lingua, come a redarguirmi da sola. Ma devo scoprire chi è quell'uomo misterioso, a ogni costo.

Stella, riprendendosi dalla sorpresa, socchiuse le palpebre.
- Come mai questa richiesta improvvisa? - Domandava con fare ammiccante

Io scrollai le spalle: - Oh, pura curiosità!

La principessa mi tenne d'occhio, con aria subdola e impicciona, mentre sfilava il cellulare dalla propria borsetta patinata. Ovviamente il suo era uno di quei formati a scatto e sottili, di quelli poco pratici ma dai colori sgargianti.

Fammi sprofondare. Le ultime parole da me pronunciate prima di sparire. Al solo ricordo percepivo una fitta di calore propagarsi dal ventre. Ma che diavolo volevo dire? A che cacchio stavo pensando?

Mentre scannerizzavo con rapide occhiate la lista mostratami dalla fata sul piccolo schermo di quel marchingegno, cercavo silenziosamente il familiare nome.
"Valtor", così la signora bionda l'aveva chiamato.

Eppure in questa lista non c'è nessun "Valtor". Più l'elenco procedeva, più la mia speranza di rivedere quell'uomo si affievoliva. Quello potrebbe essere un nomignolo, un soprannome, o forse quella donna stava semplicemente imprecando in un'altra lingua.
Ipotizzai in silenzio, sommersa dal frustrante timore di non rivederlo più.

Erede dell'Oblio||𝒲𝒾𝓃𝓍 𝒞𝓁𝓊𝒷Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora