Capitolo 27. Marcia della vergogna

297 22 4
                                    

Mi risvegliai con i peggiori postumi io abbia mai attraversato

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Mi risvegliai con i peggiori postumi io abbia mai attraversato. E non per quel (poco) vino bevuto, bensì per tutte le sensazioni percepite e vissute quella stessa notte.
Avevo accumulato sentimenti esplosivi, cercando di seppellirli sotto una fitta sabbia, e quel cumulo mi era scoppiato in volto.

L'estasi provata durante quel bacio tanto inaspettato quanto desiderato si era trasformata in un mal di testa tonante.
La leggerezza di cuore era divenuta pesantezza d'animo. Il mio corpo, prima leggiadro, era ora sormontato da un vestito ancora pesantemente freddo, che ero stata costretta a indossare... e poi c'era la giacca di Valtor.

Quel lungo cappotto purpureo era l'unica cosa rimasta di lui.
Mi ci avvolsi istintivamente, ispirandone a fondo le tracce d'incenso rimaste imprigionate nel tessuto, crogiolandomi nel ricordo di quel bacio proibito.

Era mattina, io mi dirigevo, barcollante e con le scarpe in mano, verso Alfea, attraversando Selva Fosca. Ero indolenzita e confusa, infatti quando una motocicletta volante mi planò di fronte, per poco non caddi dallo spavento.

Non appena il giovane motociclista si sfilò il casco restai sbigottita. Io mi tolsi repentinamente la giacca di Valtor, lasciandola cadere a terra come una vecchia pezza. Ero stata beccata? Forse no. Inutile dirlo, mi sentivo come una bimba colta in flagrante con le mani nel barattolo di nutella.

- Capelli viola? - Abbozzavo, confusa, mentre tentavo di nascondere l'indumento con del terriccio, trascinando i piedi.

- Lo sapevo che ti avrei trovata qui. - Sospirò lui, prendendo rapidamente il palmare e digitandovi qualcosa sopra.

Io aggrottai la fronte, ancora più confusa dalla situazione.
- Trovato? - Ripetei, trattenendo uno sbadiglio. - Nel senso, dammi un attimo! Stavo tornando ad Alfea, non volevo rompere la barriera del coprifuoco, quindi sono rimasta una notte fuori.

- Una notte?! - Esclamò Riven, mettendosi il casco sottobraccio e squadrandomi come un fratellastro divertito dalle marachelle di una sorella prossima ad una terrificante punizione.
- Sei sparita per tre giorni. Il professor Codatorta ha mobilitato delle squadre di specialisti per cercarti su Eraklyon.

- Ma tu non eri dei loro. - Lo interruppi, con un ghigno sonnolento. - Altrimenti non saresti qui a Selva Fosca, in borghese per di più.

- Bingo. - Lo specialista aprì il bauletto della moto e mi porse un casco.
- Salta su, ti riporto ad Alfea!

Non esitai ad afferrare il casco e salire sulla moto. Ero stanca, mi doleva la testa, mi dolevano i piedi, avevo appena realizzato di aver dormito per tre giorni consecutivi ma, per motivi a me sconosciuti, sentivo il bisogno di riposare.

Durante il tragitto, stringevo a me Riven, aggrappandomi a lui come fosse uno scoglio in mezzo alla tempesta.
- Ehi, non aver paura! - Esclamò lui, alludendo alla mia stretta vigorosa. -Guarda che so pilotare una moto, non sono un pivello!

Erede dell'Oblio||𝒲𝒾𝓃𝓍 𝒞𝓁𝓊𝒷Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora