Capitolo 12. Fra pietra e mare

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Io amavo volare

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Io amavo volare. Amavo elevarmi in alto verso la luce, ora ovattata dalla fitta coltre di nubi. Amavo sentire il tepore del sole sulla pelle e amavo percepire il fresco vento sferzare contro le ali spiegate e la lunga chioma. Amavo guardare dall'alto il periglioso mare mentre ribolliva, innocuo, sotto di me. Per quanto detestassi la mia trasformazione, io amavo spiccare il volo.

Come planai sopra un vecchio colonnato pieno di alghe, vidi una testa bionda levarsi verso il cielo.

- Cos'è quello?

Bello, grazie Stella.
Davvero l'espressione di cui la mia traballante autostima necessitava. La violacea pelliccia adagiata sulle mie spalle e i neri brandelli che mi rivestivano erano inusuali sì, ma da qui a chiamarmi "quello"!

Le fate sostavano su ciò che probabilmente doveva essere un antico tempio appena riemerso dal mare.

Flora mi urlò di non avvicinarmi, ma non l'ascoltai. Il mio sguardo era già altrove: su Aisha, riversa al suolo e sulla bruna sagoma che troneggiava sopra la sua sottile figura.

Accidenti sono arrivata tardi. Realizzai con un nodo alla gola, vedendo le ragazze accorrere a circondare l'amica ferita.

Quando la princilessa di Andros levò lo sguardo al cielo, come se tentasse di captare qualcosa con i propri sensi, me ne accorsi: i suoi occhi erano interamente bianchi. Un'unica, vuota, sclera.

Lei è stata accecata? Scorgendo il volto ghignante dello stregone, sentii il cuore in gola. Valtor non è come temevo, è peggio.

Ero devastata. Mi sentivo come se avessi colto in flagrante un amante fedifrago. Mi sentivo sciocca ad aver sperato così ardentemente di rivederlo. Avevo espresso quel desiderio non badando alle circostanze, né al suo malvagio intento. Se avessi fatto più attenzione a ciò che il mio animo bramava, i sensi di colpa non mi avrebbero divorata in un sol boccone.

Mi girai verso lo stregone, fluttuando a mezz'aria. Lui aveva già l'espressione di chi si vuole ritirare nel proprio covo, a seguito di una lunga missione... ma io avevo altre intenzioni.
- Cosa credi di fare? - Lo punzecchiai, piccata. - Quando arrivo io, tu ti ritiri? Temi un po' di concorrenza?

Lui non si voltò. Si limitò a a squadrarmi, infastidito, con la coda dell'occhio.
- Sei una scocciatrice senza ritegno. - Ringhiò. Una sfera densa e scura si stava formando nel suo palmo.

Il colpo partì, sferrato con fredda crudeltà dalle sue mani, e non potei evitarlo. Mi ero accorta tardi del suo repentino movimento, in più non faceva tutta la caciara che avevo visto fare ad Alfea dalle fate. Non sprecò nemmeno una parola, era veloce, silenzioso e terribilmente letale.

Tuttavia, come sospettavo, non accadde nulla. Il mio corpo assorbì il colpo, senza fatica, senza un accenno di spasmo, senza alcuna reazione. Ne sentii giusto il tepore mentre inglobavo la sfera, come se quella stessa energia fosse parte di me dal principio.

Erede dell'Oblio||𝒲𝒾𝓃𝓍 𝒞𝓁𝓊𝒷Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora