- Sei pronta?
I caldi e grossi led erano accecanti per i miei occhi ancora incupiti da una notte d'insonnia. Stretta in una comodissima felpa gentilmente prestata da Musa, la quale non riusciva a vedermi soffrire negli striminziti abiti di Stella, annuii.
- La pedana si rimuoverà da sotto i tuoi piedi, ma non cadrai non aver paura.
La voce di Palladium, acuita e appena distorta dai microfoni, pareva surreale. Mi sentivo intrappolata dentro a un sogno dal quale non mi ero ancora completamente svegliata. In più, il costante rombo del simulatore si mescolava a ogni suono, facendomi dubitare di ciò che le mie orecchie avessero effettivamente percepito.
È normale tutto questo frastuono? Mi domandai. Era come se il sistema d'areazione arrancasse più del solito nel fornire aria a tutto l'interno del macchinario.
Era principalmente l'ansia a parlare, avevo il cuore a mille e vedere la pedana dorata sfilarsi da sotto i miei piedi, lasciandomi galleggiante nel vuoto, non aiutava.
Le ampie pareti mutarono gradualmente sotto i miei occhi: per primo assunse forma il cielo grigiastro, seguito da pochi, secchi, arbusti; infine, il vuoto sotto di me divenne un terriccio cupo e screpolato.
Avevo trascorso tanto tempo a immaginare quale ambiente mi avrebbe propinato, ma vedere quell'arida terra rossastra fu come ricevere un secchio di acqua gelata in testa.
È peggio di quanto immaginassi. Constatai.Ero ancora stordita da quell'improvvisa transizione, quando la voce di Palladium sopraggiunse tutta d'un tratto ed io trasalii vigorosamente.
- L'esame consiste nel restituire vita a un pianeta devastato. Il luogo in cui ti trovi è Domino.
Bello schifo. Pensai, guardandomi in giro.
Nonostante le mie varie elucubrazioni, conoscevo a menadito la teoria, sapevo benissimo in che ordine agire: mi toccava prima stabilire il clima, poi occuparmi della flora e della fauna. Ma questo fu più facile a dirsi che a farsi.
Con il meteo non trovai difficoltà, mi avvalsi degli strumenti messi a disposizione dal simulatore stesso per risistemare l'asse del globo e la posizione dei satelliti. Restituii a quel posto decadente un ciclo regolare: notte, giorno, primavera, estate, autunno, inverno... potevo, sempre grazie a quel macchinario, velocizzare il tempo e vedere come sarebbe cambiato nel corso degli anni per constatare qualora stessi procedendo nella direzione giusta.
Impiegai la prima mezz'ora occupandomi di questo aspetto più "tecnico", poi tirando un bel sospiro di sollievo non appena vidi le prime piogge bagnare quell'arida terra. Ero sulla strada giusta, tuttavia quanto avevo piantato ancora tardava a proliferare.
Mi pareva troppo facile! Sbuffai, squadrando i cumuli di terra, ora umidiccia, che coprivano i semini. Avevo accelerato l'incedere del tempo, oramai dovevano essere alberi rigogliosi... Ma quel pianeta era tanto profondamente rovinato da far voltare le spalle a Madre Natura stessa.
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Erede dell'Oblio||𝒲𝒾𝓃𝓍 𝒞𝓁𝓊𝒷
Fanfiction• 𝕍𝕒𝕝𝕥𝕠𝕣 𝕩 ℝ𝕖𝕒𝕕𝕖𝕣 • Fuggire dal pianeta d'origine, mentre questo è in procinto d'esser distrutto, e trasferirsi nell'ovattata realtà di Alfea è una sfida non indifferente... Soprattutto per una fata che ha trascorso tutta la sua esistenz...