Capitolo 20. Fra le fauci del lupo

639 38 13
                                    

Più mi sforzavo di pensare e più la testa mi doleva

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Più mi sforzavo di pensare e più la testa mi doleva. Dovevo arrendermi e affrontare Valtor, ma dall'altra parte non potevo abbandonare il mio cavaliere di quella sera, sarei risultata estremamente scortese, eppure più attendevo in quel piccolo tavolo più bramavo d'impazienza. No, non potevo rinunciare a quell'incontro, per quanto breve dovesse rimanere, ma dovevo nuovamente affrontare Valtor... e avevo bisogno della scusa perfetta.

A un tratto un'idea emerse dal mare di vagheggiamenti. Una mezza verità è la soluzione...

Mi levai in piedi di scatto, guardando nella direzione di Valtor con aria sgomenta. - Eccolo, accidenti! - Esclamavo ad arte.

Thoren si era sporto verso di me, domandandomi cosa stesse succedendo.

- Lo vedi quel tipo lì? - Dissi, indicando con fare concitato nella direzione di Valtor. -È un furfante! Mi deve un sacco di soldi!

Cavalcai l'onda della finta rabbia, per giustificare la crescente agitazione in me, e continuai quel piccolo teatrino che mi vedeva nei panni di un'improbabile strozzina.

- Mi dispiace interrompere il nostro appuntamento, ma è un mese che quel tale scappa e non posso farmelo sfuggire pure ora.

Il giovane si era limitato a scuotere la testa: - Non è un problema, anzi fai bene, io ti aspetto qui.

Era così incredibilmente mellifluo, come tutte le altre persone conosciute a Magix, tutte eccetto beh, Griselda... e Valtor. Ero così immersa nella mia parte che marciai a gamba tesa verso lo stregone, non avevo timore né remore, per un attimo mi ero anche dimenticata d'essere io quella con un debito.

Giunta di fronte alle sue ampie spalle, bussai due volte con impertinenza per farlo voltare, ma restai sorpresa di sentire l'umano calore della sua pelle sotto al lieve tessuto della camicetta.
Non senza un po' di rossore alle guance, realizzai che, con quell'indumento così sottile e trasparente, era quasi come se fosse a petto scoperto.

- Ehi, tu!

La musica era assordante, ci avvolgeva in una fitta cappa di suoni che ci rimbombavano intorno.
Lo stregone si girò, squadrandomi con gelido occhio indecifrabile.

- Perché sei qui? Mi stai seguendo? - Abbozzai con sfrontatezza, sforzandomi di non distogliere lo sguardo dal suo viso.

- Fino a prova contraria, tu hai seguito me qui. - Ribatté, portando il calice alle labbra. Come scorsi il suo pomo d'Adamo sussultare e le sue palpebre socchiudersi mi costrinsi a distogliere lo sguardo, se l'avessi osservato più a lungo probabilmente mi sarebbero cedute tutte le giunture. Non potevo dimostrargli quanto mi piacesse, sarebbe stato come dargliela vinta, lui d'altronde amava giocare sul proprio fascino.

- Non dovresti essere qui, Valtor. - Mormorai, deglutendo, osservando con circospezione il locale.

Una mano si posò sulla mia spalla, e fui costretta a guardare in faccia lo stregone.
- Non chiamarmi per nome. - Sussurrò lui, accostandosi al mio orecchio. Potevo addirittura sentire il dolce pizzicore del vino appena sorseggiato nel suo respiro. - Ho usato i miei poteri psichici per mascherare il mio aspetto

Erede dell'Oblio||𝒲𝒾𝓃𝓍 𝒞𝓁𝓊𝒷Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora