Capitolo 8. La scoperta

735 60 6
                                    

Mentre le ragazze ritornavano ad Alfea dopo la loro impavida missione per restituire a Stella la sua bellezza, io mi accorgevo del mio involontario misfatto

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Mentre le ragazze ritornavano ad Alfea dopo la loro impavida missione per restituire a Stella la sua bellezza, io mi accorgevo del mio involontario misfatto. E me ne rendevo conto nella più torbida delle maniere.

- Ehi, ma tutto bene?

Aisha, la mia infausta messaggera, era appena scattata in piedi con aria preoccupata.

Dovrei avere più autocontrollo. Mi rammaricavo io, cercando di tamponare il continuo gocciolare del succo alla frutta che mi era appena poderosamente schizzato fuori dalle narici al suono di quel nome... Valtor.

Ho flirtato con un maledetto criminale. Realizzai. Non un teppistello, non un ladruncolo, bensì un potente stregone.

- Aagh! Cacchio. - Esclamai, portandomi prontamente le dita alle tempie, così quella fata avrebbe creduto che stessi imprecando per il mal di testa, non per lo stregone in sé.

Sono stata raggirata come una babbea, io! Quasi mi sentivo ardere dalla rabbia. La stessa medicina che io solevo cacciare in gola agli altri, era rimasta bloccata nella mia. Io ho conversato con lui prima e durante il ballo, l'idea di consegnarlo alle guardie non mi è passata nemmeno per l'anticamera del cervello. E lui non ha nemmeno mentito o celato il suo nome!

Tuttavia ero ancora nel bel mezzo della mia conversazione con la principessa di Andros, alla quale assolutamente non volevo rivelare l'accaduto. Dunque me la cavai con giusto qualche incoraggiamento di circostanza, che Aisha era comunque troppo spossata per ascoltare attentamente.

A quel punto terminai la giornata lavandomi la faccia e crollando sul mio letto, sfiancata da quegli strani avvenimenti.

Ad avvolgermi, fu un sonno leggero... come se la mia mente fosse troppo stanca per darmi dei sogni sui quali scervellarmi, ma pure troppo sottosopra per farmi riposare a pieno.

La mattina presto, quando dalle finestre s'intravedeva ancora il cupo buio notturno appestare il cielo, fui delicatamente svegliata da un tenue chiacchiericcio.
Non era fastidioso, in verità, quelle sussurranti voci femminili erano paragonabili a un confortante rumore bianco. Non ero io la persona a cui quelle dolci parole erano rivolte, certo, tuttavia mi sentii allietata come se ne fossi la triste destinataria.

A turbarmi, quella mattina, fu il dolore.
Ero indolenzita, come se qualcosa durante la notte mi avesse consumata da dentro. Sentivo fitte alle ossa e la mia pelle bruciava, come se fosse sui carboni ardenti. Tanto che non riuscii più a restare pigramente fra le coperte, dovevo balzar fuori e mettere a tacere quel bruciore inspiegabile.

Rimossi le coperte con uno scatto e zoppicai verso il bagno. Lì avrei trovato qualche antidolorifico, dovevo solo controllarne meticolosamente i componenti, ma in teoria qualcosa doveva funzionare.

Barcollai verso il lavabo ma, non appena mi trovai di fronte allo specchio, qualsiasi antidolorifico passò in secondo piano e per poco non cacciai un urlo.

Erede dell'Oblio||𝒲𝒾𝓃𝓍 𝒞𝓁𝓊𝒷Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora