Capitolo 7: Le rovine

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Il gruppo si diresse dunque verso l'edificio in rovina, trovando l'ingresso bloccato da un grosso masso, quella che doveva essere la porta: "Provo a spostarla!" disse Kosmo.

"Fatti da parte, piccoletto" lo fermò Karl, per poi spingere via il masso senza fatica.

Venox avanzò dunque per primo, mettendo piede dove nessuno probabilmente l'aveva messo da secoli, se non millenni: da un angolo della stanza cominciarono a sbucare uno dopo l'altro dei topi grossi come bambini, attratti da tutto quel baccano. Venox provò a difendersi, ma era ormai circondato: gli altri membri del gruppo di lanciarono dunque all'interno della casa per salvarlo e grazie al loro intervento tempestivo il combattimento sembrava stesse per concludersi velocemente senza feriti gravi, ma un tremito nel terreno preannunciava ben peggio: in pochi istanti dallo stesso buco da cui erano usciti i primi, cominciarono ad uscire centinaia di ratti molto più piccoli, ma altrettanto feroci. Il gruppo si diede dunque alla fuga, non riuscendo neanche a colpire una massa così informe di creaturine affamate, e si richiusero la porta alle spalle, mentre Ezekiel se ne stava tranquillamente a guardare dalla finestra: compresa la situazione, staccò uno dei palloni di vetro che portava alla cintura, mescolò una serie di componenti alchemiche al suo interno creando una mistura instabile e lo lanciò all'interno della rovina, che rispose con un violento boato e scintille dovuti all'esplosione incendiaria. L'alchimista ripeté l'azione, mirando questa volta al buco della tana, verso la quale lo sciame si stava ritirando, così una seconda esplosione pose fine all'assalto dei roditori e alle loro piccole e brevi vite.

Il gruppo riaprì dunque la porta per ispezionare l'interno, trovando il pavimento ricoperto di cenere e cadaveri carbonizzati. Ezekiel si avvicinò agli altri, notando che Venox era stato morso, lo analizzò a fondo: "Sei sicuro di stare bene? Non hai una bellissima cera"

"Cosa stai-" Fearil non si era reso conto della situazione, la sua attenzione era rivolta a quegli esserini che, poverini, stavano semplicemente proteggendo la propria casa, ma voltandosi verso Venox vide i morsi sulle sue gambe "Oh no, Venox, quei ratti devono averti trasmesso la peste! Vai a riposare, domani cercherò di aiutarti con la mia magia"

"No no, sto bene... e poi, ho un lavoro da fare. Un lavoro per il quale verrò pagato. Ci sarà tempo dopo per riposare, ora limitati a guarire le mie ferite, per favore"

Fearil acconsentì riluttante alla sua richiesta, poi si voltò per ringraziare l'alchimista, pur non apprezzando per niente i suoi metodi: "Non ringraziatemi, è il mio lavoro: vedete piuttosto di svolgere il vostro, ora" disse Ezekiel, tornando poi dal resto della spedizione.

Nonostante un po' di stupore e di stizza per le parole del ragazzo, il gruppo iniziò ad analizzare l'ingresso della rovina: la stanza era grande e umida, con piante che bucavano la roccia del pavimento; difficile non notare, a destra dell'entrata, un passaggio per un'altra stanza, dove si diresse metà del gruppo, mentre l'altra metà controllava che non uscissero altri topi. "C'è un passaggio, di qua!" scoprirono una scalinata che dall'altra stanza scendeva nelle viscere della terra, nell'oscurità più totale. Dopo un attimo di esitazione, si guardarono un po' in faccia e si decisero: accesero le torce e iniziarono a scendere. La scalinata era evidentemente stata costruita, ma il tunnel sembrava naturale, però nessuno di loro era abbastanza competente per affermarlo con certezza. Il tunnel giunse ad un punto in cui la volta si alzava e si presentò uno slargo, di cui non riuscivano a definire le estremità. Proseguendo verso il centro della stanza nella più totale oscurità, cominciarono a vedere il fondo, una parete verticale alla base della quale si trovava una sorta di altare, ma la luce ancora non era abbastanza vicina per poterne essere certi... tuttavia la loro avanzata venne interrotta da due sagome presenti sulla parete sovrastante l'altare. Alzando le torce videro due creature umanoidi dalla pelle grigia con gli arti simili a fruste con dita palmate e ricoperte di piccoli uncini, grandi occhi neri e circolari, grandi bocche bavose con almeno tre fila di denti e senza naso.

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