Ogni personaggio protagonista ha le proprie motivazioni ed i propri obiettivi, che sia ritrovare un parente o uccidere qualcuno, ma si ritroverà coinvolto in qualcosa di molto più grande: città e regni in pericolo minacciate da poteri oscuri e dimen...
"Dove desidera andare, signore?" l'uomo incappucciato stava dietro al bancone, col volto interamente in ombra.
"Vorrei tornare a casa, nel regno elfico" Vilander sapeva che il mago del teletrasporto non avrebbe investigato sulle sue motivazioni per compiere un viaggio così lungo.
"Le costerà parecchio"
"Credo che qualcuno abbia già pagato per me" disse l'elfo allungando sul bancone una pergamena sigillata: la figura incappucciata rimase ferma per qualche istante a fissare il sigillo, come se potesse leggere il contenuto del rotolo.
"Bene signore, allora la pregherei di avvicinarsi al portale. Lo aprirò per lei"
La sede della Gilda di maghi del teletrasporto, nonostante la differenza di stile, non era poi così dissimile da quella nel regno elfico: l'edificio dall'interno risulta molto più spazioso di quanto possa sembrare guardando dall'esterno, non è noto se per semplice magia o per estrema perizia architettonica; l'ingresso principale si apre direttamente di fronte ad un grande arco a sesto acuto finemente decorato e posizionato in una stanza circolare, il cui accesso viene bloccato parzialmente da un bancone, dove il mago rimane in attesa di clienti; ai lati dell'ingresso sono presenti due corridoi laterali che conducono a diverse stanzette laterali, adibite a sale riunioni insonorizzate e dotate anche di incantesimi di divinazione che permettono la comunicazione su lunghe distanze. Il gruppo di maghi che creò e tutt'ora gestisce i portali del teletrasporto offre questi salottini a caro prezzo, ma sono il luogo più sicuro al mondo per discutere affari importanti.
Vilander superò il bancone e si avvicinò al portale, ammirandone le rune di cui era ricoperto: rune in una lingua antica, che da tempo avrebbe voluto studiare: era sicuro di aver già visto qualcosa di simile che fossero in qualche modo collegate ai suoi studi, ma i maghi della Gilda erano sempre stati gelosi dei loro portali e sicuramente lui non voleva farli arrabbiare.
"Desidera raggiungere la capitale o l'accademia?" chiese l'incappucciato
"Mi mandi a Yulin"
"Come desidera" la figura ammantata si avvicinò ad un pannello posto di fianco all'arco ed iniziò a recitare un incantesimo, compiendo ampi gesti con le mani: l'elfo non conosceva le parole e non provò neanche a decifrare l'incantesimo, rimase in attesa del portale. Le rune si illuminarono e un'energia verde iniziò a formarsi ai lati dell'arco, andando piano piano a concentrarsi al centro, assumendo la forma di un vortice in espansione.
"Il suo passaggio la attende"
"La ringrazio, arrivederci" ed entrò nel portale. Dall'altra parte trovò un luogo a lui molto più familiare, incavato nel tronco di un albero ma dalle forme molto simili a quelle che si era lasciato alle spalle: qui l'arco era formato da radici viventi dell'albero secolare che ospita la struttura. Trovò il mago della Gilda a lato del portale che lo invitava ad allontanarsi e lui obbediente si diresse verso l'uscita e lì si fermò un attimo ad ammirare la città.
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La magnificenza della foresta di Yulin lascerebbe a bocca aperta qualsiasi visitatore, ma sugli elfi ha anche altri effetti: il rapporto simbiotico tra elfi e alberi, la natura che si piega spontaneamente alla loro volontà e la loro riverenza nei confronti della Grande Madre un tempo erano cosa comune in tutto il globo. Al giorno d'oggi Yulin è unica nel suo genere, capitale dell'ultimo regno elfico e l'ultima delle loro città a vantare ancora tale stile architetturale; le altre costruzioni presenti nella foresta dello Yul sono ormai rovine, ma offrono riparo a diversi gruppi di elfi nomadi che han deciso di non vivere in città. Vilander è tra coloro i quali non sopportano la vista della capitale e desiderano che essa torni a non essere più unica, ambiscono alla riconquista del mondo, a strapparlo dalle mani degli uomini. Si mosse quindi in fretta, attraversando la città di palazzi-alberi evitando di attirare l'attenzione, giunse alle stalle e ripartì in sella ad un agile destriero: le voci dell'anello commentarono a lungo la vista della città e la decadenza del popolo elfico, ma il mago le ignorò, per evitare di venir tentato e soggiogato.
Galoppò per diversi giorni verso nord, facendo rare soste in accampamenti di elfi nomadi o di terroristi alleati: questi ultimi lo accolsero con gioia e alcuni gli chiesero dettagli sulla sua operazione, ma Vilander non si sentiva pronto, non avendo ancora avuto risultati concreti, per cui avrebbe conferito solo coi loro capi. Quando giunse finalmente alla fortezza nascosta degli elfi rivoluzionari però, decise che prima di fare rapporto avrebbe dovuto ancora accertarsi di alcune cose e si rivolse dunque alla squadra di alchimisti per sottoporre il Sangue Nero prelevato dal corpo del piccolo lucertoloide a occhi più esperti. Nel frattempo lui si ritirò nelle sue stanze per meditare e conferire con le Voci in tranquillità, con l'obiettivo di approfondire la sua conoscenza dell'anello. Fu allora che scoprì che era sempre collegato con la Grande Palude e avrebbe potuto raggiungerla in qualunque momento, ovunque si trovasse, e riuscì ad ottenere altri dettagli su quel sangue antico. Le Voci parlavano per enigmi e inganni, il mago dovette filtrare le informazioni ricevute e ignorò gli avvertimenti di un pericolo imminente, anche se sul momento gli venne il dubbio che potessero riferirsi a quella strega sconosciuta che lo aveva pedinato in passato... nulla che i suoi mercenari non possano gestire, comunque.
L'elfo sapeva di essere ad un passo dal fare un'enorme scoperta, un'arma che avrebbe messo al servizio dei suoi capi, uno strumento che avrebbe garantito il predominio degli elfi su tutte le terre emerse... forse qualcosa che potesse corregge suo fratello, reso folle dagli studi sugli antichi o perlomeno un indizio che lo aiutasse a capire come sia potuto succedere: aveva però un profondo timore a chiederlo alle Voci, sperava piuttosto di trovare da solo la risposta.