Canti bucolici

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Prologo - Parte 4: Kosmo

Il Chotra scorreva placido nei pressi del piccolo villaggio, mentre una dolce melodia, come ogni giorno, allietava i paesani durante le mansioni quotidiane: il canto proveniva dalla riva del fiume, dove il giovane mezzelfo Kosmo suonava e cantava per le fanciulle. Egli non era ben visto dagli altri giovani del paese, perché concentrava su di sé le attenzioni di tutte le ragazze, ma veniva apprezzato dagli adulti, in quanto discendente della famiglia Plysant, celebre famiglia di elfi bardi della regione. 

Nonostante la loro bravura però, i Plysant avevano una fama piuttosto limitata, non avendo mai organizzato concerti lontani da casa; un giorno però, i genitori di Kosmo vennero ingaggiati da una compagnia di esploratori e pionieri di passaggio nella vicina città di Vicort, affinché accompagnassero una spedizione nelle terre recentemente colonizzate. Ciò accadde ormai più di dieci anni fa, durante i quali i coniugi Plysant vennero visti ben poche volte, nel loro paese natio, mentre al villaggio rimasero i figli Kosmo e sua sorella maggiore Amanda, accuditi dallo zio Filarion. Lo zio non aveva ancora messo su famiglia, ci avrebbe pensato magari tra cinquanta o sessant'anni, per cui fu libero e felice di prendersi cura dei figli di suo fratello Erendir.

Al termine della sua ultima canzone, Kosmo fece un breve inchino al suo pubblico, per poi tornare a casa, nonostante le richieste del pubblico e gli sguardi voluttuosi delle giovani.

"Zio Fil, hai sentito? Sto lavorando a questa melodia dall'inizio dell'inverno, direi che sta venendo bene"

"Ne sono ben contento Kosmo, sei un degno erede dei Plysant! Hai anche l'intonazione giusta, come tua madre"

"Niente di paragonabile alla mia splendida voce, però" Amanda stava rientrando con la biancheria appena asciugata "Certo che, se solo avessimo modo di girare il mondo, le nostre abilità verrebbero riconosciute da nobili e sovrani ricchi e potenti..."

"Il mondo è pericoloso là fuori, mia cara, e tu non sei in grado di proteggerti da sola... perlomeno tuo fratello sa tirare con l'arco e fare qualche trucchetto"

"Questo perché papà non mi ha mai voluto insegnare nulla, mentre a lui tutto è concesso, solo perché è un maschio" come al solito la ragazza era indispettita dalla cosa, pur sapendo di non poterci fare nulla.

"Ripeto, il mondo è pericoloso là fuori, non è posto per una graziosa ragazza come te... tuo padre si preoccupa molto per te ed ora che è via, preferisce saperti al sicuro qui, a casa"

La ragazza fissò un attimo con aria di sfida lo zio, il quale pareva un suo coetaneo, pur avendo quasi centocinquant'anni. Alla fine gettò i panni sul tavolo ed uscì, scostando il fratello, senza dirgli una parola.

"Immagino che andrà al suo solito posto" disse Kosmo, alzando le spalle.

"Già, probabile. Quella ragazza ha letto troppe favole su nobili e cavalieri, spera ancora che un giorno un giovane bellissimo e dalla scintillante armatura giunga, attirato dalla sua splendida voce, per portarla in una reggia o castello a farla vivere nel lusso"

"Come in quella storia di-"

"Sì sì, la so, ve le ho insegnate io quelle storie, ricordi? Ma sarebbero dovute essere semplici storie da raccontare intorno al fuoco, per intrattenere gli spettatori, non aspirazioni di vita"

"Beh, che c'è di male ad aspirare di vivere come gli eroi delle favole?"

"Illusioni, niente di più. Siamo dei semplici bardi di campagna Kosmo, per quanto possiamo essere bravi, il mondo è un luogo troppo ostile per affrontarlo da soli"

"Ma i miei genitori lo stan facendo e son tornati indietro più volte per raccontarlo, senza essere cambiati di una virgola"

"Vorresti forse raggiungerli?"

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