Capitolo 8: Nottate turbolenti

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Nessuno ebbe un degno riposo, quella notte: tra la stanchezza del viaggio, i recenti avvenimenti e il desiderio di studiare in modo approfondito quelle antiche rovine, nessuno, neanche tra gli studiosi e i manovali, riuscì a dormire sonni tranquilli.
Il mattino dopo, Fearil come una mammina apprensiva non perse un attimo ed andò subito da Venox, dicendogli di stendersi su un lettino e di non fare alcun tipo di sforzo inutile: il ragazzo era confuso dall'eccesiva premura del druido, ma gli diede comunque retta. Messo a riposo il proprio paziente, Fearil si allontanò nel bosco per meditare in mezzo alla natura con lo scopo di ottenere il potere necessario per guarirlo dalla malattia.
Nel frattempo Augusto stava assegnando le postazioni di guardia intorno alle rovine per garantire la sicurezza degli studiosi e l'assenza di due elementi lo lasciò visibilmente contrariato.

Il mezzelfo tornò dopo quasi due ore, convinto di riuscire a bloccare l'insorgere della malattia, prima che potesse lasciare segni sul corpo dell'uomo infetto: si avvicinò al lettino e pronunciò alcune parole, unite a gesti con le mani, per richiamare le forze guaritrici della natura e si mise ad aspettare, sperando che il fisico del ragazzo, potenziato dalla magia, riuscisse a sconfiggere quel male dall'interno. Così fu e dopo poche ore Venox si rialzò, sano come un pesce.
Fearil fu sorpreso ma molto felice del fatto che il suo potere, per quanto ancora debole ed inesperto, fosse bastato per salvare una vita. Venox ringraziò e andò a mettersi subito in posizione; il druido lo seguì, mettendosi quanto più vicino a lui per tenerlo d'occhio e controllare che non avesse una ricaduta. Rimasero in posizione fino a sera, senza poter parlare molto data la distanza: non accadde nulla di particolare, gli studiosi iniziarono il loro lavoro, Augusto non diede loro altri ordini, i manovali finirono di sistemare il campo. Insomma, una giornata di puro relax, per quanto i loro sensi dovessero essere sempre all'erta. Altre guardie diedero loro il cambio e si misero in cerchio intorno al fuoco - a parte ovviamente Aky - e subito dopo cena caddero in un pesante sonno provocato dalla noia.

Nonostante le fatiche fossero finite e la giornata fosse stata interamente dedicata ad attività poco faticose, qualcosa turbò nuovamente il sonno di tutti i componenti della spedizione.

"Dove mi trovo?" Fearil si alzò a fatica, stordito dal sonno "Questo posto...sembra il campo delle rovine, ma ha qualcosa di strano... i colori sembrano così innaturali le forme degli edifici non sembrano appartenere a questo mondo, e poi... non dovrebbe essere notte, a quest'ora?  Oppure ho dormito più di quanto pensi?" intorno a lui era tutto illuminato da una fonte di luce non meglio precisata, ma sicuramente non si trattava del sole al quale era abituato, poiché i suoi bagliori erano di sfumature tra il verde ed il giallo. Gli edifici in rovina che lo circondavano quando era andato a dormire avevano assunto sembianze completamente diverse ed inconcepibili, una geometria a lui sconosciuta. "Aspetta un momento..." il mezzelfo notò che intorno alla zona delle rovine, un'oscurità innaturale si stava facendo strada in mezzo agli alberi, avvicinandosi sempre di più "...non vorrei dire una stronzata, ma sembra che l'oscurità ci stia accerchiando"

"Ehi! Kosmo, Venox, Karl, Aky! Svegliatevi, c'è qualcosa che non va!" urlava cercando di scuotere i suoi amici, ma invano. La sua voce risuonava come un'eco lontana e distorta, ma lui parve non farci caso.

"Oh merda, questi dormono come sassi, devo inventarmi qualcosa per risolvere questa situazione...neanche Brandon pare dare segni di volersi svegliare" a quel punto però percepì una terribile presenza alle proprie spalle, tanto che ci mise un po' per trovare il coraggio di voltarsi: vide allora una sagoma di dimensioni spropositate, un essere fatto di luce verdognola con le fattezze di un coccodrillo o un alligatore, i cui denti erano grossi quanto alberi, che lo fissava. Da dove era sbucato un essere così mastodontico da un momento all'altro? Nonostante la vista spaventosa, la sensazione che aveva avuto Fearil passò da un terrore assoluto ad una sensazione di familiarità e sicurezza: la presenza lo fissò per un attimo, poi gli fece un cenno col muso e si voltò, diretta nella direzione in cui ci sarebbe dovuta essere la palude, l'unico punto in cui brillava una luce nella fitta oscurità che andava avvicinandosi. Fearil provò ad inseguire la creatura e a chiamarla, ma la voce gli si spezzò in gola e pian piano la vista gli si annebbiò. Si svegliò di soprassalto, con ancora quelle immagini in mente.

Fu un duro risveglio per tutti, non avevan dormito bene, ma nessuno aveva un'espressione di confusione mista a terrore come quella del giovane druido: nessuno a parte lo gnomo, che però sembrava in qualche modo mascherare la cosa, come se si vergo...

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Fu un duro risveglio per tutti, non avevan dormito bene, ma nessuno aveva un'espressione di confusione mista a terrore come quella del giovane druido: nessuno a parte lo gnomo, che però sembrava in qualche modo mascherare la cosa, come se si vergognasse.

"Vorrei andare a parlargli, ma magari mi sbaglio, potrei aver mal interpretato la faccenda... Quanto è probabile che abbia visto ciò che ho visto io? Qualcuno potrebbe darmi del pazzo, se mi mettessi a raccontare una cosa simile con tale serietà... aspetterò di vedere come si evolverà la situazione"

Dopo la colazione e qualche preparativo, il gruppo si riunì presso il capitano, in attesa di ordini: "Presto verrà a piovere, ma non è compito vostro allestire il campo per coprirsi dalla pioggia. Piuttosto, alcuni uomini mi han riferito di aver sentito dei rumori provenire da ovest, ovvero dalla palude: andate in esplorazione, tornate pure tra un paio di giorni, se lo ritenete opportuno. Intanto vi darò la paga della settimana, qualora non doveste tornare prima della nostra partenza. Nel caso, veniteci a cercare a Thaind per il resto"

"Oh no, non nella palude, sarà piena di fango e umida da far schifo! Lo sapevo che non sarei dovuta venire, considerando anche con che razza di compagnia mi ci stan mandando...Nash, questa me la segno." Aky non l'aveva certo presa bene "Però mi manchi, amico mio...".

"La palude... è lì che mi conduceva la creatura nel sogno... chissà cosa vorrà dire"

"Si torna a casa! Ah no aspetta, se ho capito bene, saremo comunque fuori dal nostro territorio... chissà se troverò qualche orco da malmenare finché non mi darà qualche informazione implorando pietà. Ora sarei anche in grado di capirli, credo... potrei addirittura fermarmi in tempo, prima che smettano di respirare" il lucertoloide non vedeva l'ora di tornare a sguazzare negli acquitrini e di fronteggiare il suo nemico naturale.

"Ok, quindi incontrerò il mio obiettivo nella capitale. Vediamo di smuovere questi mammalucchi, che vorrei arrivarci il prima possibile"  Venox già pregustava la libertà.

"Non disperate, gli oscuri stagni di quella fetida palude verranno presto rasserenati dalle mie note allegre, nessuno si sentirà a disagio qui!" pensava Kosmo fiero di sè, incurante del fatto che la cosa li avrebbe resi dei facili bersagli...

Seppur ognuno avesse pensieri diversi riguardo al compito assegnato, tutti si prepararono ad eseguire l'ordine e mettersi in marcia. Notarono che il morale di Augusto era calato, come se qualcosa lo turbasse, ma decisero di non interrogarlo, consci del fatto che anche il capitano non aveva dormito bene negli ultimi giorni.

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