Ogni personaggio protagonista ha le proprie motivazioni ed i propri obiettivi, che sia ritrovare un parente o uccidere qualcuno, ma si ritroverà coinvolto in qualcosa di molto più grande: città e regni in pericolo minacciate da poteri oscuri e dimen...
"Quei bastardi! Orchi schifosi! Mi vendicherò.... Ma dove diavolo sono finiti? Grrrrr"
Il lucertoloide avanzava nella palude, senza rendersi conto di quanto si stesse allontanando, gonfio di rabbia.
"Dove CAZZO è Vect quando serve? Io son bravo a menare gli artigli, non a seguire le tracce..." le lacrime ancora sgorgavano dagli occhi da coccodrillo del giovane.
Avanzò nelle profondità della palude fin dopo il tramonto, allontanandosi sempre più dal suo villaggio, finché il suo corpo, ormai provato dalla marcia forzata, non reclamò un degno riposo: anche il suo cuore, stravolto dal dolore, ambiva all'oblio del sonno, mentre lo stomaco brontolava per via della fame. Barcollando tra gli acquitrini, riuscì a trascinarsi al riparo di una grossa mangrovia, gettandosi tra le radici e perdendo conoscenza ancor prima di toccare terra.
Venne svegliato di soprassalto da un urlo, apparentemente una richiesta di aiuto: non aveva riconosciuto la parola, ma non gli sembrava appartenente alla lingua degli orchi. Dato che il sole era già alto nel cielo, decise di alzarsi in fretta per vedere cosa potesse essere, pur rimanendo in guardia, perché la palude sa essere ingannevole.
Giungendo nel luogo da cui proveniva l'urlo, trovò quella che pareva una mano, la riconobbe dal pollice opponibile, ma era rosa e priva di artigli. Incuriosito dal genere di creatura che potesse essere sprofondata nelle sabbie mobili, si lanciò al salvataggio e, grazie alla sua forza disumana, riuscì a tirare fuori lo sventurato. Ciò che vide uscire dalla pozza era una creatura vagamente simile a lui, più piccola e con la pelle senza scaglie come quella degli orchi, ma rosea e con molti meno peli; i suoi denti non erano adatti a mordere, le sue unghie non avrebbero tagliato una foglia, ma portava alcuni di quei bastoncini appuntiti, oltre ad un bastone ricurvo, come quelli che hanno i grippli. L'uomo era svenuto, mentre il lucertoloide lo fissava, cercando di capire cosa avesse tirato fuori dal fango: "Mmmm, chissà se è buono... quasi quasi lo assaggio."
Tornando a respirare, l'uomo si svegliò ed ebbe un attimo di terrore alla vista del suo salvatore, così cercò di allontanarsi strisciando, ma un colpo di tosse lo bloccò, dovendo rigettare pezzi di pantano. Notando che il lucertoloide non appariva ostile, lo ringraziò e gli chiese qualcosa, ma questo sembrava non comprendere. Puntò dunque un dito verso di sé e disse: "Barney".
Il lucertoloide alzò un attimo le sopracciglia, confuso, poi lo imitò: "Karl". A quel punto l'uomo allungò una mano aperta verso Karl, lui la squadrò un attimo, non capendo cosa volesse indicare quel gesto, ma ci pensò il suo stomaco ad interrompere quel silenzio imbarazzante: l'uomo si incupì poiché temeva di diventare la sua colazione, ma cercando di rimanere calmo, tirò fuori dallo zaino due pezzi di carne essiccata, offrendone uno al lucertoloide affamato. Karl accettò senza troppe pretese, dimostrando poi di volerne ancora: l'uomo sorrise, nascondendo ancora un po' di paura, gli diede anche il secondo e poi estrasse l'arco facendogli segno di seguirlo.
Muovendosi nella fitta vegetazione facendo meno rumore possibile, i due incapparono in uno stormo di fenicotteri che stava riposando tranquillamente in un grosso spiazzo tra gli alberi: Barney fece segno a Karl di rimanere lì ad attendere, perché l'enorme stazza del lucertoloide avrebbe messo in allerta le prede.
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