Settembre 2012
Arrivò il fatidico "primo giorno di scuola" e mi stavo incamminando con le mie amiche verso l'imponente ingresso.
La porta era alta almeno tre metri e si trovava tra due colonne che sorreggevano il peso di un imponente edificio che incuteva timore a chiunque vi si trovasse nelle prossimità. Alzai gli occhi per ammirare quell'enorme struttura che sorgeva lungo un viale alberato e mi sentii a casa.
Appena suonò la campanella, quasi corremmo alle nostre classi poiché il ritardo non veniva assolutamente tollerato.
Chi arrivava prima, quel giorno, avrebbe avuto il privilegio di scegliere i posti per primo ed io scelsi la seconda fila: non troppo in prima linea ma neanche troppo in fondo."In medio stat virtus" pensai.
Essendo il primo giorno di scuola, non conoscevamo la programmazione del giorno e, ad ogni campanella, cercavamo di sbirciare da dietro i cardini della porta per capire quale insegnante avremmo avuto. Le prime due ore le trascorremmo con i vecchi professori che ci riempirono la testa di domande sulle nostre vacanze estive e di raccomandazioni per il nuovo anno.
Suonò la campanella che sanciva la fine della seconda ora e l'inizio della terza e arrivò quel momento che mi avrebbe cambiato la vita: avrei conosciuto la nuova professoressa di letteratura.
Nei minuti di attesa che ci separavano dall'arrivo dell'insegnante, ero ancora ignara di cosa stesse per accadere: non avrei mai potuto prevederlo.Entrò dalla porta una donna con un sorriso smagliante.
Era alta, slanciata e con gli occhi color del mare.
Come avevo fatto a non accorgermi di lei nei due anni precedenti?
Mi bloccai ed ero come mummificata.
Ci salutò ed i miei compagni di classe risposero al suo "buongiorno" ma io non riuscii a muovere le labbra, lei se ne accorse ed i nostri occhi si incrociarono per la prima volta.
Incominciò la sua ora facendo l'appello e il mio "presente" uscì balbettante e sentii subito le mie guance arrossarsi. Volevo sparire.
Avevo già fatto capire così tanto di me ed erano passati soltanto venti minuti!
Cominciò a raccontarci chi fosse e che avrebbe voluto non essere per noi soltanto una professoressa ma un punto di riferimento ed una confidente, qualora ne avessimo avuto bisogno, e aveva voglia di conoscerci meglio.
Proprio per questo motivo, aveva già preparato un compito per noi: voleva che scrivessimo su un foglio chi fossimo, cosa ci piacesse fare e tutto ciò che volevamo raccontarle per farci conoscere.
Andai immediatamente nel panico: non amavo parlare di me, soprattutto ad una persona che avevo appena conosciuto e della quale non sapevo niente.
I miei compagni, entusiasti, iniziarono a scrivere velocemente riempendo più di due pagine mentre io, in preda all'ansia, avevo solo scritto il mio nome ed il mio cognome.Appena sentii la campanella per la ricreazione, mi sentii delusa da me stessa e in imbarazzo per non essere riuscita a svolgere il compito come lei avrebbe voluto. Avevo, infatti, scritto circa sei o sette righe in cui parlavo sommariamente di qualche interesse.
Approfittai della confusione intorno alla cattedra e posai il foglio sulla pila dei fogli creatasi. Lei era seduta lì e, rivolgendole uno sguardo triste, sussurrai un "mi dispiace" debolissimo. Feci in tempo soltanto a guardare il suo sguardo stranito e notai muovere le labbra perché stava per dirmi qualcosa ma scappai in corridoio nascondendomi tra i ragazzi usciti per la ricreazione.
Trascorsi, così, tutto il giorno pensando a lei e alla brutta figura che avevo l'impressione di averle fatto ed ero nervosissima perché l'indomani sarebbe ritornata nella nostra classe e tremai all'idea che potesse parlarmi per chiedermi spiegazioni.Il giorno seguente mi alzai con la nausea: l'ansia e il nervosismo mi facevano questo effetto ormai da anni e non capivo come contrastare queste sensazioni.
Non vedevo l'ora, però, di rivederla e mi attanagliava la curiosità di scoprire la sua reazione e se mi avrebbe detto qualcosa ma non successe.
Mi sentii spaesata perché da una parte, ero sollevata ma, dall'altra, tremendamente delusa: avrei avuto voglia di parlarle e di guardarla negli occhi.Cosa mi stava succedendo? Perché sentivo questa illogica voglia di stare con lei?

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Vuoti di cuore
Lãng mạnQuesta che sto per raccontarvi è una storia vera: la mia. Ciao, sono Chiara e ho passato gli ultimi tre anni del liceo travolta da un'amore impossibile: quello per la mia insegnante. I suoi atteggiamenti, molte volte ambigui, mi hanno fatto perder...