EPILOGO

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Il liceo finì in una tra le estati più torride di sempre, quella in cui l'afa ti annebbia i pensieri ma ciò mi permise di non ripercorrere ancora e ancora tutti gli avvenimenti successi in quegli anni. Col passare del tempo, provai più volte a contattare la professoressa di Francesca sia tramite messaggi, ai quali inizialmente rispose, sia tramite chiamate dove le chiedevo di vederci ricevendo sempre delle scuse per schivare i miei inviti ma non mi arresi: ero certa che fosse successo qualcosa che non riuscivo a capire o che mi stava sfuggendo.
Passarono diversi anni e, a distanza di tempo, cercai in qualsiasi modo di avere un dialogo con lei perché avevo bisogno di capire cosa fosse successo. Era la persona alla quale avevo confessato tutti i pensieri più nascosti, colei che sapeva di me più di qualsiasi altra persona presente sulla terra.
Mi aveva aiutata, mi aveva tenuta stretta, abbracciata e baciata andando al di là dei ruoli che avessimo l'una nella vita dell'altra. Avevamo condiviso innumerevoli momenti di tristezza e qualcuno anche di gioia ma lei, adesso, mi aveva abbandonata.
Mi aveva promesso che non sarebbe andata via, mi aveva guardata negli occhi asciugando le mie lacrime dicendomi che non sarebbe finita con la conclusione della scuola e mi aveva mentito spudoratamente.
Gli stessi occhi l'avevano guardata sin dal primo giorno che aveva messo piede nella nostra classe e le avevano raccontato in silenzio quanto la amassero.
Lei sparì e, per giunta, senza darmi nessuna spiegazione.
Il mio cuore, però, non aveva mai smesso di provare dei sentimenti per lei nonostante la mia vita fu un continuo cambiamento tra università, vari lavori e diverse città. Il mio cuore rimase tra quei banchi di scuola a fissare quegli occhi che mi hanno cambiato completamente la vita. Soffrii più di quanto non avessi fatto in quegli anni perché non riuscivo a darmi una risposta nonostante la bramassi disperatamente. Arrivai al punto di andare a trovarla direttamente a scuola per vederla e chiederle le motivazioni che si celassero dietro il suo atteggiamento ma, dalla sua espressione del viso, sembrò perfino che non fosse contenta di vedermi: era quasi in imbarazzo e, alla mia richiesta di spiegazioni, le sue risposte erano sempre piuttosto vaghe e mai rivelavano le vere motivazioni.
Ricominciai a star male.
Il mio cuore si frantumò ancora e ancora fino a quando, esausto, i miei sentimenti iniziarono a indebolirsi permettendomi di ritornare alla normalità. Ero rimasta innamorata di lei tutto quel tempo nella speranza di poter vedere il suo nome comparire sul mio cellulare fiduciosa che ci fosse qualche motivo che le impedisse di farlo e che non potesse essere lei a decidere volutamente di lasciar finire tutto così.

Undici anni fa la vidi per la prima volta e mi basta chiudere gli occhi per rivivere quella scena.
Undici anni fa non sapevo ancora quanto quell'incontro avrebbe influenzato la mia vita, nel bene e nel male.
Undici anni fa la ragazzina che si innamorò della sua insegnante era spaventata e impaurita da quei sentimenti e vorrei tornare indietro per proteggerla da molte cose ma, se l'avessi fatto, non sarebbe diventata la persona che è oggi.
Undici anni fa non avrei mai pensato di innamorarmi di una donna.
Undici anni fa mi innamorai di lei sin dal primo sguardo, anche per capirlo ci volle più tempo, ma oggi non la amo più. Se, però, vedessi il suo nome sul cellulare, le risponderei ancora.

"bzz bzz"

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