CAPITOLO XX

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Da quell'incontro passarono parecchie settimane e non avevamo avuto modo di rivederci in privato. Io non avevo nessuna intenzione di fare il primo passo perché avevo la testa confusa da tante domande che mi assillavano insistentemente ormai.

"Perché mi ha allontanata così? Perché eravamo a scuola? Allora perché mi ha baciata? Mi sta prendendo in giro? Perché non mi cerca?"

Questi erano solo alcuni dei pensieri che mi turbavano insistentemente e non riuscivo in nessun modo a darmi una risposta perché, forse, una risposta non c'era. L'unica certezza che avevo era il mio stato d'animo, cioè perennemente triste e afflitta, che mi portava ad entrare in un circolo vizioso di pensieri negativi.
La vita scolastica continuò a trascorrere allo stesso modo tranne quando in classe c'era lei. Da una parte cercai di evitare il suo sguardo e limitare i sorrisi nei suoi confronti, soprattutto alle battute o agli scherzi che faceva durante la lezione, dall'altra parte non guardarla sarebbe stato un dolore troppo grande da affliggere a me stessa. Così trovai il giusto compromesso cercando di guardarla di nascosto come, ad esempio, nei momenti in cui lei era intenta a scrivere qualcosa sulla lavagna o mentre seguiva dal libro. Non volevo in nessun modo farle accorgere che la stessi guardando.
Casualmente, una mattina, ci incontrammo tra i corridoi: io stavo andando in bagno e lei nella sala insegnanti.

«Buongiorno» la salutai cercando di sembrare più distaccata possibile.
«Ciao Chiara, come stai?» mi chiese lei cercando di intavolare una discussione con me.
«Bene, grazie» le risposi guardandola negli occhi.
In quello stesso momento dimenticai tutto il dolore che avessi dentro e le sorrisi come se fosse stata la prima volta che la stessi incontrando. Iniziò a chiacchierare del più e del meno e io cercai di fare altrettanto, sembrando più disinvolta possibile, fino a quando la nostra conversazione toccò l'argomento che avrei preferito evitare. Inizialmente mi disse che la poesia che le avevo scritto era bellissima e che era davvero contenta di averla letta. Continuò, però, dicendomi una cosa che mi deluse molto. Insinuò che i miei sentimenti non fossero veri ma derivati da ciò che si è soliti chiamare "amore platonico" e che le dispiaceva che ci fossi rimasta male. Sono stata sempre una persona piuttosto calma e pacata ma, sentendo quelle parole, mi sentii una stupida: lei stava sminuendo i miei sentimenti e la veridicità degli stessi così così iniziai a dirle ciò che pensassi davvero senza filtri.

«Se solo sentisse cosa provo veramente e cosa penso su di lei, capirebbe che il mio non è un "amore platonico". Se preferisce non accettarlo e nascondersi dietro quest'illusione, faccia pure! Di certo, però, questa non è la verità ma soltanto la sua verità!».

Ero furiosa perché aveva toccato l'unica certezza che avessi: il mio amore per lei. Il mio tono di voce divenne arrabbiato e pungente e sul mio viso un sorriso, anzi un ghigno, prese il sopravvento scavalcando tutte le altre sensazioni. Lei fu sopraffatta dalle mie parole perché non conosceva questo lato del mio carattere così deciso e determinato e non riuscì a dire niente né io le diedi modo di farlo perché la salutai e proseguii per il bagno. Da quel momento in poi le cose tra noi non furono molto facili: io continuai ad essere completamente innamorata di lei nonostante tutto e lei, d'altro canto, utilizzò le sue lezioni per mandarmi messaggi attraverso le parole degli autori che stavamo studiando. Da una parte cercò, a modo suo, di farmi capire che il mio amore per lei sarebbe scomparso perché passeggero ma dall'altra parte a volte i suoi sguardi intendevano altro e anche Michela se ne accorse.

«Senti Chià! Ma la prof che problema ha?»
«Quale dei tanti?» le chiesi io ridendo.
«No, davvero ti dico. Non fa altro che guardarti ogni volta che c'è la parola amore o bacio o altre cose simili»
«Sì, ha deciso così perché pensa che la "cotta" per lei mi passi grazie a queste sue illuminanti lezioni»
«No no, non mi riferisco a questo. Sembra che ti mangi con gli occhi quando dice certe cose!»
«Eh? Che stai dicendo?!»
«No, Chiara. Sono davvero seria. È da qualche giorno che ci faccio caso ma, prima di dirtelo, volevo esserne certa ed oggi ne ho avuto la conferma».

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