Nei giorni successivi cercai di starle più lontano possibile. Appena la scorgevo in lontananza cambiavo corridoio, in classe cercavo di non fissarla com'ero solita fare e, nonostante mi mancasse, non le chiesi di parlarle. Tutto ciò soltanto per cercare di capire se Michela avesse ragione: se anche lei provasse qualcosa per me. Mi sembrava inverosimile ma Michela instillò in me il seme del dubbio e non ero più sicura di niente. Nonostante i miei sforzi, a volte mi capitava di guardarla insistentemente con la conseguenza di beccarmi una gomitata da parte di Michela che, conoscendo il mio piano, aveva deciso di monitorare la situazione. Un giorno successe che mi alzai particolarmente agitata, i miei occhi si riempirono di lacrime che trattenni a fatica per evitare di mostrare ai miei genitori il mio stato d'animo, la mia testa era particolarmente piena di pensieri confusi che non riuscivo a decifrare e pensai di non andare a scuola. Riflettendo mi resi conto che non fosse un'ottima idea perché avrei fatto un'assenza inutile e avrei dovuto anche inventare una bugia da dire ai miei genitori e non mi andava. Mi tirai fuori dal letto con molta fatica, ogni passo che mi separava dalla routine quotidiana gravava fortemente sul mio stato d'animo ma riuscii a mostrarmi come sempre davanti a tutti e la mia giornata iniziò. Arrivai a scuola in perfetto orario e riuscii a nascondere il mio stato d'animo anche a Michela: tutto procedeva come al solito.
Durante l'ora di matematica, però, successe qualcosa di irreversibilmente inequivocabile. Alcuni miei compagni si trovavano in piedi, accanto alla lavagna, per cercare di recuperare un'insufficienza e inizialmente stavo cercando di seguire perché mi serviva un ripasso. Dopo una decina di minuti dall'inizio dell'interrogazione, la mia mente iniziò a catapultarmi in un turbinio di pensieri e tra questi ne spiccò uno: quella sera in macchina con lei. Quella volta però mi spinsi, inconsapevolmente, oltre il semplice ricordo del momento perché iniziai ad immaginare le sue labbra contro le mie, le mie mani tra i suoi capelli, il nostro bacio innocente che diventava sempre più appassionato e l'eccitazione del momento che guidava i miei gesti ed immaginai di toccare il suo seno, di spogliarla e baciare ogni centimetro del suo corpo. Immaginai tutta la scena e, proprio quando pensai alla sua voce che mi sussurrava all'orecchio i suoi desideri, mi sentii mancare il respiro. Le mie mani iniziarono a tremare vistosamente, il respiro si faceva sempre più affannato, sentii una vampata di calore e una sensazione di svenimento improvvisa. Alzai la mano e chiesi alla professoressa di matematica di andare in bagno e, appena varcata la soglia e richiusa la porta alle mie spalle, corsi. Non appena arrivai ai bagni, aprii la finestra e cercai di respirare ma non riuscivo a controllarmi: era un attacco di panico. Non capivo cosa mi stesse succedendo perché un minuto prima ero attenta alla lezione, un minuto dopo fantasticavo sulla mia insegnante e in quel momento, poggiata sul marmo in prossimità della finestra, pensai di buttarmi di sotto. Avvenne tutto così velocemente che non riuscii neanche a realizzare cosa mi stesse succedendo e persi anche il conto del tempo che avevo trascorso fuori dalla classe. Non riuscii più a ragionare: ero totalmente in balia del mio stato d'animo e dei pensieri che mi trascinavano giù.«Chiara, che cazzo fai?» esclamò Michela.
«Michela...io non...non mi sento bene...»
«Che c'è? Che ti sta succedendo?»
«Io...non...» balbettai perché non riuscivo neanche a parlare.
Improvvisamente il viso di Michela divenne più cupo, come se avesse appena realizzato a cosa effettivamente stessi pensando.
«Chiara che facevi vicino alla finestra?»
«Stavo...stavo...prendendo aria» risposi cercando di nascondere la verità.
«La prof ha detto che devi tornare in classe: ormai sei fuori da più di quindici minuti»
«No, non posso»
<<Chià, che dici. Devi tornare, la prof si incazza»
«Non posso, dille che non posso e che sto male» le urlai cacciandola dal bagno.
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Vuoti di cuore
RomanceQuesta che sto per raccontarvi è una storia vera: la mia. Ciao, sono Chiara e ho passato gli ultimi tre anni del liceo travolta da un'amore impossibile: quello per la mia insegnante. I suoi atteggiamenti, molte volte ambigui, mi hanno fatto perder...