Voglio fidarmi di te

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E' quasi mattina quando apro gli occhi, sono a casa di Claudio. Ci siamo addormentati sul divano, sono appoggiata al suo petto e lui, con un braccio, mi cinge le spalle. Siamo vestiti, non è successo niente tra noi, solo qualche bacio. Claudio non si è spinto oltre e io non l'ho incoraggiato. Mi alzo facendo più piano possibile per non svegliarlo e vado ad ammirare il cielo di Roma dall'enorme vetrata che domina la città. Ho voluto fidarmi nuovamente di lui, di lui che è entrato come un uragano nella mia vita dopo quel "funzioniamo", di lui che mi ha uccisa nel suo ufficio con uno sguardo gelido e senza espressione, di lui che mi ha chiesto con dolcezza di non lasciare l'Istituto perché non avrebbe resistito senza di me.

Sono così assorta nei miei pensieri che neanche mi accorgo che, nel frattempo, ha abbandonato la scomoda posizione di stanotte e si è diretto verso di me. Sento che mi abbraccia e mi bacia il collo.

"Buongiorno" – mi sussurra dolcemente all'orecchio.

D'istinto mi volto verso di lui e gli lascio un bacio leggero sulle labbra.

"Buongiorno, non volevo svegliarti. Scusami per averti fatto dormire in una posizione tutt'altro che riposante".

Lui mi sorride, ho paura di stare sognando. Non ho mai visto Claudio così, sembra quasi un'altra persona. Qualche giorno fa mi avrebbe riempito di insulti per non averlo fatto dormire in un letto comodo e, invece, oggi sorride soltanto perché gli ho ricordato la posizione scomoda in cui ha dormito.

"E ora? Cosa succederà ora?" – mi chiede mentre ancora la sua testa è appoggiata sulla mia spalla ed entrambi guardiamo il sole che nasce.

"A cosa ti riferisci? Sono rimasta qui, ho voluto, di nuovo, fidarmi di te!"

"Mi riferisco alla tua richiesta di trasferimento. Se Paul ha già firmato i documenti e l'ha inoltrata non potrai fare altro che partire".

"Claudio, non credo che il Supremo abbia già avuto il tempo di fare tutto e poi, sbaglio, o mancava la tua relazione con il giudizio?"

"Sai, Alice, quando Paul ti ha vista così convinta, mi ha chiesto subito di scrivere quella relazione e, nonostante, avessi rimandato il più possibile, alla fine ho dovuto scriverla e consegnarla. L'ho fatto proprio ieri".

Non è possibile, non ci posso credere, il mondo ce l'ha con me. Sei stata una stupida, Alice, e ora devi essere pronta ad affrontare le conseguenze delle tue azioni. Se il Supremo ha inoltrato quelle richieste puoi solo sperare che non vengano accolte perché sai benissimo che entrambe le università avevano posti vacanti. Devi sperare che CC abbia scritto un giudizio non proprio lusinghiero su di te e che ti scartino. 

Claudio si accorge immediatamente del mio stato d'animo non appena mi allontano dalla finestra per lasciarmi cadere sul divano. Mi porto le mani tra i capelli, stropiccio gli occhi per cacciare indietro le grosse lacrime che stanno uscendo senza che io possa farci nulla. Sono sicura che quelle richieste sono state già inoltrate, magari l'ha fatto la Wally in persona per essere sicura di sbarazzarsi di me una volta per sempre. Ho paura, inizio a tremare, vorrei non aver mai chiesto al Supremo di potermi trasferire, che succederà ora? Se parto, inevitabilmente, Claudio si dimenticherà di me e non è quello che voglio. Voglio provare ancora a stare con lui, alle sue condizioni, non importa. Non importa se dovrò nascondermi o se non mi dirà mai più "ti amo" ma non voglio perderlo.

"Ho paura" – riesco a sussurrare con un filo di voce – "ho paura che finisca tutto, ho paura di doverti lasciare e so che sarebbe per sempre".

"Ascoltami Alice, appena arriviamo in Istituto accertati che quelle richieste non siano state inviate e chiedi a Paul di non farlo. Non lasciarmi solo, ti prego!"

Vorrei riuscire a smettere di piangere ma non ci riesco, non riesco a non pensare che quelle maledette richieste di trasferimento siano già state inoltrate. Devo andare al più presto in Istituto, aspettare il Supremo e sperare che per qualunque motivo si sia dimenticato di esaudire la mia richiesta. Passo prima da casa, faccio una doccia e, senza neanche fare colazione, mi dirigo verso il Sacro Tempio delle Umiliazioni. Salgo di corsa le scale esterne e, senza neanche passare nella stanza degli specializzandi, sono già davanti all'ufficio di Malcomess. Sto per bussare ma sento delle voci. Riconosco il Supremo e la Wally che discutono. Non vorrei ascoltare ma la Wally mi sembra un pochino alterata, alza la voce e capisco che stanno parlando di me ...

"Ma come ancora non l'hai fatto? Era un modo elegante per liberarci di lei. Qui ha già fatto troppi danni, senza contare il fatto che studia poco o niente, non porta a termine i compiti che le affido e quando lo fa è sempre, perennemente, in ritardo. Paul, la Allevi è senza ombra di dubbio la peggiore specializzanda che sia mai capitata in questo Istituto. Abbiamo un'occasione d'oro per liberarci di lei e tu ancora ci stai pensando?"

Questa donna mi odia, non c'è altra spiegazione. Sta usando parole che sembrano pesanti come macigni. Vorrei sprofondare. Vorrei non aver mai messo piede qui dentro. Le lacrime cominciano di nuovo a solcarmi le guance quando sento la risposta del Supremo ...

"Mi sembra che tu stia esagerando, Valeria. È vero, la dottoressa Allevi è un po' distratta, a volte, ma non puoi dire che sia un'incapace. Nonostante sia solo al secondo anno è quasi in grado di condurre un'autopsia da sola, è intuitiva e gli articoli che scrive sono sempre molto ben strutturati. E poi anche Conforti è ..."

Quando la Wally sente il nome di Claudio va su tutte le furie.

"Ecco, lo sapevo. È stato lui a chiederti di non sbatterla fuori di qui? Non lo riconosco più. Da quando è arrivata la Allevi sembra non essere più lo stesso. Si è ammorbidito troppo, specialmente con lei. La copre quando sbaglia e sono sicura che dietro i suoi articoli così ben scritti ci sia proprio lui. Sai, Direttore, non credo che la Allevi, da sola, sia capace di scrivere in quel modo".

Mentre sono immobile fuori dall'ufficio del Supremo arriva Claudio che mi trova in uno stato pietoso, tremo e ho le lacrime agli occhi. Ho sempre saputo che la Wally non mi apprezza particolarmente ma che addirittura mi considerasse così incapace e meschina non l'avevo messo in conto.

"Claudio, forse è meglio che io vada davvero via di qua".

"Ma che stai dicendo? Ti ha dato di volta il cervello, Alice?"

"Sono seria, involontariamente, ho sentito il Supremo e la Wally discutere e ho capito che se resto qui, quella donna mi renderà la vita impossibile. Mi odia e crede che le ricerche che mi assegna non le scriva io bensì tu. Mi spieghi cosa ci resto a fare qui?"

Vedo la rabbia sul viso di CC. Mi prende per mano, bussa alla porta e io mi sento morire. Appena il Supremo da il permesso di entrare ci troviamo di fronte a lui e alla Wally (ovviamente Claudio ha lasciato la mia mano) e CC prende la parola ...

"Direttore, la dottoressa Allevi e io ci chiedevamo se avessi già inviato le sue richieste di trasferimento. C'è stato un cambio di programma" – dice rivolto a me sorridendo – "la dottoressa non è più intenzionata a lasciare la città, dunque, non ha più senso che lasci l'Istituto".

"Ma lei è impazzita, Allevi? Pensa di poter fare come le pare? Il Direttore non ha tempo da perdere dietro i suoi cambi di programma. Adesso farà le sue valigie e andrà dove l'accetteranno ... se l'accetteranno".

Ma cosa ho fatto di male per meritare tanto odio?

"Valeria, con tutto il rispetto" – interviene Claudio – "la dottoressa aveva un valido motivo per lasciare la città. Ora, questo motivo non c'è più e mi dispiacerebbe perdere un elemento valido come lei".

"Conforti, ma ti ha dato di volta il cervello? Allevi un elemento valido?"

Voglio morire. Questa donna sa scatenare in me le peggiori sensazioni e vederla così impegnata a disprezzarmi mi fa piombare in uno stato d'ansia terribile. Mi renderà la vita impossibile, lo so!

"Professoressa Boschi, adesso basta" – interviene il Supremo – "fortunatamente ancora non ho inviato quelle richieste di trasferimento. Dottoressa Allevi, si consideri ancora una nostra specializzanda a tutti gli effetti. Ora vada ad indossare il suo camice e si metta al lavoro".

"Grazie professore" – sono le uniche parole che riesco a pronunciare.

Sono felice, felice perché posso restare a Roma, felice perché Claudio si è esposto per me, felice perché il Supremo ha zittito quella strega. Ora so che, anche se non mi dirà mai più "ti amo", potrò sempre contare su di lui.

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