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Mattia seguì il moro fuori dall'edificio, lungo il vialetto d'uscita, al di là dell'asilo che stava li accanto, e poi al parcheggio, dove Christian aveva lasciato l'auto quel pomeriggio.

"Eccoci arrivati al Ferrari" gli disse quello, ridacchiando. In realtà aveva un'auto di seconda mano, acquistata giusto l'anno prima dai genitori, quando aveva preso la patente, ma a lui non importava, perché infondo non era un catorcio e lo portava ovunque dovesse andare quindi era perfetta.

Inoltre, sapeva bene quanti sacrifici i genitori facessero per lui e Alexia e per permettere loro di ballare a livelli internazionali. Almeno due o tre volte l'anno andavano in Belgio, o in Spagna, per accompagnarli ai corsi, ai master e alle lezioni di coreografi internazionali.

Lamentarsi per l'auto non era proprio nei suoi pensieri, e anzi li ringraziava per avergli fatto quell'enorme regalo.

Mattia sembrava dello stesso avviso, mentre apriva la portiera e si sedeva al lato del passeggero.

"Beh sempre meglio che dover girare in bicicletta" rise un po', ma non di lui. "Sto scherzando, comunque. So bene quanti sacrifici devi fare per la danza. Sono gli stessi che ho sempre dovuto fare io. E io ci aggiungo pure il costo dei costumi per le competizioni, che ti assicuro non è poco" sospirò il biondo.

"Sì, in effetti non ve la passate gran bene nemmeno voi latinisti" Christian mise in moto e, a corto di idee migliori, si diresse all'unico bar della zona, dove sapeva che avrebbero potuto fare aperitivo e mangiare qualcosa.

Per i tre minuti che impiegarono a raggiungere il posto Mattia non tacque un attimo. Raccontò a Christian della tragica esperienza di volo per arrivare a Bergamo, delle hostess assolutamente bellissime che lo avevano accolto allo sbarco, di quella che per poco avrebbe potuto portarsi a casa se solo gliel'avesse chiesto.

Gli raccontò di non aver nemmeno potuto fare una doccia, prima di andare alla prima lezione, quel pomeriggio.

"Probabilmente puzzo, lercio come sono" sbuffò alla fine.

Christian lo guardò sorridendo e lo tranquillizzò. "Non sento alcuna puzza, anzi mi arriva un profumo fresco. Forse sei una di quelle persone che non puzzano mai" ridacchiò, allungando una mano dietro il sedile perché aveva visto il ragazzo sbuffare, e continuare ad annusare le ascelle, in ansia.

Gli cacciò in mano un banalissimo deodorante e, quando l'altro lo guardò alzando un sopracciglio, alzò le spalle. "Non mi sto rimangiando quello che ho detto: non puzzi affatto, ma riconosco l'ansia quando la vedo. Quindi se ti fa stare più tranquillo, puoi spruzzarti il deodorante. Così ti puoi rilassare di nuovo"

Mattia lo guardò ancora un istante e poi abbassò il viso arrossato, ringraziandolo.

In quel momento Christian rallentò l'auto, entrando in un parcheggio, già affollato per l'aperitivo delle sei. Mentre scendevano dall'auto, il moro guardò il biondo e gli venne l'idea del secolo: "Come te la cavi con il tiro a freccette?"

"Sono una bestia, fratè" rise lui, già piuttosto a suo agio con il ragazzo. Ad Anna era sembrato che avrebbero dovuto scannarsi prima di sera, e invece forse lì aveva trovato il suo primo nuovo amico. Forse sua madre non aveva più ragione di preoccuparsi per lui.

Christian aprì la porta del pub, facendo passare prima il biondino, e richiudendosela alle spalle. Raggiunsero il bancone e mentre lui ordinava un tè alla pesca e le freccette, Mattia chiese un tè al limone, lasciandolo a dir poco sconvolto.

"Oh, ma andiamo! Frà il te va bevuto rigorosamente alla pesca, che minchia è quello?" disse, indicando la lattina gialla che la cameriera gli aveva appena messo davanti.

Sotto il cielo di BergamoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora