13.

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Fu la notte più lunga della sua vita. Mattia si rigirava nel letto del suo appartamento senza riuscire a trovare pace. Ogni volta che chiudeva gli occhi sentiva le labbra di Christian sulle sue.

Dio, si sentiva così stupido. Era stato un bacetto durato mezzo secondo, a scopo di presa in giro. Non aveva alcun significato e non era durato abbastanza perché uno potesse farcisi i castelli in aria al riguardo.

Il cuore di Mattia però non voleva capirlo, e il suo cervello ancora meno.

Passava in rassegna la morbidezza delle labbra del moro, il sapore di limone che si era portato fino a casa. Il discorso che aveva fatto sul gin lemon, poi.

Berlo perché lui beveva solo cose al limone. Assurdo.

Si girò ancora e ancora, e alla fine se lo immaginò di nuovo vestito come al mattino, con quei jeans strappati e la maglia nera, mentre lo appoggiava al muro e lo baciava.

Stavolta lo baciava sul serio, per un tempo infinito. Ben presto si ritrovò eccitato.

A quel punto decise di alzarsi e bere dell'acqua; non voleva proprio ridursi a masturbarsi ogni sera sul ricordo di quel ragazzo.

Aprì il frigo mentre il telefono gli segnalava l'arrivo di un messaggio di Serena.

- Per la cronaca, Christian non è solito nemmeno dare bacini a nessuno –

La riccia evidentemente lo voleva morto. Decise che invece dell'acqua aveva bisogno di qualcosa di freddo per calmare i bollenti spiriti, così afferrò il giubbotto pesante e, ancora vestito della sola tuta uscì in strada a passeggiare.

Camminò e camminò, cercando di calmare i suoi pensieri su Christian. Non poteva permettersi di fantasticare su di lui. Innanzitutto, amava Nunzio, amava il modo in cui lo baciava e il modo in cui si prendeva cura di lui quando erano insieme. E poi lo conosceva da tutta la vita, non avrebbe potuto dimenticarlo e basta.

E poi ora era cambiato. Quando a fine agosto avevano litigato, Nunzio era un'altra persona.

Mattia ricordava perfettamente quella volta che stava per baciarlo, durante l'addio al celibato del fratello Saverio e lui si era spostato.

"Non voglio che qualcuno ci veda" gli aveva detto. Mattia aveva alzato un sopracciglio perché proprio non capiva. Sua madre e la sua famiglia sapevano perfettamente che stava con il riccio, quindi perché nascondersi?

Glielo aveva detto, nel tentativo di rassicurarlo, ma la reazione di Nunzio non era stata quella prevista. Si era staccato da lui di colpo, quasi stesse bruciando per il contatto.

"Perché sei andato a dirglielo? Madò Matti, non è una cosa che la gente deve sapere, cazzo!" si era arrabbiato moltissimo e, quando si era reso conto che il biondino non capiva, gli aveva detto una cosa di una cattiveria inaudita.

"Lo sai benissimo anche tu che nel nostro mondo, nel mondo della danza, non c'è spazio per chi è come noi. Se qualcuno scoprisse che siamo gay – che ci amiamo – nessuno vorrà mai più lavorare con noi. Non capisci mai niente tu vero?" se n'era andato senza attendere che rispondesse.

Quando ne aveva parlato con sua madre, in lacrime, dopo la festa, lei gli aveva accarezzato i capelli dolcemente e gli aveva detto che non avrebbe mai dovuto farsi trattare così. Sicuramente il discorso di Nunzio non faceva una piega – lo sapevano entrambi molto bene – ma non c'era niente di male in quello che faceva. E nessuno, nel loro mondo, avrebbe potuto dire niente se lui avesse ballato come una stella.

"Tu sei un principe, amore mio. Se fai vedere chi sei e quanto vali, la gente se ne infischierà di capire se sei gay o etero" gli aveva stampato un bacio sulla guancia e lo aveva lasciato riposare.

Sotto il cielo di BergamoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora