capitolo 13

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                        Dylan's Pov

Dopo essere stato chiamato da Mary di urgenza per andarla a recuperare, andai subito a bussare ai vicini, anche se era molto tardi.
Se non fosse stata un emergenza non lo avrei mai fatto ma non sapevo cos'altro fare.
Gli chiesi per favore se potevano badare a Niky per un po', fino al mio ritorno a casa.
La signora che abitava accanto a noi, una donna Intorno ai sessant'anni, molto dolce e amorevole, fu molto disponibile e gentile.
Mi assicurai che Niky dormiva ed uscii di casa per prendere la jeep.
Misi in moto e guidai più in fretta che potevo.
Superai più semafori con il rosso ma non potevo temporeggiare.
Arrivai davanti al locale che mi era stato indicato ma all'esterno non vedevo nessuno.
Durante la chiamata non si sentivano rumori di musica quindi doveva trovarsi per forza all'esterno.
Camminai davanti al locale, girai l'angolo a sinistra e non c'era nessuno.
Andia anche dietro l'angolo di sinistra e fu lì che trovai mia moglie seduta per terra che tremava con la testa tra le mani.
Non appena la vidi mi sentii un nodo in gola.
Mi abbassai verso di lei e notai che era sporca di sangue.
Che cazzo era successo!?
Tremava e piangeva.
La strinsi forte a me e, al tocco della sua testa sul mio petto, inizió a singhiozzare più forte.

Dylan:<amore che cos'è è successo?
Chi è stato?>

Non parlava, continuava solo a piangere incessantemente.
Non avevo mai visto mia moglie ridotta in quel modo.
Provai a prendergli le mani per scoprirle il viso, così da vedere se fosse ferita, se il sangue che aveva addosso era il suo.
Appena le toccai le mani, le ritrasse  subito indietro spaventata.
Di me!?
Non capivo!?
Che le avevano fatto!?

Mary:<scusa, non volevo.>

Sentii ribollire una rabbia dentro di me mai provata quando Mary si  fece vedere finalmente in viso
Aveva una ferita profonda sulla fronte che non smetteva di sanguinare.
Qualcuno le aveva fatto del male e volevo solo scoprire chi fosse per picchiarlo violentemente.

Dovevo portarla subito in ospedale, la ferita era molto profonda e aveva bisogno dei punti.
La presi in braccio e la feci sedere in auto.
Per fortuna nel cofano avevo sempre con me il kit di pronto soccorso da quando era nato Niky.
Presi delle bende da lì dentro e tamponai il sangue premendo sulla ferita cosi da bloccarne la fuoriuscita.

Mary:< Dyl...>

*Aveva la voce tremante e flebile, come se non riuscisse neanche a parlare*

Dylan:<mh!?>

Mary:<Scusa.>

Di cosa si stava scusando?
Anche in quello stato stava pensando a me!?
Non sarebbe cambiata mai.
Le diedi un bacio delicato sulle labbra e mi misi al posto di guida.
Feci partire la jeep e ci avviamo verso l'ospedale si San Francisco.

Dylan:<al pronto soccorso chiederanno come ti sei ferita.
Mi vuoi dire cosa è successo prima di andare!?>

Mary:<ora non posso, te lo dirò dopo essere stati in ospedale.
Daresti di matto, e farebbero troppe domande in ospedale.
Non voglio creare ulteriori disagi alla nostra famiglia se si dovesse mettere la polizia in mezzo.>

Dylan:<amore devi dirmelo.
Ti rendi conto in che stato ti ho trovata?
Devi darmi modo di aiutarti, non fare la solita orgogliosa che vuole pensare a tutto da sola.>

Mary:<mi lascerò aiutare stavolta...
Ma dopo essere andati in ospedale.
Diremo che è stato un incidente, ero in un locale a bere con delle amiche e ho bevuto un po' troppo, così quando sono uscita a fumare una sigaretta ho perso l'equilibrio e sono andata a sbattere contro il muro>

Dylan:<per ora lascio stare, appena torniamo a casa mi dici tutto.
Non accetto scuse>

Mary:<ok..>

Arrivammo in ospedale e, dopo essere passati dal reparto accettazione, lasciai che i medici si occupassero di mia moglie.
Rimasi in sala d'attesa.
Vidi in lontananza una coppia di ragazzini, avranno avuto pressoché quindici anni.
Lei sembrava molto piena di se mentre il ragazzo accanto a lei cercava di interagire con calma con lei.
Mi scappò un sorriso vedendo quella scena, mi ricordò il primo incontro con quella che ora era mia moglie.
Era iniziato tutto così, in una sala d'attesa in ospedale.

Dopo una mezz'oretta circa, mia moglie uscì dal reparto dove era stata medicata.

Uscimmo dall'ospedale e non volevo aspettare che arrivassimo a casa per sapere cosa fosse successo quella sera.
Entrammo nella jeep e vidi Mary che fissava il vuoto avanti a se.

Dylan:<Ehi.
Allora, vuoi parlare!?>

Mary:<qui?>

Dylan:<si, sono preoccupato>

*La ragazza raccontò l'accaduto al marito*

Mary:<e poi ho chiamato subito te.
È da un po' che mi segue.
Mi telefona, si apposta fuori casa.
Pensavo di riuscire a risolvere la situazione da sola ma non ci sono riuscita.
Scusa se non ti ho detto niente prima.
Mi sento uno schifo, quello stronzo mi ha davvero messo le sue luride mani addosso.
Non pensavo si sarebbe mai spinto a tanto.>

*Vedevo mia moglie piangere e la rabbia di quello che avevo appena appreso mi stava logorando.
Ero furioso e volevo spaccare tutto.
Quel bastardo aveva davvero osato toccare mia moglie.*

Corsi verso casa senza dire alcuna parola durante quel piccolo tratto di strada che rimaneva prima di arrivare.

Frenai la macchina e dissi a mia moglie di entrare in casa.

Mary:<Dyl, ma che..>

Dylan:<per favore entra in casa, io torno presto.
C'è la vicina che sta badando Niky.>

Mary:<Dylan cosa vuoi fare?
Conosco quello sguardo.
Non fare cazzate ti prego.>

Dylan:<va da nostro figlio>

*Premetti l'acceleratore e sfrecciai via verso casa di quel bastardo*

Arrivai a destinazione e scsi dalla macchina.
Suonai il campanello e non appena si aprí la porta comparve quella sottospecie di uomo davanti a me.
Non fece in tempo a parlare che gli sferrai un pugno in faccia con tutta la forza che avevo in me, per poi voltarmi e andarmene.
Tornai alla jeep e mi sedetti.
Avevo la mano dolorante.
Cazzo se mi faceva male, non ero abituato ad alzare le mani.
E non sapevo di riuscire a metterci tutta quella forza in un pugno.

Passò qualche minuto e la rabbia era ancora tanta, dovevo sfogarla subito e decisi di fare danno.
Andai dietro il cofano e lo aprii.
Presi la mia fidata mazza da baseball e la impugnai.
Camminai fino ad un'auto sportiva di colore grigio scuro e iniziai a prenderla di mira con la mazza.
Spaccai i vetri dei finestrini e gli lasciai molti buchi sulla carrozzeria.
Dopo aver sfogato la mia rabbia sull'auto di quello stronzo, rientrai nella jeep.

Il proprietario di quell'auto, ormai distrutta, non fece in tempo ad uscire di casa, dopo aver sentito i rumori, che avevo già messo in moto ed andato via...

Il proprietario di quell'auto, ormai distrutta, non fece in tempo ad uscire di casa, dopo aver sentito i rumori, che avevo già messo in moto ed andato via

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