Quando James la trovò, Roxanne era ancora bloccata in uno stato di incoscienza.
Alcuni domestici erano scesi nell'anfiteatro per pulirlo e, vedendola pallida e spaurita sul palco, avevano subito fatto rapporto al maggiordomo. James era accorso immediatamente, le scarpe di pelle perfettamente lucidate che scivolavano veloci giù per le scale.
<<Roxanne?>> Le si avvicinò cautamente, come si fa con gli animali selvaggi e i sonnambuli, passo dopo passo, centimetro dopo centimetro. Lei non reagì alla sua presenza. Le sembrava di essere rinchiusa in una campana di vetro e tutti gli stimoli esterni le arrivavano in ritardo. <<Che è successo?>> domandò preoccupato l'uomo poggiandole una mano sulla spalla nuda.
Ebbe bisogno di qualche minuto per trovare la forza di parlare. <<Mi ha tradita di nuovo.>> La sua voce era meno che un sussurro. I suoi occhi scrutavano ancora il vuoto.
James si chinò su di lei per sentire meglio. <<Chi? Dimmi chi è stato a ridurti così, bambina.>>
Roxanne alzò lentamente lo sguardo su di lui. I suoi occhi occhi saggi la stavano già scrutando dall'alto verso il basso. <<Mio padre.>>
L'uomo strinse le labbra sottili in una linea severa. Rughe di preoccupazione gli si formarono sulla fronte e agli angoli della bocca. <<Ti porto di sopra, andiamo.>> La prese per un braccio e la tirò sù. Roxanne fece un sospiro profondo e si adeguò al suo passo tranquillo, la mano di lui poggiata sulla sua schiena per infonderle forza. <<Vedrai che si sistemerà tutto. Tu riesci sempre a trovare il modo di cavartela, non è vero?>>
Lei gli concesse un flebile sorriso. Quanto avrebbe voluto un padre come James: premuroso, genuino e leale. Si chiese cosa avesse fatto di tanto grave nella sua precedente vita per meritare una tale famiglia. <<Così sembra.>>
<<Sarà così.>> le ripetè aprendole la porta e aspettando sull'uscio che entrasse in camera sua. <<Riposati, mi raccomando. Buonanotte.>>
<<'Notte anche a te, James.>>
Il maggiordomo le rivolse un ultimo sorriso d'incoraggiamento e chiuse la porta. Roxanne si trascinò verso il letto e, senza neanche preoccuparsi di sfilarsi le scarpe, si buttò di faccia tra i cuscini. Seppellì la testa tra le piume leggere e il profumo di lavanda dell'ammorbidente e si augurò di sparire il prima possibile dalla faccia della terra.
Da qualche parte sotto il suo enorme vestito cominciò a squillare il cellulare. Grugnì. Scavò tra le sottane e ne fece emergere la sua pochette stralabbrata. Tirò fuori il telefono e accettò la chiamata senza neanche alzare il viso dal cuscino.
<<Che c'è?>> sbottò.
Qualcuno ridacchiò dall'altro capo. <<Sembra che ti faccia proprio piacere sentirmi...>>
Roxanne si tirò di scatto sui gomiti. I capelli le ricaddero scompostamente sul viso. <<Isaac?>>
<<Sembri delusa.>>
Lei fece un sorrisetto compiaciuto. <<In realtà sì. Mi aspettavo che mi chiamassi prima.>>
<<Avrei voluto. Clarke non mi si è più staccata di dosso da quando ha scoperto che sia tu che Blake siete spariti senza salutare.>>
<<Immagino. Tu che le hai detto?>>
<<Quello che avevamo concordato: che tua madre ha insistito affinché la accompagnassi a casa e che, siccome non ti andava di litigare, tu hai accettato. Resterai lì solo per qualche giorno, giusto il tempo di mettere a posto le cose e sarai di ritorno.>> recitò.
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Il cerchio del Male
ActionPRIMO VOLUME DEL CICLO DE "I CLAN" Dietro le notizie sui giornali di Detroit si cela un universo ben più complesso. Lì, durante l'arcana lotta per la sopravvivenza, vige una sola legge: sangue chiama sangue. È su questo fondamento che sono stati ere...